mercoledì 3 agosto 2011

MIssione Uruguay 2011

VIP Italia

Missione Uruguay 2011

PRE-MISSIONE

Alcuni segnali sembrano consigliare al gruppo Uruguagio di valutare bene se partire: pochi giorni prima della partenza prende fuoco la stazione di Tiburtina e i treni hanno in media un ritardo di circa 4-5 ore. Il gruppo riesce ad aggirare l’ostacolo organizzandosi con pulmini e macchine. Ma i segnali non finiscono qui: il giorno prima della partenza prende fuoco una fabbrica di cosmetici vicino all’aeroporto e vigili del fuoco allagano la pista di partenza nel tentativo di domare le fiamme.

Non ascoltando i segnali il gruppo decide di partire comunque e allora ecco che Pel e Smak sono costrette ad uscire dall’autostrada perché un camion ha perso il suo carico: maiali, che iniziano a correre per la carreggiata.

29 – 30 LUGLIO 2011

Ritrovo a Roma Fiumicino per suddividere i bagagli: giochi, medicine, vestiti e quanto raccolto durante tutto l’anno vengono spartiti tra le varie valigie, ma i kg di roba sono veramente tanti e il gruppo decide di acquistare un collo in più per portare in Uruguay quanto trovato. Le ore in aereo trascorrono veloci, tanta è la voglia di arrivare. Le 14 ore di viaggio volano tra una serie di pisolini e..una serie di… pisolini! Al nostro arrivo c’è Hermana Hangela che ci accoglie a braccia aperte…

Pensare di partire diretti per l’Obra che ci ospita a Mandubì nella città di Rivera è in realtà solo un miraggio. Hermana Hangela ha pensato bene di farci una sorpresa: ci porta a visitare una fabbrica di pasta a S.Lucia, una città sul cammino verso “casa”. Siamo ospitati dai “padroni” di questa fabbrica che ci mostrano come fanno tortellini, agnolotti e penne… tutto condito da un pranzo a base di… pasta!! Vuoi non spiegare a noi italiani come si fa la pasta?

Pepi e Shion appaiono stupiti da tale meraviglia… Bronzetta invece ci invita a fare un giro nel pastificio di suo zio a meno chilometri da casa nostra!

Rotolando come un tortellino ci dirigiamo finalmente verso casa a Mandubì. Hermana Hangela prova a farci fare altri giri per il mondo ma le chiediamo di andare verso l’obra. Il TuorbyPel è un operatore meglio di Alpitur!!! No Pel ahiahiahiahai!!!!

Verso le 20 arriviamo a casa: le emozioni sono contrastanti. Dovete sapere che il gruppo è formato da 9 persone, di cui 6 sono già state qui e 3 che per la prima volta hanno questa fortuna! Alcuni di noi vivono la sensazione del ritorno, come di non essere mai andati via da qui. Tutti i luoghi sono familiari cosi come alcuni volti! Gli altri invece sono nella fase della scoperta: odori, visi, luoghi, abbracci sono sensazioni nuove e tutte da assaporare!

Ci rendiamo però conto che il gruppo cosi eterogeneo è in realtà una cosa sola: la sintonia si fa già sentire e si cammina verso uno stesso obiettivo!

Eccoci a tavola ed ecco comparire il piatto da noi più desiderato: la zuppa!!!!!!! Dovete sapere che qui non solo è inverno, ma è anche un inverno particolarmente freddo. Fin dalla prima sera iniziano i primi tentativi di riscaldarsi: triple coperte, stufette e pluristrati addosso.

Il pensiero va subito a chi questo inverno lo passa in case fatte da 4 assi di legno che a fatica stanno in piedi.

Concludiamo la serata con un momento di condivisione e poi tutti a nanna!! Il fuso ci ha fusi!!!

31 LUGLIO 2011

Hermana Hangela ci obbliga a dormire fino a tardi (le 8.30)… faremo questo sacrificio!!! Ma il fuso ci fa svegliare tutti prima! Colazione e poi Messa: ecco che si scoprono i primi talenti della Missione!!! Pepi, Shion, Bronzy e Ceciola si scoprono fantastici percussionisti! Come suona Pepi il bastone della pioggia non lo suona nessuno… la “pioggia” continua puntualmente durante la predica o le orazioni e lei prontamente cerca di fermarla!!

Dopo la Messa ecco i primi giochi con i bambini: il gruppo Scout del Barrio è venuto a conoscerci e abbiamo fatto uno scambio di giochi. I bimbi sono tanto propositivi e partecipi!

La giornata è libera a nostra disposizione: possiamo dedicarci a provare lo spettacolo che deve ancora essere perfezionato! Sotto la supervisione di Cinthia che commenta le nostre gag e che dopo 10 minuti scappa via dicendo “torno subito” e non la si vede più, lo spettacolo prende forma. E’ stato bello riabbracciare Cinthia, una ragazza che in questi 5 anni di Missione ha sempre seguito il gruppo e partecipato ai nostri spettacoli!

Ore 18.50: Pel esclama “Sono già le otto meno dieci, è tardissimo, andiamo a cena, ci staranno cercando”

Arrivati di corsa dalle suore le vediamo tranquille a preparare la cena e Bronzy esclama “ma sono le sette meno dieci, manca ancora un’ora!!!” Abbiamo capito quale regalo fare a Pel appena possibile: un orologio con i numeri e un corso accelerato di lettura!!!

La sera ci aspetta una fantastica lezione su Scrosoppi, padre fondatore delle Suore della Provvidenza… Pepi e Shion tengono a fatica gli occhi aperti e dopo circa mezz’ora Hangela esclama “dai, andate a dormire, siete stanchi!”. Momento di condivisione e giochi insieme e alle 23 tutti a nanna!!!!

SCENE DI VITA VISSUTA

All’aeroporto

- Pel e Shion decidono di “organizzare” loro il gruppo per il check-in. Dispongono di restare tutti in un angolo e loro portano tutti i bagagli. Primo carrello, secondo carrello, terzo carrello… tutti in fila. Tempo poco Gingi e Smak, chiamate per il controllo dei documenti, si mettono anche loro in fila e girando lo sguardo vedono un carrello abbandonato a se stesso nell’altra fila, leggono l’indirizzo di destinazione appositamente attaccato sopra le valige per “eventuali” smarrimenti ed esclamano: “ma guarda, anche quelle valige vanno a Mandubì… ah, ma sono le nostre!!!!”

- Smak esclama “c’è qualcosa da buttare?” e Pepi “Scusa Smak, come si dice buttare in spagnolo?” e Smak “non saprei” e Pepi “Ah, ma non hai appena parlato in spagnolo????”

Prove dello spettacolo

- Abbiamo appeso il telone per lo sfondo si vede Delizia che si avvicina ad esso, poi si allontana per guardarlo, poi si riavvicina, lo muove, poi si riallontana, poi… e avanti cosi per due o tre volte… dopo di che Smak esclama “vi prego guardate cosa sta facendo Delizia!” e lei in sua difesa ribatte “ma non si vedeva la pallina disegnata”… e siamo solo alle prove!!!

- Pel, spiegando quale sia la prossima gag da provare, produce un’enorme quantità di saliva ed ha la brillante idea di sputarsela addosso

- Gag di acrobatica in cui serve dare un segnale per dire che il presentatore si sta per voltare. Si sceglie di fare un colpo per terra con il piede. Pel-presentatore durante la prova si gira e poi batte il piede per terra!!! Aveva capito tutto!!! Al secondo tentativo batte il piede e poi cerca di girarsi più veloce della luce!!! Anche questa volta… aveva capito tutto!!!

1 AGOSTO 2011

La vera Missione ha inizio: oggi prima giornata con i bambini!

La mattina inizia con una parte del gruppo che va in centro accompagnati dal fido Gustav (choiffeur d’eccezione di quest’anno nonché fuego de vida di Pepi!!!) e l’altra parte che sistema il materiale per lo spettacolo. Il diluvio accompagna tutta la giornata ma questo non raffredda gli animi dei pajasos!!!

Prima tappa qui all’obra: la prima dello spettacolo ha inizio e i bambini sembrano gradire, ma quelli che più si divertono sono come sempre i clown!!

