domenica 13 gennaio 2008

MISSIONE GUATEMALA 2006

VCM - Volontari Clown In Missione - GUATEMALA 2006

Bene! Tornato a casa da una settimana, finito di trascrivere tutto e ormai rassegnato al fatto che il sogno è proprio finito, letto il diario delle altre missioni e assodato che dei guatemaltechi sono a quanto pare quello ristabilitosti prima, seppur da ultimo del gruppo vi ragguaglio su com'è andata la spedizione. Ne approfitto anche per dare un calorico bentornato ai compari di Radicchio in quel di Torre del Greco, coi quali mi complimento anche per l'esito della missione, e per mandare un "imboccateillupo" ai brasileiri che finalmente sono riusciti a giungere a destinazione. E ora si parte... Un abbraccio a tutti, ci si sente prossimamente per aggiornarci sul futuro. M.A.Ialino 8°)=

Città del Guatemala - 17/06/06

Oggi è durato 30 ore, il giorno più lungo che mi ricordo. Sono stanchissimo, domani sveglia alle 5 e scriverò poco. Ma i prossimi giorni saranno meglio? Mah, la vedo dura... Oggi ho conosciuto i compagni di viaggio, gente che mi piace, sinceramente. Un po' polemici a volte, ma io ci sto bene. Tante chiacchiere con Giovanna fino a Madrid, che poi da sopra si vedono cose stranissime, come quei cerchi grandissimi che chissà cosa sono... Ah, e nonna Elena, che se vedesse le nuvole da sopra che paura avrebbe? Se cadi ci rimbalzi! Poi il volo lungo, un po' di paura poca poca, scherzi con Bribri e Volante. Mi manca qualcuno con cui condividere "così" quest'esperienza. E il resto, ma ora non importa. Taglio corto, che ho sonno e tante cose da dire. Solo una parola, la bimba bellissima che ha scoperto da sola lo scivolo piccolo all'aeroporto e io era un pezzo che volevo farle vedere come funzionava. Poi quello sull'aereo, e ce l'ho fatta a far vedere a Bribri e Volante un po' come sono. Arrivo sul continente nuovo, lo spagnolo lo so benino, gli altri forse un po' meno, ma lascio fare a chi ha più esperienza, giustamente. La povertà sì, il degrado pure, poi la scena brutta di vedere militari del "SC" coi mitra, e tanti... Invece poi (ci metto un po') anche loro (2) li saluto col naso dal pulmino, e sorridono e mi rispondono. Coi mitra a tracolla! Spettacolo... La gente saluta e sorride tantissimo, dall'aeroporto in poi. Eduardo l'autista è simpatico e mi saluta, torno per salutare la hija del setoloso e mi chiede come mi chiamo... Così, cose belle. Poi al ritorno crollo. Coi volontari veneto-bresciani Volante e Ruggero fanno discorsi seri di cooperazione. A me al momento interessa pochissimo quasi niente. Son qui per altro. L'altra cosa per cui mi manca qualche ciofeghino è per fare lo scemo (educato!) dal pulmino. Gli altri sì, bravi, però da 'sto punto di vista un mortorio. Parevo Sballo! Sono stufissimo, buonanotte! Ah, ancora devo decidere se girare con o senza naso. Vedremo...

Nebaj - 18/06/06

Mi sa che non ce la faccio a scrivere tutti i giorni. Siamo stati quasi sempre in pullman, ma anche stasera che stanchezza! Anche oggi tante cose, un'infinità più di ieri (che non erano poche). Ok, intanto ho deciso che finché non mi dicono qualcosa gli altri, io dal finestrino continuo a salutare. Agli altri sembrerò ripetitivo, starò quasi sempre in silenzio, ma per tanti che mi hanno visto è stato impossibile non sorridere, salutare, stupirsi e a volte anche voltarsi. Ma c'era gente armata e militari, e sinceramente certi momenti un po' di paura di reazioni strane l'ho avuta... Poi il primo incontro, non a Chichè ma in un paese vicino. L'idea del progetto è buona, costruire un centro per la produzione e preparazione di erbe medicinali e la formazione di figure specializzate che in ognuno dei 5 comuni della montagna sappiano usare e produrre i prodotti per le patologie della gente. Gratis, quando oggi per una visita pagano da 100 ai 500 quetzales. La presentazione funziona, lo starnuto soprattutto, poi però chi ha da dire sono loro: le torture e gli omicidi nei 36 anni di guerra civile (loro non l'hanno mai chiamata così, devo chiedere a Petrona il perché) sono terribili, così come le umiliazioni subite presso i latifondi della costa Sur (mi pare questo, il nome). Mariti e figli spariti, ammazzati e torturati, donne uccise sulla traiettoria dei proiettili, altre morte con il feto tagliato via e sostituito da pietre, uomini decapitati, lapidati e seppelliti con solo la testa scoperta. Poi fa tutto il grande Takki, che forse butta un po' via alcuni giochi, durante e dopo Volante fa il guastatore, con Bribri che spesso l'aiuta e io poco (c'è da rivedere i tempi per non distrarre i bambini dalla magia). Poi pranzo, sindaco di Chichè, e ci avviamo verso montagne e paesaggi di una bellezza verde spaventosa. Una povertà sempre più chiara e palese, bimbi che lavorano ovunque. Mi chiedo per la prima volta "ma chi me l'ha fatto fare?" mentre percorriamo una strada sterratissima e allagata di buche e acqua in una montagna che è una cava a cielo aperto. Arriviamo a Nebaj, i bimbi, la cerimonia, la cena, le chiacchiere con Petrona. Ho troppissimo sonno, vado. Notte! PS: croce maya (visione del cosmo) nero -> l'oscurità giallo -> la luce del sole, il tramonto rosso -> sangue, energia bianco -> morte (+, passaggio!) verde -> anima della terra azzurro-> anima dell'acqua

