Visualizzazione post con etichetta Missione Guatemala 2006. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Missione Guatemala 2006. Mostra tutti i post

giovedì 29 maggio 2008

Diario Missione in Guatemala - 2008

Eccoci finalmente in Guatemala, siamo stanchissimi per il lungo viaggio ma contenti di essere qui e sapere che domani si comincerà subito alla grande.
Il viaggio è stato ricco di incontri simpatici e di peripezie che possono accadere davvero solo quando si è clown.
L’incontro da ricordare assolutamente è quello con l’avvocato milanese che si è incuriosito a noi fin da subito dimostrandosi davvero positivo e simpatico, nonostante Sciocolà gli avesse quasi distrutto il trolley…
E poi che dire di Ruvido che fino all’arrivo a Torino con il pulmino era convinto che saremmo partiti da Milano.
Il gruppo è stracarico e l’accoglienza di Hariett, la nostra referente, è stata calorosissima e durante il viaggio di 2 ore da Guatemala City a Parramos, dove c’è l’orfanotrofio che ci ospita, abbiamo potuto iniziare a mettere in moto il nostro spagnolo.
E’ stato comico vedere Spatagnau seduto davanti che conversava in spagnolo con l’autista quando nemmeno 24 ore prima stava chiacchierando in piemontese con l’autista che ci ha accompagnato all’aeroporto di Torino.
Adesso siamo sistemati in 2 casette diverse: in una ci sono Eilà!, Ruvido e Spatagnau e nell’altra Chin, Fluke, Sciocolà e Zigulìx .
Prima di andare a dormire abbiamo programmato la giornata di domani visto che la sveglia sarà alle 6 per incontrare alle 7 Hariett che ci confermerà la programmazione dei 10 giorni.
Da domani si parte con l’avventura, sono sicuro che sarà eccezionale…

13 FEBBRAIO 2008

Ci si aspettava che molti si sarebbero svegliati durante la notte per via del fuso orario ed invece la maggior parte di noi ha ronfato fino all’ultimo minuto.
Ci siamo riuniti tutti in un’unica casetta per fare colazione e per poter incontrare Hariett, aspettando che arrivasse abbiamo iniziato a constatare il livello di presa di coscienza dell’essere in Guatemala.
Hariett è arrivata puntualissima e con lei è venuto anche Baudile, l’autista che ci accompagnerà in questi giorni nei vari villaggi e strutture.
Il programma è molto intenso e non ci sono rilevanti differenze rispetto a quello che ci aveva inviato via mail.
Alle 8 siamo partiti per andare al “Colegio Cristiano los Brazos de Jesus ONG”, ad attenderci c’erano 240 bambini circa: come inizio non c’è male.
Erano tutti riuniti nella palestra esterna con la pettorina blu e sono davvero tantissimi e sorridenti; appena ci vedono ci sorridono e salutano.
Visto il numero dei bambini abbiamo iniziato con alcuni bans e canti, dopodiché li abbiamo fatti sedere e abbiamo proposto uno spettacolo che ha scatenato risa a non finire.
Prima di salutarli abbiamo regalato ad ogni bambino un peluche (ne abbiamo portati un bel po’ dall’Italia).
Tanti bambini venivano a farci vedere il peluche ricevuto e con un grande sorriso o un abbraccio ci salutavano.
Arrivato il momento di andare via abbiamo salutato i responsabili della struttura congedandoci con qualche magia e foto.
Dalla condivisione a caldo sul pulmino è emersa la difficoltà a gestire un gruppo così grande, ma nonostante questo il risultato è stato positivissimo.
Dopo ci siamo diretti verso la Maxi Bodega (supermercato) di Chimaltenango per comprare un po’ di cibarie per i giorni a venire.
Spatagnau e Ruvido sono andati ad acquistare la scheda telefonica per poterci far chiamare dall’Italia, gli altri sono invece andati a far la spesa con una conclusione tra il tragico e il comico: a causa nostra si è creato un intasamento alla cassa, infatti non ci bastavano i soldi che avevamo portato dietro e quindi abbiamo dovuto togliere un bel po’ di roba dal carrello e aspettare che arrivasse Spat con gli altri soldi, ma per come eravamo vestiti la situazione è stata apprezzata dagli altri clienti del supermercato.
Come ben sapevamo i tempi guatemaltechi sono molto dilatati ed infatti l’attesa di Spat nel centro di telefonia è stata interminabile. Le ore di attesa sono state però spese bene improvvisando gag all’ingresso del centro commerciale, inseguendo in fila indiana i clienti e facendo foto invisibili insieme alle persone divertite.
Ma dopo un bel po’ finalmente sbuca il nostro clown dal negozio di telefonia e così possiamo tornare all’orfanotrofio per il primo pranzo con i bambini.
Raggiunto NPH abbiamo scaricato spesa e valigie nell’appartamento e siamo andati al Comedor (salone per il pranzo) dove c’erano già alcuni gruppi di bambini implotonati.
Prima di entrare nel salone tio Wilson ci ha presentato ai bambini e ragazzi che ci hanno accolto con un forte applauso.
Il pranzo è stato molto buono, almeno per i miei gusti.
Dopo il pranzo siamo stati in casetta e alle 15 siamo andati dai Bebes (i bambini più piccolì, praticamente il nostro asilo) nel Salone Montessori.
Appena ci hanno visto arrivare ci sono corsi incontro e mi ha fatto piacere rivedere tutti i bimbi dell’anno scorso così sorridenti.
Le ore sono volate fra giochi, canti, pupazzi, magie e lo stupore e le risate dei bambini e dei “maestri”. Ogni pretesto era buono per fare qualcosa e tutto è risultato facile e naturale.
Dopo una cena alquanto particolare abbiamo che faticato a mandare giù anche io e Ruvido (noti mangiatori di ogni cosa) siamo andati in casetta per la condivisione.
Le condivisioni sono state tutte più che positive, le uniche difficoltà riscontrate sono state la così nominata “Ansia da buco” e i tempi poco coordinati dei servizi.
E’ stata definita l’ansia da buco, l’insofferenza da parte di qualcuno nei confronti dei tempi morti che si creano fra una cosa e l’altra.
In seguito a queste considerazioni abbiamo deciso di irrigidire ulteriormente la scaletta dei servizi per permettere a tutti di intervenire in maniera più tranquilla e omogenea nel servizio anche se a discapito un pò dell’improvvisazione individuale.



14 FEBBRAIO 2008

Oggi qui è la festa del Cariño (affetto), un po’ il nostro San Valentino e siamo stati presso la struttura “Hogar Madre Ana” dove ci sono bambini e ragazzi con l’HIV.
Appena arrivati ci siamo sistemati nel salone e dopo poco hanno iniziato ad arrivare i bimbi.
Durante il servizio c’è stata la scoperta di Fluke come zebra, il debutto di Ruvido e Sciocolà nella gag “meccanismo umano” a base di giocoleria che ha spopolato e le suore che si sono lanciate e ci hanno dato una gran mano nel coinvolgere tutti.
Dopo di noi erano stati previsto dei giochi apposta per la festa del cariño a cui abbiamo assistito per un po’ prima di andare via.
Tornati a NPH abbiamo appreso la notizia che fra qualche giorno saremmo andati all’ospedale di Guatemala City dove forse ci sarà la stampa e la televisione.
Per liberare un pomeriggio per poter andare a Guatemala City oggi pomeriggio abbiamo fatto servizio con due gruppi insieme e più precisamente la Seccion de Angeles (bimbe) e la Seccion de San Jose (bimbi).
Qui l’entusiasmo è arrivato alle stelle, i bambini hanno riso a crepapelle e molti di loro sono stati protagonisti come sceneggiatura delle nostre gag e magie e si sono lasciati prendere dai nostri balli e dalla canzone dei Righeira “Vamos a la Playa” che qui in Guatemala è conosciuta è sta diventando il nostro tormentone.
Dopo il nostro servizio Ivonne (una volontaria spagnola) ci ha portato a fare un giro all’interno dell’orfanotrofio presentandoci i vari progetti; con lei siamo andati anche dagli especiales (i ragazzi e bimbi con disabilità) e nel nostro percorso all’aperto siamo stati seguiti da un folto gruppo di ragazzi che impazzivano per il kazoo che volevano suonare ad ogni costo mentre alcuni di loro imitavano i balli di Michael Jackson.
Oggi è stato anche il giorno in cui tutti i clown sono stati riuniti in un unico appartamento visto che si sono liberate delle stanze, per la gioia di Mr. Ugo un volontario americano che era costretto a sorbirsi le nostre riunioni.
La sera durante la condivisione si sono constatati un miglioramento dell’organizzazione e più complicità fra i componenti nel gruppo.8
Inoltre abbiamo preparato la giornata seguente e provato delle gag nuove da aggiungere alle molte già presenti in modo da rendere più vari i nostri servizi e magari aggiungere o sostituire qualcosa allo spettacolo che ci aspetta ad Antigua.

