mercoledì 10 giugno 2009

Culla - 3 mesi in Missione a Santa Fe

ESPERIENZA di Clown CULLA di VIP BOLOGNA
3 mesi nella Missione delle Suore della Provvidenza a Santa Fe - ARGENTINA

Da dove inizio? Ho aspettato tanti giorni dopo il rientro dall’Argentina prima di scrivere le mie riflessioni su questo viaggio perché avevo bisogno di elaborare, di riassaporare a distanza le emozioni, di fissare nella mia memoria i tanti volti incontrati, i valori che io avevo lasciato che perdessero la vivacità dei colori e che la magia della gente che ho conosciuto, incrociato in due mesi mi ha permesso di riaccendere.
Sì, penso di iniziare con un grazie. Grazie a chi mi ha dato la possibilità di vivere questa esperienza, a Lisa, a Silvia, a Teresa, a MariaLuisa, a IrmaRosa, a Roberta, a tutti i miei amici che mi hanno sostenuto e al mio coraggio, alla mia voglia di vivere e di scoprire cosa c’è dall’altra parte.

Il mio cassetto dei sogni è sempre stato pieno di tanti sogni, ma l’estate scorsa ho deciso, ho sentito che era arrivata l’ora di aprirlo e di iniziare a viverli. Avevo bisogno di rivedere tante cose della mia vita, avevo bisogno di fermarmi, di ritrovare qualcosa che sentivo che avevo perso: il senso vero della vita. E’ iniziata così la ricerca difficile dell’associazione con la quale partire per una missione all’estero. Dove vado? Con chi? Quando? Dopo varie telefonate, incontri mi sono imbattuta in un’associazione religiosa che mi ha proposto il Guatemala. Ho iniziato il corso di formazione, lo studio dello spagnolo...e così all’improvviso, inaspettatamente sono iniziati i dubbi, le paure. Tutto quello che mi dicevano erano cose varie, vaghe, mi parlavano delle attività che si facevano, ma mancava un progetto. Dove mi sarei inserita? Quale sarebbe stato il risultato che avrei dovuto portare a casa? La tempistica? Tante, troppe domande, tante incertezze, nulla di definito, di chiaro. No, non potevo partire non era un viaggio che faceva per me. Ne ho parlato con la suora che mi seguiva. Mi ha ascoltato e alla fine del mio torrente di parole mi ha detto:”Apollonia, l’esperienza in missione è una esperienza di vita, un percorso non è un lavoro”. Poche parole per annullare tutti i dubbi e la magia della vita ha iniziato a fluire nelle mie vene. L’associazione del Guatemala purtroppo ha avuto dei problemi direttivi quindi ho dovuto optare per un’altra.

Sono clown dell’associazione VIP e da anni sento parlare di Solidarmondo. Da diversi anni i clown vanno presso le missioni per portare un sorriso e per insegnare la clownterapia. Però non era questa l’esperienza che volevo fare, volevo andare senza il naso. Il tempo a mia disposizione però si stava riducendo sempre di più e quindi ho deciso di chiamare Solidarmondo e propormi come Apollonia e non come Culla. Beh, è stato amore a prima vista, un colpo di fulmine. A febbraio mi aspettavano a Santa Fè.
Le emozioni dell’arrivo non riesco a descriverle. So solo che quando sono arrivata in quella che sarebbe stata la mia casa per 2 mesi e le suore mi hanno invitata a salutare il padrone di casa (in cappella) le lacrime hanno iniziato a scendere. Che emozione…il mio sogno era diventato realtà…ero davvero arrivata a Santa Fè.

Penso alla prima settimana: il mio cuore temevo che scoppiasse, tante troppe emozioni tutte insieme….bambini che mi saltano al collo, gente che mi sorride, che mi abbraccia, celebrazioni eucaristiche con poca gente ma curate nei dettagli, i canti, una nuova casa.
Cerco di ricordare il mio primo giorno alla casita de los chicos…la prima immagine che mi viene in mente è lo sguardo, le mani dei bimbi che prendono le mie, un bimbo che mi invita solo con i gesti a giocare a nascondino, altri che vogliono giocare a guardia e ladri…e in un attimo siamo tutti lì nel campetto a correre sotto il sole cocente ma sono felice, sono felici, mi diverto, si divertono, rido, ridono, sono una di loro e loro sono già tutti dentro nel mio cuore. Guardo gli altri volontari locali. I loro sorrisi mi catturano, il loro tempi naturali nel fare le cose, la loro capacità di ascoltare senza fretta, i loro momenti di divertimento, la condivisione di risate e mate, la loro semplicità.
Questa loro essenza, questo modo di vivere mi ha permesso di offrire tutto quello che avevo senza nessuna ansia, già la mia presenza era per loro un aiuto, una gioia e io ero felice.