Nebaj - 19/06/06

4 del pomeriggio. Vista la Spagna (da 0-1 a 3-1... como se dice?) e fatte 2 chiacchiere con Volante, scrivo. Stamattina sveglia tranquilla e partenza alle 7:30. Arrivo a Chajul (2° punta del "triangolo" Ixil) e colazione. Si vede che arriviamo già mezzi (e +) clown: coi bimbi e non solo si gioca senza far nulla di speciale già al bar o per strada. Poi si comincia e ho la solita un po' paura, mi toccherà la mosca e va bene, l'invadente e un po' meno. Ma si comincia con il coccodrillo: si alzano tutti, ma l'unico modo di coinvolgerli è giocarci quando morde o si arrabbia. Poi balletti e spettacoli loro, dai tradizionali all'hip-hop, alcuni veramente carini, altri lunghi, altri boh (la mimomusica, cioè il playback...mah!). Poi Takki e le magie, che funzionano con tutti (anche al ritorno, sulla strada verso "casa" bloccata venti minuti per lavori)... tranne noi, che tanto le conosciamo. Sarà per quello... La gag della mosca per me funziona, anche dopo, l'interazione funziona. Anzi, soprattutto dalla fine dello spettacolo in poi. Quella genialata di fisarmonica mi fa ritrovare intorno un nugolo di bimbi come non mi era mai capitato, una cinquantina forse, forse di più, che non potevo muovermi... Spettacolo!
Poi giocoleria con le matasse di filo, el Cerrito che si affaccia al finestrino solo per essere massacarato... splendido, davvero indescrivibile. Come i bimbi di ieri sera, comunque non è la povertà che ti impedisce di ridere e aver voglia di giocare. Agli altri fa impressione vederli giocare col fango, ma io da nonna cosa facevo? E lì avevo scelta... Qui stamattina era un gioco un copertone di biciclettada da far girare.
Qui taglio con Chajul, perché prima del ritorno c'è da passare a vedere il terreno dove costruiranno el proyecto, un centro con 3 case che per ricordarle devo pensarci, ma ora non posso perché lì c'è da dire che siamo stati tra le trincee dei miltari, sul basamento di un cannone che bombardava gli indigeni a 40 km, nei resti dell'edificio dove si rifugiavano gli ufficiali (loro non erano indigeni, i soldati sì...). E lì si uccideva, si torturava, si depositavano e usavano armi per uccidere. E forse sotto di noi granate inesplose e certo cadaveri.
Finisco dopo.

Nebaj - 20/06/06

Solo due parole su ieri sera, e su una persona in particolare. Mi vegogno un po' a non ricordarmi il suo nome, però è il professore e gli altri non pare così grave non ricordarselo. Ci aveva ospitato domenica sera, ci ha reinvitato anche ieri. Stavolta a casa sua, non nella sala del rito maya. Agli altri colpivano le cose che mancavano, a me quello che c'era. Un'ospitalità e una dignità incredibili, sovrumane, davvero commoventi, io quasi mi sentivo in colpa a sedere, e mangiare, solo noi, la Nena e il piccino, mentre loro (lui, la moglie e la figlia maggiore - 15 anni il 10/06, c'era una specie di bomboniera con scarpetta di vetro sul tavolo) si prodigavano per non farci mancare niente (huevos, frijoles, tortillas, café y pan dulce). E poi addirittura escono, ci lasciano soli coi bimbi per non farci pesare quella disparità. Ti senti in colpa, è vero, ma anche immensamente importante per loro, e capisci che gli devi tutto ciò che puoi. La Nena è favolosa, con gli occhionie quell'espressione da piccola donna che non lascia mai. Giulia le chiede quanti anni ha, lei ci pensa su poi fa "veinte". Le chiedo se è sposata, pensa ancora un poco e fa sì con la testa, e così quando le chiedo se ha figli...
Lo racconto poi al papà che ci accompagna a Cotzal, per una festa (che non sono sicuro, ma forse hanno anticipato di un giorno solo per noi, e all'ultimo momento) e così parliamo della fantasia dei bimbi, e della capacità di ridere con qualunque cosa. Ma questi. Quelli di Città del Guatemala qui sarebbero disperati, mi dice, e un po' ci credo un po' no. Ma qui senza dubbio si ride di più, a cominciare dai guerriglieri che tornano bambini per una magia, o la signora che al mercato di Chajul si sforzava di fare la faccia arrabbiata e non sorridere mentre giocavo con le matassine colorate.
Poi continua anche lui con la situazione delle donne, che senza matrimonio non hanno diritto alla proprietà privata, i matrimoni misti che, se tra gruppi maya diversi si sono sempre fatti (lui è Ixil e lei Mam, tra loro parlano spagnolo e la Nena è trilingue), verso altri gruppi erano praticamente impossibili fino all'accordo di pace.
Ora vado, oggi non dovrebbe essere pesante, ma qualcosa toccherà farlo.
Stanotte ho avuto la febbre.