15 FEBBRAIO 2008

Oggi siamo stati in una struttura che sembra un paradiso in miniatura.
Appena arrivati abbiamo avuto una gran bella sorpresa: file e file di sedie disposte davanti ad un palco gigante, ebbene sì senza alcun preavviso oggi il servizio è stato uno spettacolo, così abbiamo avuto modo di fare una bella prova generale prima dello spettacolo di domenica al teatro di Antigua.
La struttura è un centro diurno costruito dove prima c’era una discarica, colui che ha voluto costruire il centro si è visto deridere dalle persone che non credevano possibile costruire qualcosa
in quella zona. Ma contro ogni previsione adesso c’è questo paradiso chiamato “Soñadora”, davvero un posto da sogno dove le famiglie povere possono lasciare i figli e ricevere il cibo donato all’associazione.
Tornando al nostro spettacolo che dire? E’ andato alla grande, siamo stati davvero fenomenali, la gente ha apprezzato e Hariett si è complimentata con noi con ogni sorta di aggettivo spagnolo.
Prima di andare via il direttore ci ha fatto fare un giro per tutta la struttura portandoci anche nella zona di preghiera, una piccola grotta fresca e silenziosa dove le persone di ogni religione possono andare a pregare il loro Dio.
Dopo la consueta foto fuori dalla struttura (la facciamo sempre) siamo ripartiti per tornare alla “base” dove nel pomeriggio ci aspettavano le ragazze della Seccion Israelitas.
Vista l’età più alta all’interno della sezione abbiamo deciso di inserire alcune attività in cui coinvolgere in prima persona le ragazze; le abbiamo proposto un’attività sulle emozioni durante la quale hanno trovato molte difficoltà ma che le ha coinvolte molto.
E’ stato un servizio emozionante.
Questa sera la condivisione si è trasformata in una discussione molto animata, iniziano ad uscire fuori delle difficoltà che ho cercato di risolvere con il gruppo.
Il problema principale è la difficoltà da parte di uno di noi di inserirsi e proporsi durante il servizio, ma è anche vero che programmare dall’inizio un servizio senza considerare che ci possano essere delle variazioni in corso non risulta possibile.
Cercheremo di organizzare le giornate in modo che tutti possano essere coinvolti allo stesso modo, anche se in questo caso penso che sia importante che ognuno di noi cerchi di comprendere che la cosa fondamentale è il risultato finale e che è inevitabile che chi è più propenso a lanciarsi e a cogliere gli spunti che nascono durante il servizio continuerà a farlo.
Ho invitato il gruppo a ricercare più ascolto ed empatia durante i servizi.
Ora si va a nanna.

16 FEBBRAIO 2008

Questa mattina siamo andati insieme a tio Ismaar a fare spesa per NPH con i soldi che ci sono stati dati in Italia appositamente per i bambini. Abbiamo comprato creme idratanti e i tessuti per i pigiami dei più piccoli che erano fra le cose più necessarie al momento.
Appena tornati in NPH abbiamo preso le valigie e il necessario per la giornata.
Oggi è stato il momento del villaggio di San Andreas de Itzapa, dove siamo venuti un po’ più a contatto con la realtà e con la povertà dilagante di queste zone.
Io e Spatagnau l’anno scorso eravamo già stati qui ed era stato avviato un progetto di scolarizzazione e visto che ci sarebbero alcune persone disposte a finanziare il progetto dall’Italia siamo venuti a riparlare con i responsabili dello stesso per avere informazioni e dati e per comunicare questa possibilità.
Dopo aver parlato con i responsabili del progetto siamo stati accompagnati per un giro nel villaggio e abbiamo avuto modo di visitare case di fango al limite dell’abitabilità. In una di esse, e più precisamente in una cucina piena di fumo, una signora stava preparando le tradizionali tortillas e alcuni di noi si sono cimentati, senza alcun risultato, nella preparazione.
L’accoglienza è stata, come già l’anno scorso, incredibile; abbiamo fatto pranzo con loro e nel pomeriggio abbiamo proposto il nostro spettacolo e le attività ai bimbi del villaggio che hanno contraccambiato con balli e canti popolari.
Indimenticabile il momento in cui alcuni bambini ci hanno cantato una canzone in italiano, ci siamo emozionati tutti e a qualcuno di noi è scesa qualche lacrima. Pelle d’oca!!
Siamo stati grandiosi, Spatagnau nonostante fosse febbricitante si è rovesciato l’acqua in testa al termine della gag dell’acqua che scompare e durante la gag della mosca rivisitata i bambini stavano piangendo dal ridere, qui ogni minima cosa fa prendere bene e penso ai bambini incontentabili che ci sono da noi e mi viene da rifletterci su.
E cosa dire di Zigulìx che quando ha dovuto cantare in italiano il ban “Pollo Giovanni” non si ricordava più la sua lingua nativa e ha fatto una tradizione dallo spagnolo all’italiano assurda, e poi quanto è stato bello l’abbraccio collettivo e il girotondo cantato in italiano dai bambini.
Quando abbiamo regalato il peluche mi ha fatto effetto vedere come delle mamme se ne accaparravano a più non posso lasciando alcuni bambini senza; durante quella scena ho capito quando i responsabili del progetto ci parlavano dell’ignoranza degli adulti e del perché uno dei loro obiettivi era quello di cambiare la mentalità e l’incapacità di gestirsi e saper sfruttare le risorse anche se minime nel miglior modo.
Dopo i vari abbracci prima di andare via il mio cuore stava scoppiando e, vedendone i volti, penso che fosse così anche per gli altri clown. Che emozioni…
Il nostro autista sapendo che c’era lo spettacolo e avendoci visto all’azione i giorni scorsi era andato a prendere moglie e figli, prima di ripartire abbiamo fatto la foto con loro e durante il viaggio Baudile ci ha fatto ascoltare un po’ di Eros Ramazzotti in spagnolo.
Incredibile ma vero nessuno dei clown è andato a cercare il pelo nell’uovo nel nostro servizio e la condivisione è stata molto tranquilla e positiva.
In serata abbiamo preparato la scaletta per lo spettacolo di domani ad Antigua e abbiamo assistito alla sensazionale abilità “prestidigitativa” di Zigulìx (si fa per ridere).
Il clima sembra più sereno, la discussione di ieri sera sembra aver portato dei frutti, speriamo continui così.
Fluke si è innamorata del mio pupazzo e ha deciso di portarlo a dormire con lei.
E ora a nanna.

17 FEBBRAIO 2008

Oggi è stato il giorno dello spettacolo nel teatro di Antigua del centro culturale “El Sitio” e anche questa giornata non ci ha risparmiato momenti indimenticabili pieni di comicità e sorprese, a partire dall’arrivo al teatro scoprendo che il nostro spettacolo, a differenza dell’altro anno, non è stato pubblicizzato a causa di disguidi organizzativi. Di conseguenza l’affluenza prevista era vicina allo zero e allora, in base al detto se Maometto non va la montagna allora la montagna va da Maometto, ci siamo recati al parco centrale di Antigua per promuovere il nostro spettacolo.
E’ stato divertente, appena arrivati al parco siamo stati circondati da decine di persone incuriosite, alcune di loro ci hanno seguito fino al teatro raccogliendo l’invito allo spettacolo e così i posti a sedere si sono riempiti e abbiamo potuto esibirci di fronte ad un discreto pubblico.
Non sarebbe stato male fare lo spettacolo nel parco, sopra la fontana, ma il dovere chiamava.
Lo spettacolo è stato il frutto dei mesi di formazione ed è stata la prova di come il gruppo abbia lavorato bene. Avere questo spettacolo è stato per noi il raggiungimento di un grande obiettivo.
Ed è stato un successo, siamo stati eccezionali.
Dopo lo spettacolo abbiamo deciso di rimanere ad Antigua per un pomeriggio e una serata di svago, ce li siamo meritati.
Che colori ci sono ad Antigua, abbiamo girato per il mercato dove abbiamo acquistato ricordini e regali per amici e parenti e abbiamo intrattenuto con gag e giochi le persone.
La gente ci indicava, ci sorrideva, chiedeva che facessimo qualcosa e allora giù di magie e gag.
E poi ci siamo sperimentati nella contrattazione al mercato, Sciocolà è andata alla grande mentre invece per Fluke era più forte di lei, proprio non riusciva a farsi tirare giù i prezzi.
Spat oggi è stato male ed in serata l’abbiamo raggiunto a casa di Hariett, dopo essere stati un po’ da lei siamo andati in centro per prendere un taxi che ci riportasse a NPH.
Ed anche qui non potevano finire le sorprese, in 9 su un taxi che toccava con la marmitta a terra e guidato da Santos che andava ai 20 km/h per non sfasciare il fondo. Però alla fine siamo arrivati sani e salvi e dopo una breve condivisione ce ne siamo andati a letto stanchi ma felici.
Domani la sveglia è prestissimo e dobbiamo essere pieni di energia.
Buonanotte.