Lo spettacolo vuole ripercorrere quello che è stato il cammino di questi 5 anni di Missione: la scoperta del luogo nel 2007, la conoscenza più profonda, gli inciampi che ci possono essere stati lungo il cammino, la fiducia che si viene a creare tra i clown e la gente del luogo e infine la conclusione del percorso. E’ formato da diverse gag: alcune di magia, altre di clownerie, tormentoni, acrobatica e addirittura una canzone finale! Dobbiamo ammettere che certi bambini si sono tappati le orecchie al nostro coro! Nonostante tutto ci hanno ospitato per il pranzo ugualmente!

Dopo lo spettacolo abbiamo dedicato del tempo a suddividere in scatole tutto il materiale portato per il barrio: giochi, medicine, cancelleria e indumenti. È una meraviglia pensare di aver raccolto cosi tanto materiale con il quale render davvero felice qualcuno.

L’obra accoglie una moltitudine di bambini in due turni giornalieri in modo da garantire un pasto caldo ad ognuno.

In una stanzetta piccina piccina i bambini dell’obra aspettano i pagliacci, perché qua quando piove tutto si ferma.

Diamo il via ad una serie di improvvisazioni che riescono fin troppo bene nel poco spazio e il risultato è evidente: si sentono grasse risate dei bimbi ed un “noooo” quando annunciamo che dobbiamo andare.

Senza Shion, che si è prestato ad aiutare a recuperare una cucina per l’obra e che poi racconta di essersi trovato con l’auto ferma in mezzo alla strada, tra il brasile e l’uruguay, sotto la pioggia torrenziale…. decidiamo comunque di proseguire con gli impegni del pomeriggio andando alla Reneira, il barrio più povero di Mandubì.

È sempre tanto agghiacciante passare per questi luoghi, perché inevitabilmente il pensiero va alle persone, ai bambini che vivono in tre assi di legno tutto l’anno al freddo, pioggia e qualsiasi altro tipo di clima… per noi il freddo è tanto e si sente, siamo coperti da vari strati tra calze, calzini, maglie, maglioni…ma loro?

Non ci facciamo scoraggiare da questi pensieri e scendiamo dal pulman carichi e decisi a regalar loro un sorriso…

Ci accolgono in un salone debitamente destinato ai bambini di questo barrio… è una bellezza vederlo per quanto poi consiste in 4 colone e un tetto, senza finestre, senza luce e acqua..ma a differenza dell’anno scorso adesso può essere chiamato “Luogo di ritrovo”.

Anche qui improvvisiamo un piccolo spettacolo, accompagnato da un regalo per ogni bambino. Ci rimangono impressi quei piccoli volti che si stupiscono di aver ricevuto tra le mani anche un piccolo peluches ( che comunque se ci pensiamo è uno scarto di qualche altro bambino) e ci stringe il cuore quando chiedono “ è davvero per me?”.

Con queste immagini forti e toccanti torniamo a casa… siamo ben lieti di vedere che Shion è vivo, e con un the per riscaldarci, iniziamo la nostra condivisione.

La sera zuppa calda, ed una partita a Lupus. Chi è il lupo? Non potendo votare Cib che comunque rimane il lupaccio per eccellenza, votiamo Pepi che vada come vada è sempre lupo!

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Dopo ben 3 giorni che siamo qua, e che abbiamo assistito alla presentazione fatta dalle Hermane del loro padre fondatore, S.luigi Scrosoppi… Pepi da gran fedele decide di ribattezzare il Santo con il nome di S.luigi Scrotoppi con conseguenti allusioni di vario tipo.

- Fare la doccia dalle Hermane è un gran lusso. Peccato che Shion ha trovato un inconveniente anche per questo: il caldo che si è creato in bagno fa contrasto con il gelo della sala adiacente. Risultato: Shion produce un rumore non ben identificato dalla bocca rendendosi immediatamente conto di non essere solo.

- Pepi si è invaghita del nostro choiffeur Gustav ed ogni occasione è buona per chidergli le cose: peccato…in quale lingua? Pepi continua ad inventare parole poco comprensibili anche per noi.

- Entra nella stanza il signor Barbosa e Deli chiede come si chiami, Smak risponde “Barbosa”. Deli “che significa ‘signore’?” e Smak “no! Barbosa” “si ma vuol dire signor??” “è il suo nome!!!” “ahhh ecco non mi sapeva di nome proprio!”

- Nello spettacolo il mago deve far comparire un coniglio che non uscendo dal cappello compare su una macchina telecomandata. E’ il turno di Deli di guidare la macchina telecomandata che con grande maestria riesce a far andar ovunque eccetto dove deve andare.

2 agosto

Sveglia alle 7.00, dopo colazione, questa volta ad aspettarci sono i bimbi dell’Obra con i quali passiamo tutta la mattina. Vi spieghiamo come è strutturata l’Obra: ci sono tre suore (Hangela, Mabel e Lourdes)che gestiscono tutta la struttura che accoglie bambini dai primi mesi ai tredici anni, oltre a prestar servizio a tutte le persone bisognose che continuamente bussano alla loro porta chiedendo latte, pane, vestiti e tutto ciò di cui possono aver bisogno. A tutti i bambini viene offerto un posto caldo dove passare il tempo che altrimenti trascorrerebbero per strada. Come succede qui per la scuola, visto il gran numero di bambini, vengono organizzati due turni: coloro che vanno a scuola la mattina vengono all’Obra il pomeriggio e viceversa. Tutto ciò per offrire a tutti quanti almeno un pasto caldo al giorno.

I bambini che incontriamo durante la mattinata sono molto piccoli. Entriamo nella loro classe che è molto accogliente ed adatta alle loro esigenze. Notiamo come la struttura stia diventando sempre più adeguata e a misura di ogni età che viene ospitata. In questi cinque anni ci sono stati numerosi cambiamenti ci sono stati numerosi cambiamenti anche grazie alle offerte portate proprio da noi. A tal proposito, con le offerte di questo anno, raccolte grazie all’impegno dei missionari, è stato possibile comprare un condizionatore per il caldo e per il freddo da installare nel salone in cui i bimbi passano gran parte delle loro ore all’Obra (e dove da domani probabilmente dormiremo anche noi perché nella nostra casina dove siamo ora fa tanto freddo!).

Con questi primi bambini, il mago Shion e la sua assistente Delizia improvvisano una serie di micro magie che li lasciano totalmente a bocca aperta. Tra coccole e risate, restiamo con loro circa due orette nelle quali ci dividiamo tra i vari bambini. Questa volta siamo noi a restare a bocca aperta davanti alla loro partecipazione e semplicità: da Alejandro che ci ha accolto piangendo perché gli mancava la mamma e che ci ha salutato cercando lui di realizzare un palloncino a forma di cane, a Kevin che ha passato tutto il tempo dello spettacolo stringendo i pugni e riaprendoli nella speranza di veder apparire qualcosa tra le sue mani, come faceva il mago.

Pranziamo con loro e rimaniamo colpiti da come a 2 o 3 anni riescano già ad essere così autonomi.

Prima di partire abbiamo un paio di ore libere nelle quali alcuni decidono di imparare un po’ di micro magia e giocoleria, mentre altri vengono intervistati alla radio… eh già , perché qua siamo considerati delle vere star! Pel di Carota ha la brillante idea di dire alla radio di telefonare alla suora per fissare il nostro spettacolo in scuole e strutture della zona. E da quel momento il telefono incominciò a squillare con grande “gioia” di Hermana Hangela!

Nel pomeriggio iniziamo il tour delle scuole: nella prima scuola ci accoglie la maestra un po’ pazza di cui ci ricordavamo dall’anno passato. Ride dal momento in cui scendiamo dal pulmino a quando ce ne andiamo, trovando però grandi soluzioni organizzative!

Veniamo ospitati in una stanza piccola piccola ed i bambini che ci sommergono da quanto sono numerosi, ci stupiscono per come ridono al solo vederci… pensiamo subito come in Italia questo difficilmente accada!

È la seconda dello spettacolo e va alla grande e i dubbi che avevamo al riguardo spariscono in un lampo!

Purtroppo dobbiamo salutare velocemente i bambini subito dopo la spettacolo perché ci aspettano i nonni dell’Hogar des Ancianos.

Per alcuni di noi è un grande ritorno e per altri è una piacevole scoperta: al nostro arrivo alla struttura, troviamo tutti gli ospiti nel loro salone principale pronti ad accoglierci. Riconosciamo chi l’anno scorso ha giocato con noi e con grande emozione scopriamo che il ricordo è reciproco. Ci troviamo a distanza di un anno a fare lo stesso gioco con i palloncini….stesse emozioni e stessa fotografia!