Nebaj - 20/06/06

Giornata tranquilla come cose da fare, intensa in quelle poche. Sveglia tardi, con Ruggero a comprare azucar y pan dulce per accompagnare il caffè in camera loro, poi nuovo desayuno con Petrona in strada. Volante si taglia e l'attesa è infinita.
Ci presentiamo ad un incontro sul progetto delle piante medicinali con una trentina di abuelas di 18 comunità del territorio. Problemi di interazione e comunicazione, lasciamo fare tutto a Takki e poi mosca e invadente. Buono, a me sono piaciuti. Stringo un po', che ho da dire cose che non ci riguardano.
Nel pomeriggio parlo un po' con Giulia, poi con Giorgio, poi di nuovo Giulia con Ruggero per dirgli che io non so dire ai 3 (2) che per non deludere la gente che dovremmo divertire serve intesa e comunicazione tra noi. Mi aiutano a farlo con Bribri, e funziona. Lo spettacolo secondo me è andato molto bene, dalla parata alla mosca, fino alla magia e all'invadente("las sillas"), anche se la pulce bisogna gestirla molto meglio. Come chiudo gli occhi vedo flash di un sogno, è il caso di dormire. Dico solo del primo contatto con la disabilità qui: una bimba ipovedente con difficoltà a stare in piedi stamattina, un uomo in carrozzina con due altri. Vado, che i flash si allungano.

Nebaj - 21/06/06

Sempre più cose da scrivere e sempre meno tempo per farlo... La stanchezza è meno di ieri ma sempre tanta, e domani la sveglia è alle 6. Stamattina Cotzal, per un incontro con la comatronas e poi una breve presentazione nel salone per la festa di San Juan. Mi rendo conto che la parte più bella e più grande della missione la sto lasciando fuori, tanto da queste pagine quanto dalle poche foto che riesco a fare. E' una miriade di piccole stelle di sorrisi e occhi di bambini che sorridono, e voci che gridano "payaso", e facce di uomini e donne, anziani o adulti, che dal finestrino colgo sorprese e poi inarcano quel sopracciglio, o ti buttano là quel sorriso con il gusto della mano che si apre in un ciao e tu non te l'aspetti e ci rimani così. Oppure passeggi per strada normale, tranquillo, con solo l'elastico rosso al pizzetto, e tutti si girano e sorridono, dal garzone del meccanico che mi indica al collega fino ai bimbi che, in 3 su una bici (me ne rendo conto solo adesso... ma come facevano?), per 4 volte nei 500 metri che mi separavano dal telefono mi hanno sorpassato e sono tornati indietro ridendo...
Non so se la missione è qui per questo, perché probabilmente no, questo non è qualcosa che resterà, qualcosa per cui vale la pena studiare e finanziare progetti. Sì, ci sono cose molto più importanti, come le proteste delle comatronas di Cotzal, che chiedono aiuto per essere riconosciute dallo stato ed avere diritto ad un compenso che sia pubblico e leggermente più dignitoso dei 20 quetzales per l'assistenza al parto e per i 40 giorni successivi. O come la cerimonia di stasera, per commemorare il 70° anniversario delle "Fosse Ardeatine" Ixil. O peggio, in un certo senso. Perché i morti scelti a caso (i più eleganti in un gruppo rastrellato a caso) furono sì solo sette (più due desaparecidos nei giorni successivi), ma puniti per un fatto mai avvenuto: al Governo il ferimento leggero di un ... beh, comunque una figura ufficiale, era stato comunicato come il suo omicidio. Sì, sono davvero queste le cose importanti, e far vedere al mondo quanto sia tremendamente vera la povertà di cui sempre troppo spesso e mai abbastanza si parla.
Cavolo ,nella sala dove abbiamo fatto l'incontro stamattina c'era un pannello con i sintomi della denutrizione dei bimbi, e due disegni relativi. Beh, tempo un quarto d'ora esco per guardare la parata delle scuole del paese, e non ho accanto una signora con un bimbo con pochi capelli, il viso a luna piena, la pancia gonfia e lesioni sulla pelle? E subito dopo, accanto a loro, una abuela con un niño con gli stessi identici sintomi. Forse gemelli.
Dovevo finire il discorso di prima, ma con quello concludo, per cui prima mi chiedo se quel senso di "americanata" per la parata delle scuole (tra majorette, balli tradizionali, marimbe, disco, acrobazie...), che a Bribri ha fatto lo stesso effetto, può avere senso o no. Soffrono fisicamente la fame, ma oltre ad avere il cellulare, chewing gum e lecca lecca, sono quasi costretti a spendere una barca di soldi per divise, costumi, musiche tutte o quasi "occidentali". Promuovere l'istituto? Fidelizzare il cliente? Non so, mi pare molto difficile capire. tornando a prima non lo so, è vero che un sorriso poi può scivolare via al primo problema. E' banale, ma resto convinto che ne valga la pena. Soprattutto se riusciamo a liberare, nel corpo che è il paese, le endorfine che sono stupori e le piccole gioie che... ok, senza gonfiarsi, ma che tenero scintillio di passi quando una bimba ti vede e si gira a strattonare la mamma per indicarmi. Ma ne riparleremo. Montecristo (Chimaltenango) - 22/06/06 Pensavo di scrivere, non moltissimo ma qualcosa sì. Invece s'è fatta una condivisione a sorpresa che è andata anche penso molto bene, vediamo se porterà frutti o no, ma un po' ci credo. Rimando a domani, ora parlo un po' con Giorgio.