18 FEBBRAIO 2008

Questa mattina la partenza è stata per le 6, infatti per raggiungere il posto del servizio di oggi ci sono volute più di 2 ore.
Ma dopo tutto questo viaggio abbiamo raggiunto un luogo inconcepibile per noi prima d’ora; una scuola immersa nella giungla.
Per raggiungere il villaggio abbiamo dovuto percorrere strade sterrate nella foresta e superare corsi d’acqua nei quali il furgone s’immergeva come una barca di metallo. Mi sentivo in un’avventura di Indiana Jones e davanti a noi c’era una macchina della polizia turistica che ci faceva strada; Hariett aveva avvisato la polizia per evitarci spiacevoli inconvenienti visto il posto in cui saremmo dovuti andare e in cambio del pranzo si sono offerti di accompagnarci.
Dopo essere arrivati iniziano a spuntare da dietro ogni albero e da tutti i lati centinaia di bambini che subito si rivelano un po’ diffidenti nei nostri confronti, d’altronde non capita tutti i giorni per loro di vedere persone estranee quindi immagino cosa possano aver pensato nel vedere dei clown che arrivavano nei pressi della loro scuola.
Per l’occasione c’era anche una signora che vendeva dolci che consistevano in metà arancia infilzata in uno stecco e ricoperta di caramello oppure frutta ricoperta di cioccolato.
Nonostante la diffidenza iniziale i bambini si sono lasciati andare in fragorose risate, erano davvero in tanti ed inquietante era la presenza di un bambino che ci guardava con in mano il machete, abbastanza insolita come scena. Ma non qui.
Quando è arrivato il momento di salutare tutti e tornare a “casa” si presenta puntuale un’altra sorpresa: la gomma posteriore destra del furgone è forata!
Che strano, eppure tutte le strade che abbiamo fatto erano asfaltatissime, ah ah!
Ma come spesso accade, non tutto il male vien per nuocere (a parte per Baudile che è rimasto ore ed ore per cambiare la gomma visto che non riusciva a tirar via un bullone incastrato) e abbiamo approfittato di questa sosta forzata per stare ancora con i bambini; ci hanno portato a spasso per il loro villaggio e davanti ai nostri occhi si presentavano stradine, viuzze e casette proprio come un nostro paese con l’unica differenza che la maggior parte erano immerse nella foresta.
Giunti al campetto di calcio ci siamo disposti in cerchio e fatto il gioco delle presentazioni; dopo alcuni giochi proposti da noi i bambini ci hanno fatto fare un gioco che nessuno di noi ha capito ma una cosa è stata chiara Spatagnau e Zigulìx hanno sicuramente perso.
Ci siamo avventurati per la giungla, ai nostri occhi sembrava un paradiso vedere queste case lì immerse e circondate da alberi da frutta e piante altissime.
Ritornati dove avevamo lasciato il furgone abbiamo constatato con gioia che il furgone si muoveva di nuovo sulle quattro ruote; Baudile è riuscito nell’impresa e così dopo aver salutato a malincuore i bimbi ci siamo avviati per il ritorno sempre scortati dal pick up della polizia che con le sue quattroruote andava avanti senza problemi. Noi non abbiamo le quattroruote ma abbiamo l’abile Baudile che in questi giorni si è rivelato sempre puntualissimo e disponibile, un grande!
Dopo questo Camel Trophy e questa inaspettata e fantastica esperienza in un mondo a parte che difficilmente si può immaginare, siamo ritornati sulla strada in asfalto per andare a fare pranzo insieme ai poliziotti e naturalmente con Hariett e Baudile.
Siamo andati a mangiare ad Antigua in un pub libreria, un locale molto bello dove puoi andare a leggere mentre mangi o bevi qualcosa, insomma una biblioteca un po’ meno silenziosa o un pub un po’ più acculturato, mettiamola così.
Dopo il pranzo siamo ritornati a NPH dove ci aspettavano i bambini della Seccion Santiago. I bambini di questa sezione è meglio chiamarli ragazzi, infatti sono già più grandi; con loro oltre a giochi e magie per le quali vengono matti abbiamo anche fatto il salto nel vuoto, era bello vedere saltare con tanta grinta e senza paura i bambini sulle nostre braccia che si allungavano per accogliere i loro corpi volanti. Anche qui le emozioni non sono mancate e alcuni bambini ci hanno seguito nel tragitto fino alla nostra casetta.
Finalmente un pò di meritato riposo.
Per cena c’è chi è andato nel comedor e chi è rimasto in casetta con i soliti toast, penso che per un po’ non ne mangeremo in Italia.
Dopo la condivisione durante la quale tutti hanno portato le loro impressioni della giornata siamo andati finalmente a dormire. Dalla condivisione è emersa una profonda felicità per l’avventura insolita di oggi e per come ci stiamo muovendo in questi giorni.

Ma come in molte bellissime medaglie c’è sempre la possibilità che non entrambe le facce siano ugualmente positive ed infatti, poco dopo essere andati nelle stanze per dormire, sento Eilà lamentarsi con Spatagnau nella stanza di fianco e piano piano il loro volume si alza fino a diventare una vera e propria discussione. Mi sono alzato perché le cose che stavo sentendo nei confronti del gruppo e di quello che abbiamo fatto finora proprio non mi piaceva e perché a quell’ora di notte tutto si doveva fare tranne che discutere di questo.
A cosa servono le condivisioni se non ci diciamo le cose che riguardano quello che stiamo facendo e il gruppo con cui si sta affrontando questa missione? In più a cosa è servito spronare le persone a condividere in un certo modo cercando di decidere insieme le modalità se poi non tutti mettono il proprio contributo.
A cosa è servito cercare di coinvolgere il più possibile per evitare proprio che qualcuno si possa sentire a disagio se poi si fa finta che vada tutto bene?
Sono molto dispiaciuto e non solo io, infatti prima e dopo il mio intervento nella stanza anche altri clown hanno sentito e non hanno gradito le cose sentite.

19 FEBBRAIO 2008

L’umore generale di partenza non è stato dei migliori dopo l’episodio di ieri notte, ma per fortuna la giornata ha stemperato il clima di tensione.
Al mattino siamo stati in due case di riposo di Antigua, è stata un’esperienza fantastica.
La prima casa di riposo era coloratissima e alcuni ospiti erano già seduti nel cortile aspettando il nostro arrivo, vista la situazione abbiamo deciso di fare uno spettacolino con le gag più semplici che abbiamo e anche qui ci sono state molte risate e applausi.
E’ stato emozionante il momento in cui siamo diventati una macchina per i massaggi e abbiamo coccolato e massaggiato un signore ipovedente sulla carrozzina.
E poi abbiamo fatto giocare gli ospiti a bowling, naturalmente i birilli eravamo noi.
Ha fatto scompisciare dal ridere la gag dei foulard e del reggiseno che è comparso dalla camicetta di una delle operatrici della struttura, lei forse ha gradito un po’ meno ma tutti gli altri sì.
Prima di andare via abbiamo regalato il naso rosso a tutti i simpatici vecchietti e con loro abbiamo fatto un po’ di foto.
Subito dopo siamo andati nell’altra casa di riposo, sempre ad Antigua a poca distanza dalla precedente ed anche qui la risposta è stata positiva anche se, a differenza dell’altra casa di riposo, qualche anziano non ha partecipato; con canti e gag abbiamo strappato sorrisi e risate e alla fine uno di loro ci ha ringraziato a nome di tutti per aver portato il sorriso.
Anche qui abbiamo regalato i nasi rossi: come stanno bene su questi visi mulatti segnati dalle rughe!
Dopo tutti questi giorni ormai andiamo a ruota libera durante i servizi, abbiamo un sacco di idee e materiale.