La nostra visita coincide con il festeggiamento del compleanno di cinque ospiti della struttura. E su una fantastica torta di mille piani (rigorosamente strapiena di dulche de leche!) troviamo anche due candeline a forma di pagliacci…si capisce che la nostra presenza è attesa con emozione!

Chi di noi è già stato qua nota con piacere che l’ambiente è migliorato: gli anziani sembrano essere più attivi dell’anno scorso e anche il personale più disponibile e attento agli ospiti.

L’Hogar è diviso in due parti: la zona del salone appena descritta e una seconda sezione dove vengono accolti gli anziani che non possono alzarsi. Se l’anno scorso andare in questa seconda parte è stato un po’ un trauma perché i nonnini erano abbandonati a loro stessi e lasciati in culle con dei biberon, questa volta passare a salutarli è una vera gioia per i nostri occhi e il nostro cuore. Anche qui c’è un personale attento e disponibile e anche qualche parente venuto a trovare i propri cari. Anche la stanza è più luminosa e ad accoglierci ecco comparire il sorriso che, se li avessero, potremmo definire a 32 denti!

Salutati i nonnini torniamo all’Obra, stanchi ma totalmente soddisfatti della giornata piena che abbiamo trascorso con grandi e piccini! Le emozioni non finiscono perché a cena ci viene a trovare la nostra amata Lucy. Come Chintia, anche Lucy ci ha accompagnato in tutti questi anni di missione. Per situazioni personali quest’anno non vive più qui dalle suore e anzi ha lasciato questo luogo dopo vario tempo con situazioni irrisolte. Questo purtroppo gioca a nostro sfavore che non possiamo più condividere con lei ogni attimo della Missione. Questa serata però è tutta nostra… l’Hermana Hangela ci dice che non ci sono problemi se viene nella nostra casina e quindi passiamo con lei una serata di giochi e risate.

3 agosto

Sveglia presto… anche oggi giornata piena… colazione e poi si parte subito verso la scuola italiana. Appena arrivati scopriamo che in realtà non ci stavano aspettando. Dopo qualche telefonata però subito si attivano… sospendono tutte le lezioni e fanno accomodare i bambini in un salone per vedere lo spettacolo dei clown. Abbiamo un po’ di problemi nel montare il telone che ci fa da sfondo e questa è già la prima gag… anche questa volta è una maestra che risolve la situazione. I bimbi sono da subito partecipi: ridono nel momento iniziale in cui Shion entra con tre scatole cercando di impilarle e non riuscendoci, sbarrano gli occhi durante il tormentone Pepi che entra in scena cercando di suonare la chitarra ma dimenticandosene sempre un pezzo. Lo spettacolo continua con Shion che imita il tiro a bersaglio e Ceciola Bronzy Pel e Smak che impersonificano vari bersagli con una fantastica gag in cui ci sono 4 pappagalli che si muovono dietro un telo a tempo di musica. Lo spettacolo piace “talmente” che veniamo assaliti dai nostri fan; i bambini ci chiedono gli autografi e anche i maestri. L’incontro si conclude con due chiacchiere con la direttrice e poi via verso casa!!

Dopo pranzo ci aspettano le mamme che si ritrovano settimanalmente qui all’obra per giocare con i loro bimbi. Il salone che le accoglie è colorato ma freddo e per questo decidiamo di destinare parte dei soldi che abbiamo portato per l’acquisto di un riscaldamento. Per loro è una sorpresa e per tanto facciamo chiudere gli occhi a tutti i presenti e al suono di una parola magica ecco comparire il nostro regalo!!! Le mamme e le educatrici rimangono a bocca aperta e ci ringraziano di cuore.

Durante questo momento la guest star dello spettacolo è Solidad una bimba che a soli tre anni intrattiene un pubblico di 20 adulti con gag, smorfie e una padronanza di linguaggio rara per quell’età. Non siamo solo noi a far divertire quindi, ma è lei che ci fa piegare in due dalle risate.

Con queste immagini salutiamo e ci prepariamo per andare al centro Adis.

Questo centro accoglie 30 ragazze disabili che passano il loro tempo in questa struttura, lavorando, studiando e facendo attività di vario tipo.

Anche qua decidiamo di proporre il nostro spettacolo e con grande commozione notiamo che il messaggio che vogliamo lasciare è ben compreso. Alcuni di noi ritrovano facce conosciute: Caterin, Bianca, Silvana… che ben felici di rivederci ci coinvolgono in balli scatenati, risate e un dolcissimo the e alfacores preparati durante una delle loro attività appositamente per noi.

Aspettando che il pulman ci riporti a casa abbiamo un po’ di tempo per parlare con le educatrici delle ragazze: sono molto curiose di conoscerci meglio e allo stesso tempo di capire come il naso rosso ci porti a fare quello che facciamo.

Nella speranza di continuare a seminare i nostri valori e i nostri sorrisi cerchiamo di passare dei messaggi importanti che mirino a cambiare anche solo il modo di vedere le cose sotto una luce più positiva.

Con il cuore leggero torniamo a casa, in un silenzio surreale condividiamo singolarmente le emozioni della giornata.

Un the per riscaldarsi e poi tutti a nanna!

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Il comando del coniglio telecomandato è passato sotto la direzione di Pepi che ne approfitta per fare acrobazie stradali senza ombra di dubbio migliori di quelle di Delizia. Shion è soddisfatto della sua prestazione e la ri-arruola per lo spettacolo dopo.

- Le lezioni di spagnolo continuano. Ore di ripetizioni di verbi per poi brillantemente uscire con frasi del genere:

- A cena Delizia è seduta vicino ad Hermana Mabel e a Sabina (sorella di Mabel). Quest’ultima le domanda “yo quiero choriso” che significa “vorrei un po’ di carne alla brace” e Delizia le riempie il piatto di riso. Arriva la volta di Mabel che le fa la stessa domanda e nuovamente Delizia si gira verso di noi ed esclama “credo voglia del riso!”. Ci togliamo il riso dal piatto perché era finito e come lo facciamo arrivare a Mabel lei esclama “non capiscono, volevo la carne!!”

4 agosto

Ci svegliamo alle 7.00 sapendo di avere il primo appuntamento alle 12.00 ma ecco che come per magia alle 9.00 ci aspettano in una scuola per il nostro spettacolo. Impieghiamo un po' di tempo per capire come arrivare alla scuola, perché dovete sapere che qui è sempre difficile capire bene l’organizzazione dei vari appuntamenti! Arrivare a destinazione risulta quindi essere un’impresa!

Una volta a scuola, in pochi minuti dobbiamo preparare tutto e come sempre la cosa più difficile è trovare un modo per montare lo sfondo dello spettacolo: per fortuna abbiamo op-op-op-SmakGadget che arrampicandosi a destra e a manca riesce ad arrivare ovunque e siamo pronti per iniziare!

In questa scuola siamo stati chiamati per fare due spettacoli: uno la mattina e uno il pomeriggio per permettere a tutti i bambini, sia quelli del turno della mattina, che quelli del pomeriggio, di incontrarci. Il primo gruppo di bambini è partecipe e molto numeroso: rischiamo di essere travolti, soprattutto durante il numero di magia di Shion che coinvolge sempre tantissimo!

Abbiamo un po’ di problemi con la macchinina telecomandata: essendo all’aperto, il terreno è sconnesso e diciamo che per questa volta i problemi non sono legati all’autista! Per il resto lo spettacolo va alla grande: Gingillo e Smak decidono di cimentarsi nella gag della magia. Gingi è il mago e Smak l’assistente pasticciona. La vera bravura però è stata quella di condurre l’intera gag in spagnolo….senza troppi aiuti della capomissione!

In questa scuola ci accoglie una maestra che alcuni di noi si ricordano dall’anno passato per le sue esilaranti battute: “io amo i pagliacci!!”. Con lei pranziamo e anche qui rimaniamo stupiti della sua pazzia: volendo riprendere una seconda porzione di riso, si auto cambia il piatto….per non si sa quale motivo!

Anche nel pomeriggio i bambini che ci fanno da pubblico si fanno coinvolgere dalle gag proposte. Pepi decide di buttarsi anche lei: la gag di acrobatica la vede coinvolta in un inseguimento di Gingillo che scappa da tutte le parti!