Montecristo (Chimaltenango) – 23/06/06

Tre momenti forse tra i peggiori della prima parte della missione e tutto in quello che forse è stata la giornata migliore? Forse sì, perché mi sveglio con 2 attacchi di... diciamo un principio di dissenteria (tarpata, speriamo definitivamente, dalla solita pomata taumaturgica di Giulia o più probabilmente dalla compressa di Bribri), poi a metà pomeriggio mi accorgo che m'è sparito il braccialetto del raduno (sicuramente strappato da qualche bimbo nel marasma dello spettacolo di stamattina) e prima di andare a letto scopro che la cicatrice si è riaperta e non è proprio questo gran spettacolo. Però il resto è andato benissimo, con come apici lo spettacolo di stamattina (dal viaggio in pick-up sul retro alla chiusura tra le bolle e i bimbi che non ci lasciavano partire, e le gag molto arricchite e molto riuscite, interazione con Takki compresa, e "peluja peluja", e tutte le improvvisazioni...) e tutti i giochi del prima e dopo pranzo e della prima durante e dopo cena con i bimbi di Luis, el Neno y Eulalia y Lidia y el hermano sin nombre che non mi ricordo ma è timido e pacioccosamente simpatico, perennemente incamiciato. E gli scherzi, le coalizioni e il solletico que no lo tiengo (invece un poco sì). Ahorita me voy. Sono stato veramente bene, e che grandi abbracci quelli di questi bimbi!

Antigua - 24/06/06

Sveglia prima e peggio di ieri, con i problemi intestinali di ieri ancora qui a rovinarmi la giornata.

Antigua - 25/06/06

Ieri poi pochissimo tempo per scrivere, oggi stesso inizio degli ultimi due giorni, ma almeno abbiamo avuto un giorno e mezzo di "relax" qui ad Antigua (città carina, senza dubbio, ma il mio concetto di "più bella del Guatemala" è un altro... troppo turistica, come Chichicastenango). "Relax" perché ci siamo trascinati proprio da bravi turisti da un mercatino all'altro. E chi mi conosce sa bene quanto ami quest'attività... No, non sono qui per questo, ma non lo faccio pesare a chi invece ne approfitta per giocare a contrattare sui centesimi. Anche se mi pare un po' deprimente... Insomma, sulle ultime 36 ore c'è poco altro da dire, salvo l'arrivo di Nadia la pallavolista e i discorsi con Ruggero sui possibili sviluppi del progetto con un mio eventuale coinvolgimento al ritorno in Italia. Molto molto più interessante è stata ieri mattina, con l'arrivo alla escolita del Monte de los olivos, dove ad attenderci non c'erano che un cancello metallico chiuso e un'aldea povera come la regione Ixil. Covate di cagnolini, e bimbi che fai fatica ad immaginare con abiti puliti, stretti l'uno all'altro e diffidenti, ma poi curiosi perché comunque ti cercano con gli occhi finché non li trovi, e allora rapidi a nascondersi dietro le gonne di una mamma o una sorella maggiore. Allo spettacolo sono una sessantina di bimbi, "reclutati" quasi al volo dalla maestra, anche lei arrivata con la tradizionale hora chapin di ritardo. Non sono i 400 della scuola perché è la settimana di vacanza, ma vista la piccolezza dello spazio è una fortuna. Lo spettacolo e l'interazione non sono la perfezione del giorno prima (diversi "piccoli" piangono, io sono un po' fuori fase), ma piano piano migliora, fino a meritare il finale col botto di Giorgio (il secondo di 4 dopo il salone di Nebaj). C'è la povertà della scuola, ma è tardi e domani si parte presto.