Dopo aver pranzato ad Antigua siamo partiti per andare all’ospedale di Guatemala City nel reparto di oncologia infantile. L’ospedale era affollatissimo ed il nostro ingresso porta subito sorrisi, non credo che si vedano molto spesso dei soggetti come noi da quelle parti.
Durante il tragitto per arrivare ne reparto scherziamo un po’ con gli infermieri e le persone che incrociamo, è troppo bello passare in mezzo a tanti sorrisi.
Abbiamo svolto il servizio in una sala riunioni dove qualcuno dei bambini nel vederci ha iniziato a piangere altri invece ci hanno sorriso.
A pensarci adesso che tristezza dover vedere questi visini smunti e abbacchiati, occhi bendati, aghi in queste braccine, tubicini nei nasi.
Ma sul momento non ci abbiamo dato più di tanto peso e abbiamo cercato di dare il massimo per questi bimbi fantastici!
Abbiamo improvvisato, fatto gag, imitato gli animali e cantato canzoni…
Alcuni interagivano un po’ meno perché si vedeva proprio che non stavano bene…E’ sicuramente stato uno dei servizi più faticosi svolti fino ad oggi, ma carico di emozioni.
Oggi ad accompagnarci è venuta insieme ad Hariett, anche Ivonne, la volontaria spagnola di NPH, che abbiamo coinvolto nelle nostre performance clown.
E’ stata eccezionale perché ci ha fatto delle foto stupende e si è improvvisata una grande nuova “maghetta”.
Usciti dall’ospedale ci ha premiati con delle buonissime patatinete e siamo poi partiti per tornare abbastanza tardi a NPH.
E’ quindi iniziata la nostra condivisione per parlare della discussione di ieri; si è cercato di trovare un punto in comune ma non si è arrivati ad una soluzione.
Eilà ha presentato tanti problemi che fino ad ora erano rimasti oscuri al gruppo e che nelle condivisioni di tutti i giorni non aveva mai tirato fuori.
Siamo tutti un po’ delusi e amareggiati. Siamo alla fine, dobbiamo solo cercare di far andare bene e non rovinare l’ultimo giorno qui in Guatemala!
Fluke non sopportando più la situazione se ne è andata a mangiare con i ninos.
Sembrava stesse andando tutto liscio fino a ieri pomeriggio…è un vero peccato!
Dopo cena ci siamo fatti la doccia e svagati con le prove di nuove gags.
Siamo ormai lanciatissimi e con la grande sintonia che la maggior parte del gruppo ha raggiunto ci basta davvero poco per tirare fuori cose davvero divertenti…
Poco alla volta vanno un po’ tutti a dormire… come sempre rimaniamo ancora un po’ io, Spat e Ruvido a degenerare con magie assurde….
Buona notte...Ci attende l’ultimo giorno qui a NPH….
A pensarci adesso è davvero volata….ma non ancora finita!

20 FEBBRAIO 2008

Come tutte le mattine Baudile è puntualissimo ad aspettarci nel cortile di NPH.
Partiamo con lui e poi passiamo a recuperare Hariett a casa sua ad Antigua, perchè siamo diretti in una scuola li vicino.
Siamo tutti presenti tranne Spatagnau è rimasto nella casetta perché ha la febbre.
Arriviamo alla scuola “Escuela al Hato Oficial Mixta”.
I ninos sono ancora tutti nelle classi, alcuni di loro si affacciano alle finestre e ci salutano e un ninos bellissimo si intrufola tra le nostre valigie mentre iniziamo a preparare il materiale per lo spettacolo. Ci saluta con occhi dolcissimi e Zigulìx guardando per terra si accorge che il bimbo ha le scarpe al contrario…Inizia così l’operazione per mettergli le scarpe nel verso giusto; io, Ruvido e Zigulìx …Non commento i calzini…gli abbiamo chiesto se aveva delle cotolette al posto...avranno avuto due dita di spessore di terra attaccata…
E’ stata un’ immagine tenerissima!!
Intanto ci siamo preparati e i bimbi ci hanno raggiunti nel cortile con le loro sedioline!
E’ stato un servizio eccezionale, l’attenzione dei bimbi non calava mai e avremmo potuto tranquillamente andare avanti ancora per ore.
Alla fine erano tutti in piedi per vedere meglio le nostre gag, magie e animazioni con i pupazzi. Oggi ha debuttato anche Hariett…si è dimostrata una vera clown e a forza di girare con noi conosce le gag alla perfezione.
Finito lo spettacolo smontiamo il tutto e ci coccoliamo un po’ i bimbi, poi ripartiamo ma questa volta andiamo a piedi perché Hariett ci vuole far conoscere meglio il posto; ci accompagnano anche molti bimbi che durante il tragitto raggiungono le loro case per andare a pranzo.
Arriviamo in un agriturismo posto tra due montagne da cui si vede tutta Antigua dall’alto: un panorama da favola. Qui ci siamo riposati sulle amache, abbiamo visitato la casetta di legno sull’albero e lanciati nel vuoto appesi ad una liana.
Dopo esserci svagati un po’ torniamo da Baudile passando attraverso un parco bellissimo.
Torniamo poi a NPH e ci prepariamo per lo spettacolo da fare nel pomeriggio durante la festa per la nostra partenza.
Ci sono davvero tutti, los bebes, los especiales e tutti i bimbi delle sezioni di NPH.
Rifacciamo l’intero spettacolo che avevamo proposto al “Sitio” e aggiungiamo delle nuove gag tra cui quella del bimbo che vuole il palloncino e l’elefante Gelsomino.
Finito, ancora una volta ci regalano tanto affetto e tante emozioni, ballano per noi e ci lasciano per ricordo delle magliette e due disegni grandi che hanno fatto i bambini su cui sono raffigurati due pagliacci e il messaggio ”Que dios les bendiga”.-che Dio vi benedica-
Inspiegabile la forte emozione di oggi pomeriggio.
Poi per la cena questa sera abbiamo accettato l’invito di Hariett ed Ivonne e siamo andati a mangiare con loro in un ristorante ad Antigua dove abbiamo festeggiato il compleanno di Eilà!.
Per ringraziarci Hariett si è presentata con un raccoglitore pieno di disegni dei bebes e dei bimbi di S.Andreas con in più le foto di questi giorni.
Una serata carina anche se sentiamo tutti molta stanchezza e subito dopo mangiato torniamo diretti a NPH per andare a dormire.

21 FEBBRAIO 2008

Ultimo giorno qui in Guatemala.
Ci svegliamo e usiamo la mattinata per fare le valige, distribuire la stoffa, le creme e il materiale raccolto in Italia per la struttura.
Passiamo ancora dai nostri affezionati bebes per un ultimo saluto e regaliamo a ognuno di loro un palloncino, loro ci insegnano la canzone dalle casette piccoline e ci hanno poi obbligato a metterci in mezzo al cerchio e cantarla tutta da soli..
Li salutiamo calorosamente per poi andare anche dagli especiales.
Dopodiché partiamo con Baudile per l’aeroporto.
E’ davvero volata questa nostra permanenza…
In macchina siamo un pò tutti senza parole e carichi di emozioni.
Come ciliegina sulla torta sentiamo alla radio il Dj che dedica la canzone “Vamos a la playa” dei Righeira a Lucio e a los payasos italianos.
Baudile ha voluto salutarci e ringraziarci con la sua famiglia in questo modo originale!
Allora prima di prendere il nostro aereo gli tappezziamo la macchina di peluches così anche lui non si potrà scordare facilmente di noi!
Muchas gracias Guatemala!
Adios!!

domenica 13 gennaio 2008

MISSIONE GUATEMALA 2006

VCM - Volontari Clown In Missione - GUATEMALA 2006

Bene! Tornato a casa da una settimana, finito di trascrivere tutto e ormai rassegnato al fatto che il sogno è proprio finito, letto il diario delle altre missioni e assodato che dei guatemaltechi sono a quanto pare quello ristabilitosti prima, seppur da ultimo del gruppo vi ragguaglio su com'è andata la spedizione. Ne approfitto anche per dare un calorico bentornato ai compari di Radicchio in quel di Torre del Greco, coi quali mi complimento anche per l'esito della missione, e per mandare un "imboccateillupo" ai brasileiri che finalmente sono riusciti a giungere a destinazione. E ora si parte... Un abbraccio a tutti, ci si sente prossimamente per aggiornarci sul futuro. M.A.Ialino 8°)=

Città del Guatemala - 17/06/06

Oggi è durato 30 ore, il giorno più lungo che mi ricordo. Sono stanchissimo, domani sveglia alle 5 e scriverò poco. Ma i prossimi giorni saranno meglio? Mah, la vedo dura... Oggi ho conosciuto i compagni di viaggio, gente che mi piace, sinceramente. Un po' polemici a volte, ma io ci sto bene. Tante chiacchiere con Giovanna fino a Madrid, che poi da sopra si vedono cose stranissime, come quei cerchi grandissimi che chissà cosa sono... Ah, e nonna Elena, che se vedesse le nuvole da sopra che paura avrebbe? Se cadi ci rimbalzi! Poi il volo lungo, un po' di paura poca poca, scherzi con Bribri e Volante. Mi manca qualcuno con cui condividere "così" quest'esperienza. E il resto, ma ora non importa. Taglio corto, che ho sonno e tante cose da dire. Solo una parola, la bimba bellissima che ha scoperto da sola lo scivolo piccolo all'aeroporto e io era un pezzo che volevo farle vedere come funzionava. Poi quello sull'aereo, e ce l'ho fatta a far vedere a Bribri e Volante un po' come sono. Arrivo sul continente nuovo, lo spagnolo lo so benino, gli altri forse un po' meno, ma lascio fare a chi ha più esperienza, giustamente. La povertà sì, il degrado pure, poi la scena brutta di vedere militari del "SC" coi mitra, e tanti... Invece poi (ci metto un po') anche loro (2) li saluto col naso dal pulmino, e sorridono e mi rispondono. Coi mitra a tracolla! Spettacolo... La gente saluta e sorride tantissimo, dall'aeroporto in poi. Eduardo l'autista è simpatico e mi saluta, torno per salutare la hija del setoloso e mi chiede come mi chiamo... Così, cose belle. Poi al ritorno crollo. Coi volontari veneto-bresciani Volante e Ruggero fanno discorsi seri di cooperazione. A me al momento interessa pochissimo quasi niente. Son qui per altro. L'altra cosa per cui mi manca qualche ciofeghino è per fare lo scemo (educato!) dal pulmino. Gli altri sì, bravi, però da 'sto punto di vista un mortorio. Parevo Sballo! Sono stufissimo, buonanotte! Ah, ancora devo decidere se girare con o senza naso. Vedremo...