Lasciamo la scuola soddisfatti del servizio svolto e ci rechiamo a piedi ad un Jardin Infantil poco distante. Qui ci aspettano bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni che si fanno trovare già tutti belli pronti, seduti in terra, nel giardino della scuola. Con loro decidiamo di improvvisare alcune gag perché lo spettacolo ci sembra troppo complesso per la loro età. Con bambini di questa età vanno alla grande le magie di Shion e il gioco del versi degli animali. Alcuni di noi, in quest’ultimo gioco, hanno il piacere di incontrare un bambino che riesce ad imitare il verso degli animali in maniera impressionante, alla perfezione, tanto da lasciarci a bocca aperta. Dopo il mini spettacolo ci dedichiamo ad un momento di gioco libero per poi recarci in un altro Hogar Infantil dove viviamo una situazione analoga.

Anche in quest’altro luogo, veniamo accolti da bambini molto piccoli e quindi ci cimentiamo nuovamente nella micromagia. Qui però i bambini sono più timidi e quindi decidiamo di lasciare il naso rosso al collo per evitare attacchi di pianto! Le risate faticano ad uscire, anche a causa della nostra stanchezza che comunque, a fine giornata, inizia a farsi sentire. Riusciamo però a coinvolgerli con un gioco con le palline, fatto da seduti e con i nostri assi nella manica che sono sempre i palloncini!

Quest’ultimo asilo è adiacente all’orfanotrofio che siamo andati subito dopo a visitare. Pertanto tanti bambini appena incontrati, che frequentano di giorno questa scuola, li abbiamo poi rivisti poco dopo nell’altra struttura. La regola dei turni a scuola vale anche per loro, perciò nel momento in cui dovrebbero essere a casa, vengono ospitati in questo centro.

Ci dirigiamo quindi all’orfanotrofio dove troviamo una moltitudine di bambini che fatichiamo a capire se siano tutti ospiti o solo di passaggio. Per alcuni di noi, che vi erano già stati l’anno passato, la prima impressione è positiva: se la scorsa volta, appena entrati, avevamo notato bambini anche molto piccoli abbandonati a se stessi, questa volta li troviamo tutti disposti su delle panche ad aspettare il nostro spettacolo e quindi il primo impatto ci fa pensare a dei miglioramenti. Purtroppo però ci dobbiamo ben presto ricredere. La situazione iniziale è solo di facciata: ci rendiamo conto infatti che i bambini sono sempre molto trascurati, anche nel vestire e senza controllo. Appena Shion e Bronzy iniziano la gag della magia, infatti, i bambini, tanto si sentono coinvolti, li assalgono e ostacolano il procedere dello spettacolo. A fatica terminiamo e decidiamo di dedicarci a loro nel gioco libero, sperando di poter creare con loro un rapporto migliore e più diretto. Ci rendiamo conto, però, che questa mancanza di controllo è addirittura amplificata quando vengono lasciati liberi di giocare tra loro: ci sono bambini che si picchiano, altri che cercano di prendere tutti i nostri materiali (tra cui la cassa di Farby), altri ancora che si esibiscono in salti da una panca all’altra che non sono per niente sicuri e mettendo quindi in difficoltà tutti noi. Durante tutto questo tempo, infatti, non veniamo sostenuti dalla presenza degli educatori e degli operatori del luogo che rimangono in disparte a guardare senza intervenire. L’unico momento in cui interagiscono con noi è quando ci dicono di non poter scattare foto all’interno della struttura…e questo la dice lunga.

Ci colpiscono anche le stanze che possiamo intravedere dietro le vetrate, in cui vi sono file di letti anonimi, spersonalizzati e senza colori. Non un peluche, non un disegno alla parete, niente che possa trasmettere l’idea di un luogo vissuto da dei bambini.

I giochi continuano fino a quando non riteniamo opportuno andar via vista l’eccessiva agitazione dei bambini. Alcuni di noi condividono una situazione molto toccante: quando diciamo ai bambini che dobbiamo andarcene, loro immediatamente lasciano l’abbraccio o il gioco e se ne vanno senza dire nulla. Questo comportamento ci fa molto pensare e come era già successo l’anno scorso, lasciamo questo luogo con il cuore pesante.

Fino al pulmino ci accompagnano le urla dei bimbi alla finestra e il silenzio fa da cornice al viaggio di ritorno. Decidiamo di condividere la giornata dopo cena per lasciarci il tempo di metabolizzare tutte le emozioni contrastanti vissute. Il pensiero va ai bambini dell’orfanotrofio e alla volontà di far qualcosa di più costruttivo per loro, la difficoltà però sta nel trovare una reale apertura da parte del direttore della struttura. Ci torna in mente infatti un’immagine di quest’ultimo: uscendo dall’orfanotrofio un bambino cerca di seguirci fuori e il direttore lo richiama e con un solo sguardo, il bambino torna all’interno della struttura correndo terrorizzato.

Concludiamo la giornata con queste immagini forti che in modo differenti ci porteremo tutti quanto dentro.

SCENE DI VITA VISSUTA

- Pel di Carota decide di sperimentarsi nella gag iniziale dello spettacolo in cui due clown passano i primi momenti nascosti in due scatoloni: dopo evidenti difficoltà motorie, la capomissione spunta fuori dallo scatolone tirandosi dietro tutto lo scotch utilizzato per fissarlo con grandi risate da parte di tutti noi!

- Pepi che si cimenta nella gag dell’acrobatica, decide di inseguire Gingillo urlandole dietro ad alta voce: “Payasa maledicta maledictorum!”….con conseguenti risate da parte di tutti!

5 agosto

Sveglia alla solita ora per essere attivi già alle 9.00. Questa volta ad aspettarci sono i bambini del Club del Nino, una manifestazione che viene organizzata tutti gli anni per far incontrare diverse scuole e ricordare le tradizioni uruguaye.

Oggi sono i bambini che fanno per noi uno spettacolo: balli, canzoni e rievocazioni storiche e popolari. Dopo tocca a noi che proponiamo il nostro spettacolo. La parte finale del nostro spettacolo prevede che due clown interagiscano tra di loro utilizzando due microfoni legati tra loro, rubandosi la scena a vicenda e termina unendo i due cavi dei microfoni e usandoli come corda per saltare. E’ bello veder saltare e interagire direttamente nello spettacolo i bambini che ci circondano con un gioco come la corda che in Italia è già dimenticato.

Nel pomeriggio ci attende lo stessa festa con bambini diversi e andiamo fino al luogo di incontro a piedi. Facciamo così una bella passeggiata nel barrio riscaldati da un sole che solo in questi ultimi due giorni si è fatto vedere.

In serata due ragazzi del barrio vengono a trovarci dalle Hermane per imparare a giocolare. Purtroppo dobbiamo stringerci in una piccola stanzetta e allora decidiamo di dividerci: Shion, Pepi e Delizia restano con loro. Uno dei due ragazzi ha inizialmente i pugni chiusi e lo sguardo rivolto in basso, andando avanti però ecco che anche lui mette da parte la timidezza e si sperimenta in un clima positivo e di gioco insieme. L’appuntamento è per domenica con la speranza che ci sia un passaparola che ci porti altri ragazzi. A differenza dell’anno scorso in cui siamo riusciti a realizzare un laboratorio di crescita personale con gli adolescenti del posto, quest’anno il nostro desiderio di ultimare il percorso con loro non è stato realizzabile poiché ci siamo resi conto che questi giovani si sono persi e non vivono più la realtà dell’Obra.

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Pel di Carota continua a volersi cimentare con la gag degli scatoloni: il gioco delle due scatole finisce con una divertente “cappottata” di Pel come una tartaruga sul guscio. Gingillo 1 – Pel 0. Dovete sapere infatti che nell’altra scatola c’era Gingillo e si era creata una sfida a chi per prima fa cadere l’altra!

- Anche Pepi decide di continuare a sperimentare la gag dell’acrobatica. Questa volta rincorre Gingillo urlando: “Gingillo, Gingillorum!”….e anche qui non mancano le nostre risate!

- Nel ritorno a piedi dal Club del Nino, Delizia passa davanti ad una persona che le dice “gracias”, risponde prontamente “mensana” (una squadra di pallacanestro del Siena) e poi, correggendosi al volo, esclama “mansana” (=mela)….volendo dire invece “merece”: la risposta di cortesia ad un ringraziamento. Per fortuna che le lezioni di spagnolo vanno avanti…sarà colpa dell’insegnante?