El Rancho - 26/06/06

Dopo un viaggio di 3 ore con Italia-Australia come colonna sonora (compreso il finale da brividi per non aver capito per chi fosse il rigore), arrivo finalmente da questa famosa Madre Antonietta. E' un bel personaggio, non c'è che dire, lei e il piccolo mondo che le ruota intorno. Dopo incontro, presentazione e conoscenza, pranzo e subito al lavoro, a riempire e sistemare i 250 sacchi di fagioli, zucchero, olio, "patatine" e "mucche" che dovranno distribuire alla gente in fila fuori. Una cosa piuttosto faticosa, specie dopo pranzo e con il clima di qui, un caldo e una umidità terrificanti. E soprattutto una cosa che fanno ogni mese, una volta al mese. Al che mi chiedo: ma quanto siamo fortunati, ad esser capitati qui proprio oggi? Ma a parte queste sciocchezze, poi si va fuori, tra due file di donne con bimbi in attesa di una razione di aiuti, con la dignità e l'umiltà che solo certe vite possono insegnarti. E da noi non sappiamo abbassarci ci un centimetro nemmeno noi claun, alle volte...
Cominciamo a giocare con la gente (soprattutto Volante e Takki) e coi bimbi e il pallone, io e la Nadia. Non sono in formissima, si vede ma passa, e poi soprattutto quando mi "adottano" prima una bimba e poi l'altra e la folla un po' sfolla, mi sciolgo e comincio, mentre gli altri già ci stanno dentro.Mucha pobresa, no, non è il Quichè o gli Ixil, è proprio ovunque, e tremenda, da vivere e accettare. Lo sarà ancora di più tra quindici giorni, lo so, e ho paura che invece lo sarà meno già tra un mese. Non voglio perdere nulla, di questo, né Henry e le lezioni di geografia, né gli abbracci e i sorrisi, stupiti e divertiti. Ci proverò.

El Rancho - 27/06/06

Alla scuola di qui, El Rancho, il Liceo (mi pare), comunque basico (elementari). Prima a preparare i sacchetti con penne, matita o fermaglio, caramella, riga o quaderno o maglietta, e i numeri della lotteria. Come ieri a preparare pacchi, qui in queste missioni pare sia sempre così. Spettacolo loro, con 3 diverse versioni di un pezzo reggaeton portoricano (Rompe, mi pare) e la musica tipica di qui, tipo Ixil, con 4 bimbe con gli abiti tipici che il maestro ci spiega essere non eredità tradizionali maya, ma adattamenti delle diverse etnie all'imposizione cristiano-spagnola di non esporre tutte le nudità ai 4 venti, com'era loro usanza. Sì, solito paradosso da Chajul in poi, con abiti e danze tradizionali accanto a hip-hop e musica dance, con bimbe vestite da Bratz e bimbi da bulletti, ma il paradosso è la natura di questi luoghi. Da un certo punto di vista è una fortuna, perché significa che non tutti sono interamente assuefatti ai modelli standard che bene o male noi ormai abbiamo fatto nostri. E' caldissimo, domani sveglia alle 4, ma un paio di pensieri li appunto. La bimba che a Volante reagiva con la violenza, e pur comportandosi con gentilezza con me, diventava aggressiva quando le chiedevo il nome: chissà cosa avrà passato, cosa la aspetta a casa e cosa starà facendo stasera. E poi il solito, stavolta è Nadia che non si fa problemi a ballare in strada, poi coinvolge anche Giovanna, e io mi chiama ma niente. Ci riuscirò? Devo farlo?