Nebaj - 18/06/06

Mi sa che non ce la faccio a scrivere tutti i giorni. Siamo stati quasi sempre in pullman, ma anche stasera che stanchezza! Anche oggi tante cose, un'infinità più di ieri (che non erano poche). Ok, intanto ho deciso che finché non mi dicono qualcosa gli altri, io dal finestrino continuo a salutare. Agli altri sembrerò ripetitivo, starò quasi sempre in silenzio, ma per tanti che mi hanno visto è stato impossibile non sorridere, salutare, stupirsi e a volte anche voltarsi. Ma c'era gente armata e militari, e sinceramente certi momenti un po' di paura di reazioni strane l'ho avuta... Poi il primo incontro, non a Chichè ma in un paese vicino. L'idea del progetto è buona, costruire un centro per la produzione e preparazione di erbe medicinali e la formazione di figure specializzate che in ognuno dei 5 comuni della montagna sappiano usare e produrre i prodotti per le patologie della gente. Gratis, quando oggi per una visita pagano da 100 ai 500 quetzales. La presentazione funziona, lo starnuto soprattutto, poi però chi ha da dire sono loro: le torture e gli omicidi nei 36 anni di guerra civile (loro non l'hanno mai chiamata così, devo chiedere a Petrona il perché) sono terribili, così come le umiliazioni subite presso i latifondi della costa Sur (mi pare questo, il nome). Mariti e figli spariti, ammazzati e torturati, donne uccise sulla traiettoria dei proiettili, altre morte con il feto tagliato via e sostituito da pietre, uomini decapitati, lapidati e seppelliti con solo la testa scoperta. Poi fa tutto il grande Takki, che forse butta un po' via alcuni giochi, durante e dopo Volante fa il guastatore, con Bribri che spesso l'aiuta e io poco (c'è da rivedere i tempi per non distrarre i bambini dalla magia). Poi pranzo, sindaco di Chichè, e ci avviamo verso montagne e paesaggi di una bellezza verde spaventosa. Una povertà sempre più chiara e palese, bimbi che lavorano ovunque. Mi chiedo per la prima volta "ma chi me l'ha fatto fare?" mentre percorriamo una strada sterratissima e allagata di buche e acqua in una montagna che è una cava a cielo aperto. Arriviamo a Nebaj, i bimbi, la cerimonia, la cena, le chiacchiere con Petrona. Ho troppissimo sonno, vado. Notte! PS: croce maya (visione del cosmo) nero -> l'oscurità giallo -> la luce del sole, il tramonto rosso -> sangue, energia bianco -> morte (+, passaggio!) verde -> anima della terra azzurro-> anima dell'acqua

Nebaj - 19/06/06

4 del pomeriggio. Vista la Spagna (da 0-1 a 3-1... como se dice?) e fatte 2 chiacchiere con Volante, scrivo. Stamattina sveglia tranquilla e partenza alle 7:30. Arrivo a Chajul (2° punta del "triangolo" Ixil) e colazione. Si vede che arriviamo già mezzi (e +) clown: coi bimbi e non solo si gioca senza far nulla di speciale già al bar o per strada. Poi si comincia e ho la solita un po' paura, mi toccherà la mosca e va bene, l'invadente e un po' meno. Ma si comincia con il coccodrillo: si alzano tutti, ma l'unico modo di coinvolgerli è giocarci quando morde o si arrabbia. Poi balletti e spettacoli loro, dai tradizionali all'hip-hop, alcuni veramente carini, altri lunghi, altri boh (la mimomusica, cioè il playback...mah!). Poi Takki e le magie, che funzionano con tutti (anche al ritorno, sulla strada verso "casa" bloccata venti minuti per lavori)... tranne noi, che tanto le conosciamo. Sarà per quello... La gag della mosca per me funziona, anche dopo, l'interazione funziona. Anzi, soprattutto dalla fine dello spettacolo in poi. Quella genialata di fisarmonica mi fa ritrovare intorno un nugolo di bimbi come non mi era mai capitato, una cinquantina forse, forse di più, che non potevo muovermi... Spettacolo!
Poi giocoleria con le matasse di filo, el Cerrito che si affaccia al finestrino solo per essere massacarato... splendido, davvero indescrivibile. Come i bimbi di ieri sera, comunque non è la povertà che ti impedisce di ridere e aver voglia di giocare. Agli altri fa impressione vederli giocare col fango, ma io da nonna cosa facevo? E lì avevo scelta... Qui stamattina era un gioco un copertone di biciclettada da far girare.
Qui taglio con Chajul, perché prima del ritorno c'è da passare a vedere il terreno dove costruiranno el proyecto, un centro con 3 case che per ricordarle devo pensarci, ma ora non posso perché lì c'è da dire che siamo stati tra le trincee dei miltari, sul basamento di un cannone che bombardava gli indigeni a 40 km, nei resti dell'edificio dove si rifugiavano gli ufficiali (loro non erano indigeni, i soldati sì...). E lì si uccideva, si torturava, si depositavano e usavano armi per uccidere. E forse sotto di noi granate inesplose e certo cadaveri.
Finisco dopo.

Nebaj - 20/06/06

Solo due parole su ieri sera, e su una persona in particolare. Mi vegogno un po' a non ricordarmi il suo nome, però è il professore e gli altri non pare così grave non ricordarselo. Ci aveva ospitato domenica sera, ci ha reinvitato anche ieri. Stavolta a casa sua, non nella sala del rito maya. Agli altri colpivano le cose che mancavano, a me quello che c'era. Un'ospitalità e una dignità incredibili, sovrumane, davvero commoventi, io quasi mi sentivo in colpa a sedere, e mangiare, solo noi, la Nena e il piccino, mentre loro (lui, la moglie e la figlia maggiore - 15 anni il 10/06, c'era una specie di bomboniera con scarpetta di vetro sul tavolo) si prodigavano per non farci mancare niente (huevos, frijoles, tortillas, café y pan dulce). E poi addirittura escono, ci lasciano soli coi bimbi per non farci pesare quella disparità. Ti senti in colpa, è vero, ma anche immensamente importante per loro, e capisci che gli devi tutto ciò che puoi. La Nena è favolosa, con gli occhionie quell'espressione da piccola donna che non lascia mai. Giulia le chiede quanti anni ha, lei ci pensa su poi fa "veinte". Le chiedo se è sposata, pensa ancora un poco e fa sì con la testa, e così quando le chiedo se ha figli...
Lo racconto poi al papà che ci accompagna a Cotzal, per una festa (che non sono sicuro, ma forse hanno anticipato di un giorno solo per noi, e all'ultimo momento) e così parliamo della fantasia dei bimbi, e della capacità di ridere con qualunque cosa. Ma questi. Quelli di Città del Guatemala qui sarebbero disperati, mi dice, e un po' ci credo un po' no. Ma qui senza dubbio si ride di più, a cominciare dai guerriglieri che tornano bambini per una magia, o la signora che al mercato di Chajul si sforzava di fare la faccia arrabbiata e non sorridere mentre giocavo con le matassine colorate.
Poi continua anche lui con la situazione delle donne, che senza matrimonio non hanno diritto alla proprietà privata, i matrimoni misti che, se tra gruppi maya diversi si sono sempre fatti (lui è Ixil e lei Mam, tra loro parlano spagnolo e la Nena è trilingue), verso altri gruppi erano praticamente impossibili fino all'accordo di pace.
Ora vado, oggi non dovrebbe essere pesante, ma qualcosa toccherà farlo.
Stanotte ho avuto la febbre.

Nebaj - 20/06/06

Giornata tranquilla come cose da fare, intensa in quelle poche. Sveglia tardi, con Ruggero a comprare azucar y pan dulce per accompagnare il caffè in camera loro, poi nuovo desayuno con Petrona in strada. Volante si taglia e l'attesa è infinita.
Ci presentiamo ad un incontro sul progetto delle piante medicinali con una trentina di abuelas di 18 comunità del territorio. Problemi di interazione e comunicazione, lasciamo fare tutto a Takki e poi mosca e invadente. Buono, a me sono piaciuti. Stringo un po', che ho da dire cose che non ci riguardano.
Nel pomeriggio parlo un po' con Giulia, poi con Giorgio, poi di nuovo Giulia con Ruggero per dirgli che io non so dire ai 3 (2) che per non deludere la gente che dovremmo divertire serve intesa e comunicazione tra noi. Mi aiutano a farlo con Bribri, e funziona. Lo spettacolo secondo me è andato molto bene, dalla parata alla mosca, fino alla magia e all'invadente("las sillas"), anche se la pulce bisogna gestirla molto meglio. Come chiudo gli occhi vedo flash di un sogno, è il caso di dormire. Dico solo del primo contatto con la disabilità qui: una bimba ipovedente con difficoltà a stare in piedi stamattina, un uomo in carrozzina con due altri. Vado, che i flash si allungano.