- Uno dei maestri incontrati nella manifestazione del pomeriggio rispecchia i canoni di bellezza di Pepi…e non solo! Con occhi a cuore, la dolce claunina esclama, “Io un fiho (dal toscano=figo!) così è un po’ che non lo vedo” e sviene a terra! Pel fa di tutto per farsi fotografare con lui…ma alla fine…il bel maestro fa un primo piano a Shion..cosa avrà voluto dire???

6 agosto

Questa mattina sveglia con calma perché il sabato all’obra e a scuola non ci sono i bambini.

Il gruppo decide di andare camminando alla Reneira, un dei quartieri più poveri che ci sono vicino all’obra.

Qua i bambini hanno a disposizione un salone preso in comodato d’uso dalle suore per stare insieme e fare delle attività. Come tutti gli anni decidiamo di fare un murales che rappresenta il nostro spettacolo e il messaggio che volgiamo trasmettere. A differenza delle altre volte decidiamo di farlo proprio in quel salone alla Reneira, in modo da dare colore, allegria e il segno di un passaggio.

Il gruppo si divide in due: quattro restano li a realizzare il disegno che poi verrà dipinto e vengono subito circondati da bambini che li aiutano. Il momento è magico come sempre. I clown si dilettano a disegnare i volti dei compagni con risultati che lasciano un po’ a desiderare, le somiglianze non sono proprio tali, per fortuna ci sono dei ragazzi che aiutano il gruppo e migliorano la situazione.

L’altra metà del gruppo si dirige verso il centro città a fare la spesa per l’obra. Sperimentano così il viaggio in pullman e il ritorno in taxi.

All’ora di pranzo decidiamo di cucinare noi e subito nasce una gara di cucina: una squadra prepara il primo e il dolce mentre l’altra il secondo e il contorno. Le suore dotate di apposito cartellino sono chiamate a votare. Vi scriviamo alcuni degli stornelli di presentazione:

“ L’hermana dice, oh i pomodori, dall’orto si son presi sono i migliori” “ insieme ai pomodori non è finita, la zucca presentiamo in dipartita”. L’altra squadra risponde con. “ è arrivato il momento di iniziare le danze, avanti commensali preparate le panze. Ecco il primo delicato e gustoso panna, zucchine e un alimento misterioso”. La gara si conclude a pari merito e con le pance tanto piene.

Il pensiero comunque va sempre ai bimbi con cui per ora non abbiamo potuto giocare e che magari non hanno neanche un pasto caldo.

Il pomeriggio è dedicato all’accoglienza di 50 giovani provenienti da tutto l’Uruguay per una festa di consacrazione di Suor Silva Ortega. Con loro andiamo a messa in un palazzetto sportivo adibito per l’occasione con striscioni , teloni, cori, hole…in un atmosfera surreale. Il tutto continua per ben 3 ore, al termine delle quali il vescovo invoca la benedizione salutando i “pagliacci italiani”.. è davvero pazzesco!

Con un po’ di stanchezza torniamo a casa e senza cena andiamo a dormire.

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Durante la presentazione ai giovani, ci accolgono in un salone con tutti i ragazzi e i vari parroci. Delizia esordisce indicando un parroco: “ Ma quell’autista…dov’è che ci ha portato?”

- Durante uno dei momenti liberi decidiamo di fare uno scherzo a Delizia e a Pepi, diciamo loro di giocare a Lupus ma in realtà siamo tutti d’accordo di dare solo a loro le due carte ovviamente da Lupo. Per chi non lo sapesse questo gioco è un gioco di ruolo in cui diversi personaggi devono cercare di eliminarsi. Il ruolo del lupo è sempre quello più ambito perché è sempre quello più movimentato. È bello vedere come sia Pepi che Delizia chiudono gli occhi e giocano praticamente da sole.

- Durante la spesa fatta in città, Delizia e Shion, noti chef famosi in tutto il mondo, nonché eccellenti “donne” di casa, decidono di comprare dei peperoni per preparare il loro secondo. Peccato però che scelgano di prendere quello che si trova alla base della piramide con conseguente caduta di tutti gli altri. Shion da vero giocoliere li riprende al volo, sistemandoli con una maestria tale da farli cadere al povero malcapitato che vuole comprare peperoni dopo di loro.

7 AGOSTO

Essendo domenica la città si ferma e così un po’ anche le nostre attività. Al mattino prendiamo messa alle 10 sempre con i nostri fantastici musicisti che allietano le canzoni. La meglio questa volta ce l’ha Shion che suona le percussioni e che riesce a fare un numero di magia anche durante la predica (vedi: scene di vita vissuta).

Dopo la messa, le suore ci tengono a portarci ad un pranzo di festeggiamento dei 60 anni di una parrocchia lì vicino. Come da tradizione, a queste feste, è necessario portarsi da casa piatti, posate e bicchieri, oltre alle sedie e ai tavoli. Piatti e bicchieri ovviamente di ceramica e non di carta! L’organizzazione di Hermana Hangela fa sì che noi ci dimentichiamo di portare tavolo e sedie….ma le sue conoscenze ci permettono di sederci e mangiare come tutti gli altri!

È bello vedere come queste persone per il solo fatto di trovarsi in un salone e stare insieme sono felici e ridono di gusto.

Il momento più emozionante è stato quando abbiamo incontrato i ragazzi dell’ADIS (centro dei disabili in cui siamo stati) e che sono venuti a chiamarci per andare a ballare con loro. Tanto era poca la voglia di essere a questa festa, tante emozioni abbiamo ricevuto da questo incontro che ha reso importante la nostra presenza lì!

Torniamo a casa pensando di andare a fare servizio in ospedale e invece i programmi cambiano: ci si prepara per andare al secondo e inaspettato incontro in orfanotrofio.

Visto il primo incontro, i pagliacci arrivano un po’ tesi tanto che il nostro choiffeur Gustav lasciandoci davanti al portone ci saluta chiedendoci come mai siamo senza sorriso e provocandoci ci chiede se è perché ci manca casa. Questo ci riporta alla realtà e ci fa ingranare una marcia in più.

Entriamo senza nessun tipo di aspettativa, né di controllo da parte di chi gestisce l’orfanotrofio. Con noi abbiamo solo il paracadute, ma tanta voglia di strappare un sorriso a tutti questi bimbi.

Il personale neanche ci aspettava e si vede: i bimbi sono sporchi, senza scarpe, lasciati a giocare chi all’aperto chi nel salone, senza nessun controllo; i più piccoli con i pannolini pieni e le lacrime agli occhi. Questo va a rafforzare la nostra idea che la volta precedentei bambini fossero stati puliti a puntino solo per la nostra venuta.

Il naso rosso vince anche questa volta: siamo riusciti a fare dei giochi strutturati con i più grandicelli e ad attirare l’attenzione dei più piccini. Proviamo sensazioni contrastanti in base agli sguardi incontrati: il personale dell’orfanotrofio ci trasmetteva senso di fastidio e di presenza inopportuna, mentre per i bimbi siamo una ventata di freschezza e amore.

Non abbiamo potuto far foto, ma ci piacerebbe documentarvi il loro stato e i loro giochi. Ci risulta anche difficile raccontarvelo ora per iscritto, ma immaginate che il loro gioco preferito è una tavola di legno da far scivolare su una ringhiera con alcuni di loro sopra, sperando di non rompersi la testa in tutto ciò.

Dopo un’oretta di giochi scegliamo di salutarli lasciando loro un piccolo regalo: un filo da scooby-doo…uno non basta a realizzare uno scooby-doo e difficilmente gli si riesce a dare un’altra valenza, eppure questi bimbi lo hanno accolto come il miglior gioco che si potesse lasciar loro. Leghiamo questo filo al loro polso come braccialetto per evitare che diventi un gioco pericoloso appena andiamo via e ci ripromettiamo di ritornare presto, almeno un’altra volta.

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Durante la predica, in chiesa entra anche un cane. Shion da vera caricatura di San Francesco, cerca di farlo giocare: vista la sua grande maestria da mimo, finge di avere una pallina in mano e di lanciargliela. Il cane cade nella trappola e segue ingannato lo sguardo e il gesto di Shion.