Ho giocato con i bimbi, ho insegnato a usare il computer, ho ascoltato con loro la musica….io che sono cresciuta con l’idea dell’utilità in ogni occasione di avere un progetto, una tempistica, una metodologia e un obiettivo ben definitivi, ero lì senza essere maestra, senza conoscere bene la lingua eppure avevo davanti a me una classe. L’amore fa miracoli, sì è proprio amore quello che ho provato…quell’amore che non vede gli ostacoli, che rende tutto naturale e che ti riempie il cuore di forza, di gioia, di allegria, di voglia di fare, di inventare, di scoprire.

Quanto mi hanno insegnato e quanto mi hanno aiutato a capire la sciocchezza dei pensieri che regnavamo nella mia mente prima di vivere questa esperienza. Ho sempre pensato che i bimbi cresciuti in situazioni di difficoltà già nascessero con un gene più forte. Il primo giorno di scuola mentre guardavo i bimbi di due anni disperati perché volevano tornare casa ho capito che ero davvero una stupida. Soffrivano come soffrono i nostri bimbi italiani, i bimbi che vivono in una famiglia che noi definiamo sana, che hanno un tetto sulla loro testa. Ero impietrita, mi chiedevo: ma allora se hanno lo stesso cuoricino dei bimbi italiani quanto dolore devono provare quando sono abbandonati, quando subiscono violenza, quanti strati di corazza devono creare per nascondere il loro profondo io? Sì, proprio quell’io, quella loro vera natura che quando lasciavano venire fuori sentivo di assistere a un miracolo. Tante volte ho nascosto le lacrime di gioia e di ringraziamento. Vedere il bullo che prende la scopa e aiuta a spazzare, che ti dà il 5 prima di andare via, che ti rimprovera perché non lo hai salutato, che ti stringe la mano e guardandogli negli occhi ti promette che si comporterà bene pur di avere un palloncino. Che dono incontrarli, stare lì con loro. Un giorno un bimbo alto quanto la mia gamba ha deciso di presentarmi la sua mamma e dopo di accompagnarmi fino a casa. Lungo la strada si sono uniti altri bimbi. Lungo il percorso abbiamo fatto gare di salto (su di un cumulo di sabbia), di corsa, chiacchierato …a un certo punto li ho guardati ero circondata da queste baby guardie e mi sono sentita la donna più fortunata, più bella, più sicura del mondo.

E che dire della mia mamma e delle mie sorelle suore. La chiarezza, la libertà, il rispetto, la pazienza, la condivisione delle difficoltà e delle gioie, il sostegno. Sì, il sostegno. Quando ho iniziato a conoscere le storie dei bimbi ho vissuto momenti difficili, di impotenza, di rabbia. La loro partecipazione, condivisione, semplicità, presenza mi hanno permesso di elaborare queste emozioni: no, non si può cambiare il mondo, non si possono stravolgere i comportamenti di un popolo, bisogna accompagnarlo, stare accanto alla gente e seminare, offrire un’altra prospettiva, uno spiraglio dal quale si possa vedere che un altro modo di vivere c’è. Come? Stando accanto a loro con l’amore, con il rispetto, con la gioia, con l’esempio, con l’ascolto, con le regole, con gli abbracci, con le feste, con i giochi, con le paure, con la preghiera. E’ proprio questo che tutti giorni, a qualsiasi ora fanno le suore. Le difficoltà sono infinite, le esigenze indescrivibili, la burocrazia pesante, le idee tante, i successi apparentemente pochi ma il valore di ognuno di questi inestimabile.
Cosa dire dei miei amici clown. A Santa Fè è nata un’associazione di clownterapia su stimolo dei volontari di VIP Italia che per tre anni sono stati nel barrio. Sono stata agli spettacoli con loro, in ospedale, agli allenamenti....un’altra famiglia che mi ha accolta con tutti i miei limiti, le mie difficoltà e i miei sorrisi.

L’oratorio degli anziani. Che luogo magico. Come clown tante volte dico che il successo della magia è dovuto alla persona, all’ambiente e alla parola magica… ma lì durante la via crucis, le celebrazioni nella cappella, durante la visita alle famiglie non serviva nessuna parola magica. Il loro cuore, la loro semplicità, la loro fede erano la polverina magica e il risultato era una gioia grande nel mio cuore, una profonda gratitudine. Che magia! La migliore magia della mia ‘carriera’!

A mano a mano che si avvicinava la data della partenza ho iniziato ad avere un po’ di tristezza ma soprattutto di paura. Paura di dimenticare quanto vissuto, di non essere testimone di quello che c’è a Santa Fè, di lasciarmi travolgere ancora una volta dal vortice della vita occidentale. Mi sono affidata, ho lasciato che la forza, l’energia della terra argentina del suo popolo, la serenità e l’amore delle suore, entrasse dentro di me, fino alla fine….e piano piano ho sentito la carica, la voglia di tornare in Italia. Sì ero pronta!
Ora sono qui in Italia ma una buona parte del mio cuore è lì e spero che tutti, i bimbi, le suore, le mamme, i papà, gli anziani riescano a sentirlo. Mi mancano.