Nebaj - 21/06/06

Sempre più cose da scrivere e sempre meno tempo per farlo... La stanchezza è meno di ieri ma sempre tanta, e domani la sveglia è alle 6. Stamattina Cotzal, per un incontro con la comatronas e poi una breve presentazione nel salone per la festa di San Juan. Mi rendo conto che la parte più bella e più grande della missione la sto lasciando fuori, tanto da queste pagine quanto dalle poche foto che riesco a fare. E' una miriade di piccole stelle di sorrisi e occhi di bambini che sorridono, e voci che gridano "payaso", e facce di uomini e donne, anziani o adulti, che dal finestrino colgo sorprese e poi inarcano quel sopracciglio, o ti buttano là quel sorriso con il gusto della mano che si apre in un ciao e tu non te l'aspetti e ci rimani così. Oppure passeggi per strada normale, tranquillo, con solo l'elastico rosso al pizzetto, e tutti si girano e sorridono, dal garzone del meccanico che mi indica al collega fino ai bimbi che, in 3 su una bici (me ne rendo conto solo adesso... ma come facevano?), per 4 volte nei 500 metri che mi separavano dal telefono mi hanno sorpassato e sono tornati indietro ridendo...
Non so se la missione è qui per questo, perché probabilmente no, questo non è qualcosa che resterà, qualcosa per cui vale la pena studiare e finanziare progetti. Sì, ci sono cose molto più importanti, come le proteste delle comatronas di Cotzal, che chiedono aiuto per essere riconosciute dallo stato ed avere diritto ad un compenso che sia pubblico e leggermente più dignitoso dei 20 quetzales per l'assistenza al parto e per i 40 giorni successivi. O come la cerimonia di stasera, per commemorare il 70° anniversario delle "Fosse Ardeatine" Ixil. O peggio, in un certo senso. Perché i morti scelti a caso (i più eleganti in un gruppo rastrellato a caso) furono sì solo sette (più due desaparecidos nei giorni successivi), ma puniti per un fatto mai avvenuto: al Governo il ferimento leggero di un ... beh, comunque una figura ufficiale, era stato comunicato come il suo omicidio. Sì, sono davvero queste le cose importanti, e far vedere al mondo quanto sia tremendamente vera la povertà di cui sempre troppo spesso e mai abbastanza si parla.
Cavolo ,nella sala dove abbiamo fatto l'incontro stamattina c'era un pannello con i sintomi della denutrizione dei bimbi, e due disegni relativi. Beh, tempo un quarto d'ora esco per guardare la parata delle scuole del paese, e non ho accanto una signora con un bimbo con pochi capelli, il viso a luna piena, la pancia gonfia e lesioni sulla pelle? E subito dopo, accanto a loro, una abuela con un niño con gli stessi identici sintomi. Forse gemelli.
Dovevo finire il discorso di prima, ma con quello concludo, per cui prima mi chiedo se quel senso di "americanata" per la parata delle scuole (tra majorette, balli tradizionali, marimbe, disco, acrobazie...), che a Bribri ha fatto lo stesso effetto, può avere senso o no. Soffrono fisicamente la fame, ma oltre ad avere il cellulare, chewing gum e lecca lecca, sono quasi costretti a spendere una barca di soldi per divise, costumi, musiche tutte o quasi "occidentali". Promuovere l'istituto? Fidelizzare il cliente? Non so, mi pare molto difficile capire. tornando a prima non lo so, è vero che un sorriso poi può scivolare via al primo problema. E' banale, ma resto convinto che ne valga la pena. Soprattutto se riusciamo a liberare, nel corpo che è il paese, le endorfine che sono stupori e le piccole gioie che... ok, senza gonfiarsi, ma che tenero scintillio di passi quando una bimba ti vede e si gira a strattonare la mamma per indicarmi. Ma ne riparleremo. Montecristo (Chimaltenango) - 22/06/06 Pensavo di scrivere, non moltissimo ma qualcosa sì. Invece s'è fatta una condivisione a sorpresa che è andata anche penso molto bene, vediamo se porterà frutti o no, ma un po' ci credo. Rimando a domani, ora parlo un po' con Giorgio.

Montecristo (Chimaltenango) – 23/06/06

Tre momenti forse tra i peggiori della prima parte della missione e tutto in quello che forse è stata la giornata migliore? Forse sì, perché mi sveglio con 2 attacchi di... diciamo un principio di dissenteria (tarpata, speriamo definitivamente, dalla solita pomata taumaturgica di Giulia o più probabilmente dalla compressa di Bribri), poi a metà pomeriggio mi accorgo che m'è sparito il braccialetto del raduno (sicuramente strappato da qualche bimbo nel marasma dello spettacolo di stamattina) e prima di andare a letto scopro che la cicatrice si è riaperta e non è proprio questo gran spettacolo. Però il resto è andato benissimo, con come apici lo spettacolo di stamattina (dal viaggio in pick-up sul retro alla chiusura tra le bolle e i bimbi che non ci lasciavano partire, e le gag molto arricchite e molto riuscite, interazione con Takki compresa, e "peluja peluja", e tutte le improvvisazioni...) e tutti i giochi del prima e dopo pranzo e della prima durante e dopo cena con i bimbi di Luis, el Neno y Eulalia y Lidia y el hermano sin nombre che non mi ricordo ma è timido e pacioccosamente simpatico, perennemente incamiciato. E gli scherzi, le coalizioni e il solletico que no lo tiengo (invece un poco sì). Ahorita me voy. Sono stato veramente bene, e che grandi abbracci quelli di questi bimbi!

Antigua - 24/06/06

Sveglia prima e peggio di ieri, con i problemi intestinali di ieri ancora qui a rovinarmi la giornata.

Antigua - 25/06/06

Ieri poi pochissimo tempo per scrivere, oggi stesso inizio degli ultimi due giorni, ma almeno abbiamo avuto un giorno e mezzo di "relax" qui ad Antigua (città carina, senza dubbio, ma il mio concetto di "più bella del Guatemala" è un altro... troppo turistica, come Chichicastenango). "Relax" perché ci siamo trascinati proprio da bravi turisti da un mercatino all'altro. E chi mi conosce sa bene quanto ami quest'attività... No, non sono qui per questo, ma non lo faccio pesare a chi invece ne approfitta per giocare a contrattare sui centesimi. Anche se mi pare un po' deprimente... Insomma, sulle ultime 36 ore c'è poco altro da dire, salvo l'arrivo di Nadia la pallavolista e i discorsi con Ruggero sui possibili sviluppi del progetto con un mio eventuale coinvolgimento al ritorno in Italia. Molto molto più interessante è stata ieri mattina, con l'arrivo alla escolita del Monte de los olivos, dove ad attenderci non c'erano che un cancello metallico chiuso e un'aldea povera come la regione Ixil. Covate di cagnolini, e bimbi che fai fatica ad immaginare con abiti puliti, stretti l'uno all'altro e diffidenti, ma poi curiosi perché comunque ti cercano con gli occhi finché non li trovi, e allora rapidi a nascondersi dietro le gonne di una mamma o una sorella maggiore. Allo spettacolo sono una sessantina di bimbi, "reclutati" quasi al volo dalla maestra, anche lei arrivata con la tradizionale hora chapin di ritardo. Non sono i 400 della scuola perché è la settimana di vacanza, ma vista la piccolezza dello spazio è una fortuna. Lo spettacolo e l'interazione non sono la perfezione del giorno prima (diversi "piccoli" piangono, io sono un po' fuori fase), ma piano piano migliora, fino a meritare il finale col botto di Giorgio (il secondo di 4 dopo il salone di Nebaj). C'è la povertà della scuola, ma è tardi e domani si parte presto.