8 AGOSTO

La giornata inizia presto: oggi si parte in direzione Tacuarembò, ridente località in aperta campagna. Dopo circa due orette di viaggio su terreni sconnessi e paesaggi desolati, arriviamo finalmente da Hermana Isabel, una suora che fino a due anni fa ha condiviso le missioni a Mandubì, poiché gestiva con Hermana Hangela l’Obra Social. Veniamo accolti con calore e affetto. È tenero vedere come Hangela ci presenta a tutti come se fossimo il suo dono più prezioso e caro e come ci tenga a farci conoscere tutte le persone che ha a cuore.

Dopo aver mangiato uno spuntino dalle suore, partiamo alla volta dell’hogar des ancianos dove lasciamo un palloncino, un caldo abbraccio e dove Shion decide di sperimentare una magia che riesce soltanto perché l’età media è di circa 90 anni!

Tempo pochi minuti, suor Isabel ci dice che è ora di andare e a noi sembra strano doverli già salutare, ma le suore di qui ci dicono che tanto la soglia di attenzione di queste persone è talmente bassa che già un saluto veloce come il nostro dona tanto.

Lasciati i nonnini, ci dirigiamo in fretta e furia in una scuola di campagna immersa nel nulla. Ci attendono fuori dalla porta cavalli e cani, ma dentro tanti bambini! Qui spopolano le magie e via si scappa di nuovo! Suor Isabel ci richiama anche questa volta per portarci in un asilo lì vicino.

Anche qui decidiamo che non c’è il tempo di metter su il nostro spettacolo e improvvisiamo alcune magie. Nel giro di tre quarti d’ora abbiamo visitato questi tre posti. Il nostro dubbio è come sia possibile lasciare un segno in così poco tempo, ma essendo ospiti dobbiamo attenerci ai desideri delle hermane. La loro felicità nel vederci in azione ci fa pensare che comunque il naso rosso abbia vinto anche in questi posti.

Condiviso un lauto pasto con le hermane e festeggiato il compleanno di Delizia che oggi è diventata maggiorenne (!!), risaliamo sul pulmino in direzione Paysandù. Per arrivarci ci vogliono altre 3-4 ore!

Arriviamo lì verso le 19 e veniamo ospitati in una vecchia casa parrocchiale. Il luogo facilita la nascita di leggende di fantasmi e gli scherzi nel gruppo non esitano ad arrivare. Ma il premio per il miglior scherzo lo vince Hangela che si è scordata di dirci di portare le lenzuola oltre alle coperte! La serata passa tra una risate un gioco fino all’ora di andare a dormire…le 22 sì e no!

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Gustav, fedele autista anche in questa avventura, decide di condividere con noi tutto, ma veramente tutto: anche le partite a Lupus! Non è così semplice spiegargli tutte le regole del gioco, eppure si dimostra in un attimo un abile giocatore…peccato che decidiamo di farlo sempre fuori al primo giro! Povero Gustav…a giocare con 9 pagliacci!

9 Agosto

La sveglia è anche questa volta presto, per di piu’ senza colazione, ci vengono a prendere per il primo appuntamento. Ci aspettano in un palazzetto dello sport adibito per l’occasione a palcoscenico: i bambini di tutta la città (asili, elementari)sono stati accompagnati per assistere al nostro spettacolo. Entrando ci sentiamo importanti: sono circa 700 bambini che sbucano da tutte le parti.

Pel si sente come Liga allo stadio ma riusciamo a farla rientrare nei panni di pagliaccio e diamo il via allo spettacolo! Non è facile realizzarlo in uno spazio cosi grande! Servono i microfoni e tutte le gag vanno fatte cercando di occupare lo spazio in maniera diversa: ecco che allora una Pepi con il tormentone della chitarra deve correre avanti e indietro per il palazzetto per attirare l’attenzione di tutti i bimbi e che la magia deve essere condotta con tanto di microfono! Ci chiediamo cosa possa arrivare ai bimbi in tutta questa confusione ma con sorpresa a fine spettacolo possiamo notare che il messaggio è arrivato! Dopo tutte le gag Pel si sofferma sempre a chiacchierare con i bimbi chiedendo loro se hanno capito quale sia il nostro messaggio e anche questa volta hanno risposto correttamente!

La stessa quantità di bambini ci attende anche per il pomeriggio sempre nello stesso posto da rockstar!

Questa seconda volta ci sembra che i bambini partecipino di più, nell’applaudire e nel fischiare per gioco, e questo dà un motivo alla nostra presenza li!!!

Veniamo via stanchi pronti per le cinque ore di viaggio!

Il TourByPel2011 prevede per quest’occasione anche un giro lungo le rive del Rio de Uruguay, fiume che divide l’Uruguay dall’Argentina… riusciamo a tenere ferma Hermana Hangela che vorrebbe farci visitare tutto il paese e torniamo verso casa!!

SCENE DI VITA VISSUTA

- Nella casa in cui abbiamo dormito questa notte i giochi, come avete potuto leggere, non sono mancati: riusciamo addirittura a far giocare Hangela a nascondino, ovviamente vincendo!

10 AGOSTO

Nonostante la stanchezza il primo servizio è per le 9: ci attende il Cientro Abierto, un luogo che ospita i ragazzi di strada nelle ore in cui non sono a scuola. L’età media è intorno ai 14 anni e il primo nostro pensiero e se il nostro spettacolo sia adatto a loro. Decidiamo di provarci ed è bello osservare le loro facce ammirate e sorridenti! Partecipano con attenzione a quello che proponiamo e ridono anche per le gag più semplici. Si nota subito come anche questi ragazzi abbiamo un’enorme necessità di attenzione e la nostra presenza lì, li ha fatti sentire importanti. Il momento si conclude con una gara di ballo vinta da un ragazzo particolarmente bravo che si diletta in passi di hip-hop. E’ questo stesso ragazzo che con sincerità ci ringrazia per la nostra presenza li.

Anche questa volta il tempo a nostra disposizione è poco: ci aspettano poco dopo in una scuola li vicino dove ci fermiamo fino alle 15. Anche qui riusciamo a far divertire e a divertirci. Ogni posto in cui andiamo, ogni persona che incontriamo ci accoglie a braccia aperte, come se facessimo chissà che cosa. E’ sorprendente la mentalità con cui vivono: non hanno niente e ti darebbero tutto! Alle 15 dobbiamo andare via: questa volta ci aspetta un collegio. Il momento più emozionante è ritrovare in questo teatro uno dei ragazzi incontrati la mattina che con un gran sorriso ci è venuto incontro a salutarci!

Il pomeriggio si conclude con un momento alla Reneira. Il gruppo si divide: 5 di noi vanno in questo barrio per finire il murales e per fare dei giochi con i bambini. Abbiamo infatti pensato che sarebbe stato carino decorare il salone della Reneira con i disegni dei bambini che quotidianamente passano lì le loro giornate.

Come sempre accade in questi luoghi gli appuntamenti sono molteplici alla stessa ora, allora mentre noi aspettavamo i bimbi al salone, loro aspettavano noi alla scuola. Il gruppo decide quindi di andare fino alla scuola nella speranza di poter portare i bimbi al salone. Questa si rivela essere la scelta migliore visto che i bambini, anche essendo a scuola, vengono lasciati un po’ alla sbando davanti alla struttura.

Arrivati al salone ci dividiamo in due gruppi: alcuni dentro a disegnare il murales e con i bambini, altri fuori all’aperto a fare giochi di movimento e balli. Così trascorre un’oretta in allegria, anche se non mancano momenti di tensione: mentre stavamo per andarcene dei bambini iniziano a picchiarsi e siamo dovuti intervenire noi, anche alzando la voce, per farli smettere.

Uno dei valori a cui teniamo è la sintonia e il rispetto reciproco, pertanto qualora i bambini esagerino nel mancarsi e mancarci di rispetto, riteniamo importante fermare i giochi e richiamarli all’attenzione, per far arrivare proprio questo messaggio del star bene insieme.

11 AGOSTO

Dopo una calda colazione ci prepariamo per la lunga e organizzata giornata.

Il primo appuntamento è all’Intendencia, ovvero il comune della città in cui ci aspettano tutti i bambini del caif (la nostra scuola dell’infanzia). In questi giorni tutte le strutture che ospitano situazioni a rischio si stanno incontrando per analizzare la situazione attuale e cercare strategie risolutive. Per questo Hermana Hangela ha fatto di tutto per averci li, sia il mattino che il pomeriggio, per portare una testimonianza importante.

Anche qua mettiamo in scena il nostro spettacolo che ormai conoscete meglio di noi J

I tempi stretti non ci permettono di dedicarci molto ai bimbi perciò in fretta li salutiamo e una parte del gruppo torna a casa per comprare il materiale per il murales mentre l’altra metà va a comprare quanto ci serve per le attività.