El Rancho - 28/06/06

Prima di oggi devo finire ieri, che per il sonno ho saltato la cosa forse peggiore, cioè trovarmi sulla porta di una stanza della clinica a sentire, senza vederle, Madre Antonietta spiegare a una mamma e una nonna che la bimba che avevano portato a medicare era morta perché la piccola non era nata in ospedale ma in casa. Non ho visto i volti delle donne, e non mi dispiace, perché non le ho sentite, ma mi avrebbero distrutto tanto una disperazione colma di senso di colpa senza fine, quanto un'indifferenza pacata e rassegnata alla perdita di una delle tante vite che avrebbero vissuto nella fame della loro famiglia con la triste e insensata consapevolezza della precarietà di ogni esistenza. Oggi non è stato molto più semplice, perché sì, col gruppo è andata benissimo, come sempre ultimamente (e stasera abbiamo pure "salutato" Giovanna con "La donna cannone" e una bella condivisione), ma per il resto è stato veramente massacrante. Tralascio i disagi del viaggio di 5+5 ore (3+3 in pick up tra i monti) soprattutto nei momenti in cui l'intestino invocava una sosta impossibile (e Nadia nelle stesse condizioni non è che mi fosse di grande aiuto); ma il fatto è che forse per la prima volta a Colmenas ho messo letteralmente piede nella povertà, in case di pali e assi, col pavimento di terra e un'amaca per letto, un cagnolino pelle e ossa agonizzante ad una porta, le pentole di terracotta a cucinare su ciocchi di legno gettati in terra, e bambini nudi a nascondersi in lacrime dietro fratelli più grandi vestiti per bene e con meno paura di noi e delle macchine fotografiche. Io non ho il cuore di terrorizzarli con queste diavolerie elettroniche, provo a divertirli un pochino quando gli altri si allontanano, e se coi più grandi riesco anche a sapere il nome (il maggiore però non l'ho capito, il secondo è Pablo), coi piccoli è già un successo farli smettere di piangere ed incuriosirli un po'. Poi sulla porta della casa costruita col progetto c'è la mamma con David, forse un anno ma sporco da far rabbrividire, con un moscerino che gli entra in un occhio prima che riesca a toglierlo, e lì si trova con altri, senza che David se ne accorga neppure. Non tutto è così, c'è anche una signorinella di tre anni che riesco a far smettere di piangere e finisco per far ridere, con lo starnuto, la lingua, le facce e i saluti che non finiscono mai. E una craniata prima di uscire, tanto per gradire. Lascio il tau ad una famiglia che dalla vecchia casa ha fatto una cappellina per la Vergine Maria, loro ed altri hanno iniziato la sperimentazione di tenere un orto, speriamo diano le verdure ai bimbi, oltre che venderle. Altri hanno piantagioni diverse, altri ancora ananas, abbastanza per la famiglia e la vendita. Ce ne regalano tre ed un cesto di aguacates, e ti senti un ladro, vuoi pagarlo ma alla fine non riesci a dargli più di... cos'hai in tasca? Un accendino e il naso rosso, il secondo no, ma il primo glielo dai col cuore, lo prende e te ne vai. E mentre vai vedi la faccia dell'uomo quando gliel'hai dato, realizzi che gli potrebbe far tanto comodo ma non ha idea di cosa sia né come usarlo. E tu che fai? Niente, non torni a spiegarglielo perché gli altri sono avanti, non ti va di farli aspettare, hai fame, poi magari lo offendi, o non sai spiegarti. Il solito scemo, insomma. Qui c'è il discorso dei letti, ma è tardi.

El Rancho - 29/06/06

Sì, i letti, c'era da finire ieri, ma da aggiungere c'è solo che dopo 3 anni di progetto, con la costruzione case pilota e l'introduzione di piccoli orti familiari (qui la terra la possiedono) e piantagioni di ananas, il grosso del lavoro è ancora da fare, prima fra tutto l'educazione all'igiene: spiegare a madri di famiglia come lavare il figlio, l'importanza della pulizia e come fare un letto sono cose basilari. Stamattina poi abbiamo visto come confezionano conserve, marmellate e shampoo a Guastatoya, potrebbe essere verso l'esterno una cosa interessante. Il pomeriggio...


FOGLIO PRESENZA GUATEMALA

Data: 29/06/06
Nome Claun: Ialino
Accompagnatori: Bribri, Takkipirina, Volante + Nadia alla regia
Ospedale: Jalapa
Reparti visitati: Pediatria, Chirurgia donne, Ginecologia, Maternità, Chirurgia Uomini, Pronto Soccorso (al volo)