El Rancho - 26/06/06

Dopo un viaggio di 3 ore con Italia-Australia come colonna sonora (compreso il finale da brividi per non aver capito per chi fosse il rigore), arrivo finalmente da questa famosa Madre Antonietta. E' un bel personaggio, non c'è che dire, lei e il piccolo mondo che le ruota intorno. Dopo incontro, presentazione e conoscenza, pranzo e subito al lavoro, a riempire e sistemare i 250 sacchi di fagioli, zucchero, olio, "patatine" e "mucche" che dovranno distribuire alla gente in fila fuori. Una cosa piuttosto faticosa, specie dopo pranzo e con il clima di qui, un caldo e una umidità terrificanti. E soprattutto una cosa che fanno ogni mese, una volta al mese. Al che mi chiedo: ma quanto siamo fortunati, ad esser capitati qui proprio oggi? Ma a parte queste sciocchezze, poi si va fuori, tra due file di donne con bimbi in attesa di una razione di aiuti, con la dignità e l'umiltà che solo certe vite possono insegnarti. E da noi non sappiamo abbassarci ci un centimetro nemmeno noi claun, alle volte...
Cominciamo a giocare con la gente (soprattutto Volante e Takki) e coi bimbi e il pallone, io e la Nadia. Non sono in formissima, si vede ma passa, e poi soprattutto quando mi "adottano" prima una bimba e poi l'altra e la folla un po' sfolla, mi sciolgo e comincio, mentre gli altri già ci stanno dentro.Mucha pobresa, no, non è il Quichè o gli Ixil, è proprio ovunque, e tremenda, da vivere e accettare. Lo sarà ancora di più tra quindici giorni, lo so, e ho paura che invece lo sarà meno già tra un mese. Non voglio perdere nulla, di questo, né Henry e le lezioni di geografia, né gli abbracci e i sorrisi, stupiti e divertiti. Ci proverò.

El Rancho - 27/06/06

Alla scuola di qui, El Rancho, il Liceo (mi pare), comunque basico (elementari). Prima a preparare i sacchetti con penne, matita o fermaglio, caramella, riga o quaderno o maglietta, e i numeri della lotteria. Come ieri a preparare pacchi, qui in queste missioni pare sia sempre così. Spettacolo loro, con 3 diverse versioni di un pezzo reggaeton portoricano (Rompe, mi pare) e la musica tipica di qui, tipo Ixil, con 4 bimbe con gli abiti tipici che il maestro ci spiega essere non eredità tradizionali maya, ma adattamenti delle diverse etnie all'imposizione cristiano-spagnola di non esporre tutte le nudità ai 4 venti, com'era loro usanza. Sì, solito paradosso da Chajul in poi, con abiti e danze tradizionali accanto a hip-hop e musica dance, con bimbe vestite da Bratz e bimbi da bulletti, ma il paradosso è la natura di questi luoghi. Da un certo punto di vista è una fortuna, perché significa che non tutti sono interamente assuefatti ai modelli standard che bene o male noi ormai abbiamo fatto nostri. E' caldissimo, domani sveglia alle 4, ma un paio di pensieri li appunto. La bimba che a Volante reagiva con la violenza, e pur comportandosi con gentilezza con me, diventava aggressiva quando le chiedevo il nome: chissà cosa avrà passato, cosa la aspetta a casa e cosa starà facendo stasera. E poi il solito, stavolta è Nadia che non si fa problemi a ballare in strada, poi coinvolge anche Giovanna, e io mi chiama ma niente. Ci riuscirò? Devo farlo?

El Rancho - 28/06/06

Prima di oggi devo finire ieri, che per il sonno ho saltato la cosa forse peggiore, cioè trovarmi sulla porta di una stanza della clinica a sentire, senza vederle, Madre Antonietta spiegare a una mamma e una nonna che la bimba che avevano portato a medicare era morta perché la piccola non era nata in ospedale ma in casa. Non ho visto i volti delle donne, e non mi dispiace, perché non le ho sentite, ma mi avrebbero distrutto tanto una disperazione colma di senso di colpa senza fine, quanto un'indifferenza pacata e rassegnata alla perdita di una delle tante vite che avrebbero vissuto nella fame della loro famiglia con la triste e insensata consapevolezza della precarietà di ogni esistenza. Oggi non è stato molto più semplice, perché sì, col gruppo è andata benissimo, come sempre ultimamente (e stasera abbiamo pure "salutato" Giovanna con "La donna cannone" e una bella condivisione), ma per il resto è stato veramente massacrante. Tralascio i disagi del viaggio di 5+5 ore (3+3 in pick up tra i monti) soprattutto nei momenti in cui l'intestino invocava una sosta impossibile (e Nadia nelle stesse condizioni non è che mi fosse di grande aiuto); ma il fatto è che forse per la prima volta a Colmenas ho messo letteralmente piede nella povertà, in case di pali e assi, col pavimento di terra e un'amaca per letto, un cagnolino pelle e ossa agonizzante ad una porta, le pentole di terracotta a cucinare su ciocchi di legno gettati in terra, e bambini nudi a nascondersi in lacrime dietro fratelli più grandi vestiti per bene e con meno paura di noi e delle macchine fotografiche. Io non ho il cuore di terrorizzarli con queste diavolerie elettroniche, provo a divertirli un pochino quando gli altri si allontanano, e se coi più grandi riesco anche a sapere il nome (il maggiore però non l'ho capito, il secondo è Pablo), coi piccoli è già un successo farli smettere di piangere ed incuriosirli un po'. Poi sulla porta della casa costruita col progetto c'è la mamma con David, forse un anno ma sporco da far rabbrividire, con un moscerino che gli entra in un occhio prima che riesca a toglierlo, e lì si trova con altri, senza che David se ne accorga neppure. Non tutto è così, c'è anche una signorinella di tre anni che riesco a far smettere di piangere e finisco per far ridere, con lo starnuto, la lingua, le facce e i saluti che non finiscono mai. E una craniata prima di uscire, tanto per gradire. Lascio il tau ad una famiglia che dalla vecchia casa ha fatto una cappellina per la Vergine Maria, loro ed altri hanno iniziato la sperimentazione di tenere un orto, speriamo diano le verdure ai bimbi, oltre che venderle. Altri hanno piantagioni diverse, altri ancora ananas, abbastanza per la famiglia e la vendita. Ce ne regalano tre ed un cesto di aguacates, e ti senti un ladro, vuoi pagarlo ma alla fine non riesci a dargli più di... cos'hai in tasca? Un accendino e il naso rosso, il secondo no, ma il primo glielo dai col cuore, lo prende e te ne vai. E mentre vai vedi la faccia dell'uomo quando gliel'hai dato, realizzi che gli potrebbe far tanto comodo ma non ha idea di cosa sia né come usarlo. E tu che fai? Niente, non torni a spiegarglielo perché gli altri sono avanti, non ti va di farli aspettare, hai fame, poi magari lo offendi, o non sai spiegarti. Il solito scemo, insomma. Qui c'è il discorso dei letti, ma è tardi.

El Rancho - 29/06/06

Sì, i letti, c'era da finire ieri, ma da aggiungere c'è solo che dopo 3 anni di progetto, con la costruzione case pilota e l'introduzione di piccoli orti familiari (qui la terra la possiedono) e piantagioni di ananas, il grosso del lavoro è ancora da fare, prima fra tutto l'educazione all'igiene: spiegare a madri di famiglia come lavare il figlio, l'importanza della pulizia e come fare un letto sono cose basilari. Stamattina poi abbiamo visto come confezionano conserve, marmellate e shampoo a Guastatoya, potrebbe essere verso l'esterno una cosa interessante. Il pomeriggio...


FOGLIO PRESENZA GUATEMALA

Data: 29/06/06
Nome Claun: Ialino
Accompagnatori: Bribri, Takkipirina, Volante + Nadia alla regia
Ospedale: Jalapa
Reparti visitati: Pediatria, Chirurgia donne, Ginecologia, Maternità, Chirurgia Uomini, Pronto Soccorso (al volo)

Due ore di viaggio in microbus sotto il sole e sulle strade del Guatemalacon alla guida il solito prudentissimo autista guatemalteco non è proprio il massimo per prepararsi ad entrare in forma in clima ospedale, specie in un ambiente tanto lontano e difficile da immaginare. Ci accolgono le suore, cordiali e simpatiche, che poi ci seguiranno in tutti i reparti. Riusciamo a convincerle a non radunare tutti i malati in un'unica stanza per ogni reparto, ma è dura. Partiamo con tutta la carica del mondo da pediatria, ed è un massacro. Cominciano Volante e Bribri nella prima stanza, a me e Takki tocca la seconda ed ultima: camerata grande come l'altra, ma con una quindicina di bimbi, non 3! e accanto le mamme preoccupate, non una che si sforzasse di sorridere. Le capisco, per carità, ma qui anche i bimbi sono delle maschere impassibili (quelli che non piangono). Accompagno le magie di Takki con la fisarmonica, ma finché non ci giungono in soccorso Volante e Bribri è veramente dura. Anche dopo, in realtà, ma almeno con bolle e palloncini possiamo dedicarci bimbo per bimbo e riuscire a strappare qualche sorriso, anche se solo per pochi istanti. Piuttosto diverso è ciò che accade negli altri reparti, dove bene o male riusciamo ad entrare in quasi tutte le stanze. E con quel poco di spagnolo ce se la fa pure a farsi e far fare qualche simpatica risata. E poi gli occhiali per vedere l'Italia ad una nonna, Jesus Feliz, la solita gag dell'affamato con la tipa col comodino pieno di pappa e bevande buone buone, e poi come sempre a far da spalla alle magie di Takki, che qui se non altro funzionano più che coi bimbi. Solo, forse avremmo potuto dedicare un po' più tempo ai malati, in alcune stanze, che alle novizie e alle infermiere che ci hanno seguito e accompagnato. Poi manca l'igiene, e dando la mano a destra e a manca non sono certo di grande aiuto. Ma appunto, so di sbagliare, ma qualunque cosa faccia come potrei peggiorare le cose? Nell'ultima stanza di chirurgia faccio un giro di quasi tutti i letti a portare refrigerio con pompetta e cravatta. Credo sia stata la cosa migliore di tutto il servizio. In faccia, sulle braccia sudate e sui piedi non profumati ma accaldati del ragazzo e di tre omoni cicciosi e sudosi, davvero ho letto un istante di fuga e sollievo su quei volti bruni e finalmente sorridenti, con gli occhi persi dietro le palpebre chiuse in un sospiro di altrove. Che placida gioia, come questa ventata sulla spalla sotto il portico nella canonica di Jaime. La malattia è malattia ovunque, come la debolezza, la morte e il sollievo. Qui noi clown siamo clown, qui un po' mi sento al posto giusto, nonostante tutto e il colpo di calore.