Dopo un pasto veloce riprende la nostra giornata dai ritmi serrati. Ci aspettano in teoria 5 bambini down presso un centro ricreativo… scopriamo invece di avere anche in questo caso 40 bambini elettrizzati dalla nostra presenza. In poco tempo mettiamo su uno spettacolo di magia in cui Shion e Pel si divertono e fanno divertire: Shion nella veste di mago e Pel che sculettando scatena risate.

Ritroviamo una dirigente particolarmente… pazza J che balla e si scatena più dei bimbi. Ma questo ormai fa parte della norma.

Scaduti i pochi minuti a disposizione corriamo verso L’Intendencia per replicare quanto avvenuto al mattino.

Adesso è il momento di correre in una scuola in periferia: qui lo spazio a nostra disposizione è molto più ampio e quindi andiamo a nozze con le gag di acrobatica e quella finale in cui facciamo saltare la corda a tutti i clown. Abbiamo dovuto correre così tutto il giorno e questo non rientra nelle nostre aspettative, ma essendo ospiti delle Hermane e della struttura abbiamo scelto di rispettare i loro desideri e i loro ritmi.

E’ ora il momento dell’esperienza più toccante di questa missione: torniamo per la terza volta all’orfanotrofio. Pel ha dovuto insistere con la direzione per poter organizzare la nostra venuta in quanto la risposta più gettonata è stata “ma siete già venuti due volte…” come se avessero mille attività da gestire. Anche questa volta infatti, ci accolgono in un marasma generale all’ora di merenda. Troviamo i bambini seduti al tavolo che litigando bevono un bicchiere di latte e pane e marmellata.

Subito percepiamo come un senso di fastidio legato alla nostra presenza commentato da “se volete potete aiutare”. Attendiamo che la merenda finisca per giocare insieme a loro… pochi giochi, tanti pianti, dei nasi rossi regalati e tanti abbracci.

Condividiamo in particolare un momento toccante e difficile vissuto al momento dei saluti: durante il momento dei giochi Marcela si è particolarmente legata a Delizia tanto da non staccare l’abbraccio versando lacrime. Leggiamo negli occhi di Delizia un po’ di difficoltà e per tanto tutto il gruppo si stringe intorno a loro per facilitare il saluto.

Facendo leva sui giochi lasciati come regalo e sul naso rosso riusciamo a strappare un sorriso e a venir via.

È sempre difficile fare i conti con un servizio in orfanotrofio e soprattutto in un orfanotrofio di questo tipo in cui i bimbi sono un peso e non una risorsa, in cui il lavoro del personale si riduce a un meccanico assistenzialismo quasi inesistente e senza amore.

Ci si chiede come sia possibile tutto ciò, che esista questa realtà e che nessuno faccia niente per cambiare le cose. Ci domandiamo anche come fare concretamente per poter cominciare a cambiare le cose… ma purtroppo queste domande rimangono senza risposta.

La serata però non è ancora finita, perché corriamo alla Reneira a cercare di terminare il murales. Nonostante la nostra idea fosse di lavorare in silenzio senza esser visti da nessuno… ecco un’onda di bambini che ci assale.

Ci dividiamo chi a giocare fuori e chi a dipingere cercando di dare colore ai volti maestralmente disegnati da Ceciola: forse non vi abbiamo detto che il soggetto del murales sono le caricature di noi missionari che quest’anno stanno vivendo la missione.

Scesa la notte, dal momento che nel salone non c’è la luce, chiudiamo tutto e torniamo a casa.

Ultima fatica per il gruppo che nuovamente si divide: una parte ultima materiale per le attività, mentre Pel assistita da Shion e Gingillo va a fare un’ intervista alla radio.

In realtà la nostra capo missione pensa di andare alla radio in realtà sale in taxi per essere portata in casa di una signora che compone un numero di telefono le passa la cornetta e la prima domanda che passa per la mente di Pel “ma non potevo telefonare da casa??”

L’intervista va alla grande: il nome di Pel diventa da prima “cara sanaoria” ( che vuol dire faccia di carota) per diventare poi “perro di sanaoria” ( che vuol dire cane di carota).

Tornati a casa consumiamo una calda zuppa e andiamo a riposare per preparaci per un nuovo giorno.

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Pepi è leggermente raffreddata e sceglie di doparsi con due medicine particolarmente forti dicendo “meglio star bene una notte sola… proverbio cinese!”

- Hermana Lourdes a tavola chiede a Pepi “mi passi le cravatte?”... intendendo la pasta a forma di farfalla

CONDIVISIONE DI PEPI

Ciao a tutti! Ecco, non mi riferisco a qualche giorno in particolare, ma piuttosto preferisco fare una condivisione piu’ generale di alcune cose accadute fin ad ora.

E’ la mia prima missione, sia come clown, sia come tutto. Ed ero molto spaventata, tanto spaventata che quasi ero indecisa se partire. Come avrei mai potuto affrontare tanti giorni di fila concentrata sui valori clown dell’allegria, della condivisione, del vivere in positivo? Spesso è difficile, per me è difficile.

Ho imparato tanto dai miei compagni di missione: che ogni momento è buono per giocare, che qualsiasi incidente o accidente che possa incontrarsi lungo il percorso puo’ essere vissuto non come un ostacolo ma come un’ulteriore modo di mettersi alla prova e di giocare. Che la condivisione, seppur difficile, aiuta a capire il punto di vista degli altri, a vedere le tante sfaccettature della realtà e che, senza di esse e quindi senza la diversità, sarebbe tutto una noia ed un piattume.

E dalla missione pure sto imparando tanto: innanzitutto, grazie a validi maestri, a giocolare un po’ meglio. E poi si impara, che un piccolo gesto quale un bacio sulla guancia, puo’ infondere una tenerezza e una commozione incomparabili.

Grazie, per ora, pepi

CONDIVISIONE SMAK

Secondo anno in questa terra… dopo la scoperta è il momento del ritorno. E’ strano, è strano davvero vivere questa esperienza. La prima sensazione è quella del non essere mai andata via da qui: ogni posto è familiare e anche tanti volti! E cosi c’è un misto di emozioni: il ricordo di cosa è stato e il presente, il qui ed ora da vivere intensamente.

Tanta era la paura prima di partire: il fatto di conoscere già non sempre è un bene ed ogni esperienza è diversa dalla precedente. Però da subito le energie possono essere destinate alle persone che incontriamo lungo la strada: non devo più scoprire gli spazi, il come muovermi, cosa posso o non posso fare… e anche la lingua non è più un ostacolo.

Quest’anno le Hermane, forse perché sanno che è l’ultimo, hanno piacere di coccolarci particolarmente: ogni occasione è buona per presentarci a qualcuno o per fare festa… questo un poco mi distoglie dal vivere intensamente questa Missione e a volte toglie spazio e tempo al potersi dedicare ai bimbi.

Una partenza forse con il freno a mano per alcune cose: il laboratorio con gli adolescenti o alla Reneira… uno degli obiettivi principali del mio ritorno. E cosi un po’ zoppa i primi giorni passano… ma il freno a mano si può togliere e allora è giusto vivere quello che comunque quotidianamente mi viene offerto. Porto nel cuore tanti momenti ma in particolare i miei occhi sono stracolmi degli sguardi dei bambini all’orfanotrofio. E’ dura tornarci, è difficile vedere come le condizioni siano stazionarie se non peggiorate dall’anno scorso, è difficile fare i conti con quegli sguardi imploranti amore quando tu magari sei triste per incomprensioni che nulla hanno a che vedere con questi contesti. Riconoscere quei volti, scoprirne di nuovi, sentire il gelo di chi con loro passa gran parte della giornata, osservare i loro occhi pieni di lacrime, vedere i loro piedi scalzi sul freddo pavimento, sentire il loro bisogno di amore e sapere che tempo mezz’ora saresti andata via da li… è dura…

E il pensiero poi alla quotidianità che tempo poco tornerò a vivere, quel ritorno che questa volta non sarà in questa terra ma là dove occorre fare i conti con altro… con negli cuore tutto quello che qui hai ricevuto, primo fra tutti un grande insegnamento: l’umiltà e il sorriso con cui, nonostante questi bimbi, questi adolescenti, questi adulti non abbiano nulla, ti accolgono sempre; l’allegria e la semplicità con cui vivono ogni attimo della giornata, ogni semplice gesto, ogni semplice occasione che viene vissuta intensamente e con allegria.