Due ore di viaggio in microbus sotto il sole e sulle strade del Guatemalacon alla guida il solito prudentissimo autista guatemalteco non è proprio il massimo per prepararsi ad entrare in forma in clima ospedale, specie in un ambiente tanto lontano e difficile da immaginare. Ci accolgono le suore, cordiali e simpatiche, che poi ci seguiranno in tutti i reparti. Riusciamo a convincerle a non radunare tutti i malati in un'unica stanza per ogni reparto, ma è dura. Partiamo con tutta la carica del mondo da pediatria, ed è un massacro. Cominciano Volante e Bribri nella prima stanza, a me e Takki tocca la seconda ed ultima: camerata grande come l'altra, ma con una quindicina di bimbi, non 3! e accanto le mamme preoccupate, non una che si sforzasse di sorridere. Le capisco, per carità, ma qui anche i bimbi sono delle maschere impassibili (quelli che non piangono). Accompagno le magie di Takki con la fisarmonica, ma finché non ci giungono in soccorso Volante e Bribri è veramente dura. Anche dopo, in realtà, ma almeno con bolle e palloncini possiamo dedicarci bimbo per bimbo e riuscire a strappare qualche sorriso, anche se solo per pochi istanti. Piuttosto diverso è ciò che accade negli altri reparti, dove bene o male riusciamo ad entrare in quasi tutte le stanze. E con quel poco di spagnolo ce se la fa pure a farsi e far fare qualche simpatica risata. E poi gli occhiali per vedere l'Italia ad una nonna, Jesus Feliz, la solita gag dell'affamato con la tipa col comodino pieno di pappa e bevande buone buone, e poi come sempre a far da spalla alle magie di Takki, che qui se non altro funzionano più che coi bimbi. Solo, forse avremmo potuto dedicare un po' più tempo ai malati, in alcune stanze, che alle novizie e alle infermiere che ci hanno seguito e accompagnato. Poi manca l'igiene, e dando la mano a destra e a manca non sono certo di grande aiuto. Ma appunto, so di sbagliare, ma qualunque cosa faccia come potrei peggiorare le cose? Nell'ultima stanza di chirurgia faccio un giro di quasi tutti i letti a portare refrigerio con pompetta e cravatta. Credo sia stata la cosa migliore di tutto il servizio. In faccia, sulle braccia sudate e sui piedi non profumati ma accaldati del ragazzo e di tre omoni cicciosi e sudosi, davvero ho letto un istante di fuga e sollievo su quei volti bruni e finalmente sorridenti, con gli occhi persi dietro le palpebre chiuse in un sospiro di altrove. Che placida gioia, come questa ventata sulla spalla sotto il portico nella canonica di Jaime. La malattia è malattia ovunque, come la debolezza, la morte e il sollievo. Qui noi clown siamo clown, qui un po' mi sento al posto giusto, nonostante tutto e il colpo di calore.

El Rancho - 30/06/06

Ho lasciato un paio di pagine per il foglio presenza in ospedale, non è molto ma spero basti. Come spero di riempirle prima di partire da qui. Le avrei riempite oggi, ma con quello che abbiamo visto è impossibile. La mattina ok, spettacolo nel "Liceo" dov'eravamo stati martedì (mi pare) più o meno con gli stessi bimbi, e il non averlo saputo fino a 5 minuti prima della partenza non è stato l'ideale. Non eravamo in forma, un po' tutti, ma non è andata poi così male. Poi, come sempre, il momento più bello è la fine, quando in mezzo all'anarchia puoi giocare liberamente e lasciarti prendere in giro, e oggi con "I bambini fanno oooh" è stato uno spettacolo. Davvero.
Il pomeriggio invece è stato forse, ma sicuramente, il momento più surreale delle ultime 2 settimane. Con Dona Julia e Rachelita siamo scesi, vicolo dopo vicolo, scalino dopo scalino, casa dopo casa, in mezzo a quello che è forse uno dei punti più bassi di questo cavolo di mondo che più ne vedo e meno lo capisco. Siamo letteralmente scivolati, da qui dove l'acqua corrente è un diritto un giorno sì e 5 minuti dopo chissà, giù giù fino al cuore sporco più del resto, povero più del resto, invivibile e inimmaginabile più di tutto il resto del Guatemala, e del mondo che conosco. Una cosa che se mi chiedono di disegnare il punto più basso da cui può partire un uomo ci farei una croce sopra col pennarello grossa così. Potrei fermarmi qui, o raccontare le case, il timore perfino che avevo all'inizio di allungare una mano per ricambiare la stretta solida e dignitosa con cui mi si è presentato Yayson. Potrei parlare dei piedi nudi dei bimbi che giocavano su un machete, o che correvano in mezzo all'acqua putrida del rio per recuperare un pallone tirato troppo in là. Potrei, invece dico pure che il bimbo i cui piedi ballavano sulla lama con qualcosa simile alla poesia stava giocando con me, spaventandosi per i versi della vaca, del toro, del coche (qui il cerro si chiama così) e di tutti gli altri animali che mi chiedevano di fare, lui e il piccolo sciame che ci siamo radunati dietro già dopo poche case io e Nadia. Con lei i bimbi e soprattutto le bimbe hanno molta più facilità ad attaccarsi, credo perché è una ragazza, perché poi anche Yeyson 3 o 4 volte mi ha tenuto per un po' per mano, finendo però sempre per lasciarmi dopo pochi metri. Ma ho cercato tantissimo, ovunque, con chiunque, il gioco, la relazione... Col fratello di Julia, poi nella seconda casa con tutti e la bisabuelita, che ha riso anche lei senza uno dei suoi denti e con un sorriso morbido e tenero. Poi i bimbi, sì, ovunque e dappertutto, fin sul ponte dove stavano giocando in 3 e un po' ci hanno ignorato, poi passati ho continuato a salutarli e uno mi ha fatto una serie di mosse tra l'arte marziale e Dragon Ball, e io ho ricambiato con un po' di samurai e l'onda energetica. Ma per un bel pezzo, mica una volta! Il massimo però è stato nella casa della signora col tumore, che fin lì coi bimbi avevamo fatto un po' di macello, poi ci avviciniamo, entriamo quasi tutti, all'inizio anche qualche bimbo, poi rimaniamo io, Takki con la macchina fotografica e mi pare Bri. E già da prima, un po', senza naso, riesco a farla ridere, con le 2 parole di spagnolo che so e giocando un po' coi nipoti e non so cos'altro, ed è una sensazione di una pienezza travolgente, indescrivibile, oltre tutto ciò che so. Sono io a volerci fare la foto, e la vuole anche lei, e l'abbraccio che ci regala alla fine è più di tutto, più del male, della povertà, del caldo soffocante, delle spalle ustionate che mi bruciano e della disperazione che avrei dovuto provare e non sono riuscito. Più persino della gioia, della speranza, dell'ascolto, della cura e dell'attenzione, più di tutto quello che ho mai preteso, tentato o sperato di portare. La senti augurarti "qué todo vaya bien", lei, e quasi si commuove quando ricambi con un "qué todo le vaya bien a usted tambièn", e tu sei lì e non puoi far altro che andartene, lasciando sulla sua amaca quella nonnina che al nostro ingresso si era faticosamente (ma col sorriso) issata a sedere col suo pannolone di plastica e una coperta sulle gambe. Vai, perché dopo averti dato tutto cosa può volere da te? Un abbraccio che davvero, come pochi, racchiude tutto. Il resto è tutto, una carica incredibile, un desiderio di dare tutto, cercare ogni cosa potesse diventare un "ooh" o un sorriso dentro, intorno e fuori di me... E qui scopri che nessun luogo è irraggiungibile, nessuna speranza un'utopia, nessun sogno destinato a rimanerlo.