El Rancho - 30/06/06

Ho lasciato un paio di pagine per il foglio presenza in ospedale, non è molto ma spero basti. Come spero di riempirle prima di partire da qui. Le avrei riempite oggi, ma con quello che abbiamo visto è impossibile. La mattina ok, spettacolo nel "Liceo" dov'eravamo stati martedì (mi pare) più o meno con gli stessi bimbi, e il non averlo saputo fino a 5 minuti prima della partenza non è stato l'ideale. Non eravamo in forma, un po' tutti, ma non è andata poi così male. Poi, come sempre, il momento più bello è la fine, quando in mezzo all'anarchia puoi giocare liberamente e lasciarti prendere in giro, e oggi con "I bambini fanno oooh" è stato uno spettacolo. Davvero.
Il pomeriggio invece è stato forse, ma sicuramente, il momento più surreale delle ultime 2 settimane. Con Dona Julia e Rachelita siamo scesi, vicolo dopo vicolo, scalino dopo scalino, casa dopo casa, in mezzo a quello che è forse uno dei punti più bassi di questo cavolo di mondo che più ne vedo e meno lo capisco. Siamo letteralmente scivolati, da qui dove l'acqua corrente è un diritto un giorno sì e 5 minuti dopo chissà, giù giù fino al cuore sporco più del resto, povero più del resto, invivibile e inimmaginabile più di tutto il resto del Guatemala, e del mondo che conosco. Una cosa che se mi chiedono di disegnare il punto più basso da cui può partire un uomo ci farei una croce sopra col pennarello grossa così. Potrei fermarmi qui, o raccontare le case, il timore perfino che avevo all'inizio di allungare una mano per ricambiare la stretta solida e dignitosa con cui mi si è presentato Yayson. Potrei parlare dei piedi nudi dei bimbi che giocavano su un machete, o che correvano in mezzo all'acqua putrida del rio per recuperare un pallone tirato troppo in là. Potrei, invece dico pure che il bimbo i cui piedi ballavano sulla lama con qualcosa simile alla poesia stava giocando con me, spaventandosi per i versi della vaca, del toro, del coche (qui il cerro si chiama così) e di tutti gli altri animali che mi chiedevano di fare, lui e il piccolo sciame che ci siamo radunati dietro già dopo poche case io e Nadia. Con lei i bimbi e soprattutto le bimbe hanno molta più facilità ad attaccarsi, credo perché è una ragazza, perché poi anche Yeyson 3 o 4 volte mi ha tenuto per un po' per mano, finendo però sempre per lasciarmi dopo pochi metri. Ma ho cercato tantissimo, ovunque, con chiunque, il gioco, la relazione... Col fratello di Julia, poi nella seconda casa con tutti e la bisabuelita, che ha riso anche lei senza uno dei suoi denti e con un sorriso morbido e tenero. Poi i bimbi, sì, ovunque e dappertutto, fin sul ponte dove stavano giocando in 3 e un po' ci hanno ignorato, poi passati ho continuato a salutarli e uno mi ha fatto una serie di mosse tra l'arte marziale e Dragon Ball, e io ho ricambiato con un po' di samurai e l'onda energetica. Ma per un bel pezzo, mica una volta! Il massimo però è stato nella casa della signora col tumore, che fin lì coi bimbi avevamo fatto un po' di macello, poi ci avviciniamo, entriamo quasi tutti, all'inizio anche qualche bimbo, poi rimaniamo io, Takki con la macchina fotografica e mi pare Bri. E già da prima, un po', senza naso, riesco a farla ridere, con le 2 parole di spagnolo che so e giocando un po' coi nipoti e non so cos'altro, ed è una sensazione di una pienezza travolgente, indescrivibile, oltre tutto ciò che so. Sono io a volerci fare la foto, e la vuole anche lei, e l'abbraccio che ci regala alla fine è più di tutto, più del male, della povertà, del caldo soffocante, delle spalle ustionate che mi bruciano e della disperazione che avrei dovuto provare e non sono riuscito. Più persino della gioia, della speranza, dell'ascolto, della cura e dell'attenzione, più di tutto quello che ho mai preteso, tentato o sperato di portare. La senti augurarti "qué todo vaya bien", lei, e quasi si commuove quando ricambi con un "qué todo le vaya bien a usted tambièn", e tu sei lì e non puoi far altro che andartene, lasciando sulla sua amaca quella nonnina che al nostro ingresso si era faticosamente (ma col sorriso) issata a sedere col suo pannolone di plastica e una coperta sulle gambe. Vai, perché dopo averti dato tutto cosa può volere da te? Un abbraccio che davvero, come pochi, racchiude tutto. Il resto è tutto, una carica incredibile, un desiderio di dare tutto, cercare ogni cosa potesse diventare un "ooh" o un sorriso dentro, intorno e fuori di me... E qui scopri che nessun luogo è irraggiungibile, nessuna speranza un'utopia, nessun sogno destinato a rimanerlo.

El Rancho - 01/07/06

Che dire? Su oggi veramente poco, dal punto di vista della missione, dato che in pratica non abbiamo fatto che un giro turistico a Coban e all'Aquafan del Guatemala... Vado avanti col foglio presenza dell'ospedale, sperando di finirlo, qui aggiungo che stasera si è discorso parecchio e bene sul gruppo e i progetti, e finisco dicendo che questo (*inserito tra le pagine) è il fiore che ieri mi ha regalato Maylin Estephany Peralta Arriaza. Sì, vabbè, ho fatto un po' di confusione... Sarà il sonno... Il foglio presenza lo continuo fra qualche pagina. Stasera Ruggero mi fa: "Ma in tutte le vacanze sei così sfigato e allegro o siamo fortunati noi?" Oggi: stanotte non ho dormito per il bruciore alle spalle e la paura di muovermi, di notte attacco di popò rimandato per black out, altro attacco trattenuto un'ora in microbus, mi scoppiano 2 vesciche sulle spalle all'andata, mal d'auto al ritorno e un uccello fa la popò sulla maglia stesa...

El Progreso - 03/07/06

Secondo giorno (primo intero) qui a El Progreso, nella regione di Jutiapa,nella canonica di Padre Jaime. E qui a non far nulla, in pratica, con Jaime che ieri sera, dopo una cerimonia di qualcosa tipo 3 ore, a cena ci chiede dosa faremo, anticipando la domanda di tutti noi: amicizia a parte, che ci stiamo a fare qui? Pare una cittadina della bassa California (non che ci sia mai stato, ma è pieno di tiendas de ropas americanas). Dicevo agli altri che in due settimane, tra Nebaj e qui, siamo passati da un estremo in cui tutti indossavano abiti maya tradizionale e uno vestito "all'occidentale" pareva un alieno, a qui, pieno di guatemaltechi con in famiglia almeno un emigrato negli Stati Uniti (alcuni anche 7 o 8) e tutti che sembrano voler apparire diversi, appartenenti ad una cultura che probabilmente a loro pare davvero superiore. Paradossalmente invece Jaime ci dice che qui la gente è molto più solidale che altrove, a El Rancho in particolare, dove, ci dice, quello che manca è la voglia di migliorare la propria condizione. O meglio, di darsi da fare per riuscire a farlo. Forse ha ragione (anzi, sicuramente) e quindi oggi non riesco a non pensare a come e cosa si possa fare per questa situazione. Ammesso che qualcosa vada fatto. Possiamo? Dobbiamo? Eppure ieri mattina siamo andati a fare l'ultimo spettacolo di El Rancho alla scuola di Las Champas, dove ragazzi dai 13 ai 19 anni che durante la settimana lavorano si ritrovano a studiare dalle 8 alle 17:30 del sabato e della domenica, con professori volontari ma non improvvisati e dopo aver fatto anche 2 ore di viaggio a piedi e altre 2 in autobus solo per arrivare fin lì. Questo non è lo spirito di una gioventù rassegnata o pigra, questa a me pare una risorsa ricca, grande, preziosa e importante per una terra che senza dubbio ne ha realmente un bisogno assoluto.