El Rancho - 01/07/06

Che dire? Su oggi veramente poco, dal punto di vista della missione, dato che in pratica non abbiamo fatto che un giro turistico a Coban e all'Aquafan del Guatemala... Vado avanti col foglio presenza dell'ospedale, sperando di finirlo, qui aggiungo che stasera si è discorso parecchio e bene sul gruppo e i progetti, e finisco dicendo che questo (*inserito tra le pagine) è il fiore che ieri mi ha regalato Maylin Estephany Peralta Arriaza. Sì, vabbè, ho fatto un po' di confusione... Sarà il sonno... Il foglio presenza lo continuo fra qualche pagina. Stasera Ruggero mi fa: "Ma in tutte le vacanze sei così sfigato e allegro o siamo fortunati noi?" Oggi: stanotte non ho dormito per il bruciore alle spalle e la paura di muovermi, di notte attacco di popò rimandato per black out, altro attacco trattenuto un'ora in microbus, mi scoppiano 2 vesciche sulle spalle all'andata, mal d'auto al ritorno e un uccello fa la popò sulla maglia stesa...

El Progreso - 03/07/06

Secondo giorno (primo intero) qui a El Progreso, nella regione di Jutiapa,nella canonica di Padre Jaime. E qui a non far nulla, in pratica, con Jaime che ieri sera, dopo una cerimonia di qualcosa tipo 3 ore, a cena ci chiede dosa faremo, anticipando la domanda di tutti noi: amicizia a parte, che ci stiamo a fare qui? Pare una cittadina della bassa California (non che ci sia mai stato, ma è pieno di tiendas de ropas americanas). Dicevo agli altri che in due settimane, tra Nebaj e qui, siamo passati da un estremo in cui tutti indossavano abiti maya tradizionale e uno vestito "all'occidentale" pareva un alieno, a qui, pieno di guatemaltechi con in famiglia almeno un emigrato negli Stati Uniti (alcuni anche 7 o 8) e tutti che sembrano voler apparire diversi, appartenenti ad una cultura che probabilmente a loro pare davvero superiore. Paradossalmente invece Jaime ci dice che qui la gente è molto più solidale che altrove, a El Rancho in particolare, dove, ci dice, quello che manca è la voglia di migliorare la propria condizione. O meglio, di darsi da fare per riuscire a farlo. Forse ha ragione (anzi, sicuramente) e quindi oggi non riesco a non pensare a come e cosa si possa fare per questa situazione. Ammesso che qualcosa vada fatto. Possiamo? Dobbiamo? Eppure ieri mattina siamo andati a fare l'ultimo spettacolo di El Rancho alla scuola di Las Champas, dove ragazzi dai 13 ai 19 anni che durante la settimana lavorano si ritrovano a studiare dalle 8 alle 17:30 del sabato e della domenica, con professori volontari ma non improvvisati e dopo aver fatto anche 2 ore di viaggio a piedi e altre 2 in autobus solo per arrivare fin lì. Questo non è lo spirito di una gioventù rassegnata o pigra, questa a me pare una risorsa ricca, grande, preziosa e importante per una terra che senza dubbio ne ha realmente un bisogno assoluto.

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