E allora non puoi che essere grata a tutto quello che ti viene offerto, a chi con te condivide ogni attimo e a chi a distanza ti è vicino! La Missione, un’occasione unica: ogni sguardo incontrato, ogni abbraccio condiviso, ogni spettacolo realizzato, ogni gioco inventato, ogni risata, ogni sorriso… e anche il cuore pesante per tutta quella povertà che quotidianamente vedo.

E’ difficile condividere quest’oggi… il cuore ancora deve capire…

Smak

CONDIVISIONE GINGILLO

Condividere questa missione non mi resta facile…troppe emozioni contrastati, troppi pensieri che vanno in diverse direzioni.

La paura di partire c’è stata, anche essendo il secondo anno di missione nello stesso posto…nuovi compagni di avventure, nuove esperienze da fare, nuovi ragazzi e volti da conoscere. Ho avuto paura delle aspettative soprattutto: avevo paura di basarmi troppo sull’anno scorso, sulla missione quasi senza pecche che abbiamo vissuto, sulle emozioni stravolgenti provate. In parte tutti questi dubbi si sono dissolti non appena iniziata questa nuova missione: ogni giorno è trascorso tranquillamente, con un gruppo nuovo che non ha trovato nessuna difficoltà a lavorare insieme, con un sacco di bambini che abbiamo lasciato con un gran sorriso sulle labbra.

Eppure, quei pensieri che avevo, a volte riaffiorano, quelle aspettative di cui avevo timore riemergono e mi ritrovo a far paragoni rispetto a quanto vissuto con gli adolescenti nella missione 2010, a quante emozioni diverse ho provato, a quante rapporti diversi ho instaurato con alcune persone del gruppo….a quante cose sono cambiate, a quanto sono cambiata!

E quindi mi sento di condividere questo mio sentirmi un po’ divisa, tra le cose belle che sto vivendo e quello che resta del passato e che rimane, per forza di cose, dentro di me. Mi sento di dire che sto bene in questa nuova missione, che forse mi aspettavo qualcosa in più, ma che questo è normale perché le emozioni “della prima volta” capitano solo…una volta!....ma sono quelle emozioni che mi hanno fatto sentire la voglia di ripartire quest’anno per questa terra Uruguaya meravigliosa…con i suoi tempi e i suoi ritmi così diversi dai nostri (e che a volte mi danno quasi sui nervi!!), con i suoi bimbi così ricchi di affetto, voglia di giocare, di dare e di darsi, con la gente che ti saluta per strada e che si fida di te, perché tu sei qui per loro. Questa terra rossa che mi ha dato così tanto in questi due anni e che di sicuro non dimenticherò mai!

Gingillo

CONDIVISIONE BRONZETTA

Eccomi qua a condividere…. Ma cosa condividere?? Le emozioni sono veramente tante!! Il secondo anno qui in Uruguay!! Wow !! E pensare che tutto era nato da una “non partenza” per la missione in Brasile. Quest’anno?? Gruppo, missione, scuole, servizi da affrontare e ostacoli da superare tutto nuovo!! E la cosa che più mi colpisce è il nostro nuovo gruppo missionario: molto eterogeneo ma pieno di risorse ed iniziative!! Ci completiamo a vicenda dove non arriva uno c’è l’altro presente!! E la sintonia è veramente molto forte!! Meraviglioso!!

Una delle esperienze che vorrei condividere perché per me la più emozionante e forte è quella della Renera uno dei barri più poveri… è stupendo vedere come i bambini si divertono ancora a giocare a 1…2…3… stella ed è veramente bello vedere i loro occhi pieni di amore quando ci donano i loro disegni fatti per noi!!!

Questa missione è una scoperta a livello personale in quanto sto cercando di mettermi in gioco anche nel parlare spagnolo forse una delle cose che mi spaventavano di più, ma con l’aiuto ed il supporto del gruppo credo di cavarmela abbastanza bene!!

Vorrei concludere questa breve condivisione con un grazie… grazie a questa terra che mi ha accolto a braccia aperte con il suo calore grazie ai miei due gruppi missionari che nelle loro diversità mi hanno fatto sentire parte di un cammino comune e grazie ai bambini che con i loro sorrisi i loro abbracci e il loro bisogno di affetto mi hanno regalato dei momenti speciali!!! Hola a todos

Bronzy

CONDIVISIONE DELIZIA

Una frase affidataci dalla nostra capomissione Pel prima di partire…e’ “questo e’ il bello dei sogni che …ogni tanto si avverano”.

Sembra trascorso poco tempo da quando l’anno scorso leggevo con curiosita’ le condivisioni della missione Uruguay 2010, ed ora mi ritrovo a viverla!!!

Ho intrapreso questo nuovo cammino con fiducia ed entusiasmo, trovati in me perche’ era una cosa che desideravo tanto fare, ma trasmessa anche dagli amici claun e non, e sicuramente anche dai miei compagni di missione, con i quali, fin da subito, mi sono trovata bene, come se ci fossimo da sempre conosciuti… e cio’ credo abbia fatto la differenza:

Bronzetta la disponibilita’ in tutto e per tutto;

Ceciola un tempo trovato per conoscerci meglio;

Gingillo una sorpresa di simpatia;

Pel di Carota la guida che non avrei cambiato con nessun’altra;

Pepi l’amica claun con cui condividere il cammino;

Shion il maestro per i principianti giocolieri, dotato di tanta pazienza;

Smak l’accoglienza, attenta a tutti e a tutto;

Sonrisa il sorriso che non sente la stanchezza.

La prima conoscenza in terra Uruguacia Sr. Angela, che si e’ presa cura, insiema a Sr, Mabele e Sr. Lourdes, di questi nove claun che hanno invaso la loro tranquilla (?) quotidianita’.

Presentarsi come payasos e’ un biglietto da visita eccellente, gli incontri sempre ricchi di sorrisi e accoglienza, sia da parte dei bimbi, con i quali puo’ essere scontato, ma soprattutto anche con gli adulti, che salutano sempre con tanta gentilezza e sorrisi sulle labbra.

Le cose che fino ad ora mi hanno colpito: la presenza di tanti ninos ,i baci ricevuti e dati, le tante scuole e la sorprendente richiesta di autografi alla fine degli spettacoli...

Non sara’ facile allontanarsi da tutto cio’; questa terra ti cattura per gli sguardi sinceri e indifesi, per le sue case...se cosi’ si possono chiamare certe abitazioni, per la poverta’ di alcune realta’, per il freddo pungente che ti entra dentro, per il sole che quando esce si fa sentire e perche’ l’ho conosciuta indossando il naso rosso .

Porterò sempre con me il forte impatto che è stata la visita all’orfanotrofio. Vivere l’anonimato dei bambini dentro quel luogo mi ha disarmata, nessuna cosa parlava dei loro vissuti, non un comodino vicino ai letti del camerone che potesse raccogliere le loro cose...poche le paia di scarpe da potersi chiamare tali, per non dire di alcuni indumenti. La rabbia è stata tanta...ho vissuto l’impotenza del dover accettare la realtà così come è. Una cosa però mi ha dato speranza...la visita dei claun ha portato colore, gioco, affetto e sono convinta che i bambini ricorderanno questi momenti trascorsi insieme con gioia, magari giocando e indossando il naso rosso regalato!!!


12 AGOSTO

Sveglia come sempre alle 7.45. Quest’oggi è la volta di restare in zona: ci attende la escuela 128 che si trova a due passi dall’Obra. Questa scuola è frequentata da molti dei bambini che ritroviamo ogni giorno dove veniamo ospitati e d è bello rivedere questi volti noti.

E’ buffo vedere come questi bimbi raccontino il nostro spettacolo ai compagni che non l’hanno ancora visto!

Anche se lo spettacolo, da alcuni, è visto e stravisto, la partecipazione e il coinvolgimento sono sempre alle stelle. Superato qualche intoppo per la cassa che non andava (Farby: tranquillo abbiamo aggiustato tutto!), lo spettacolo procede alla grande e termina con gli ormai richiestissimi balli di gruppo, coreografati da Gingillo e Bronzetta e seguiti da tutti gli altri.

Ed ora è il momento di spostarsi in un’altra scuola dove lavora una maestra che fino a pochi anni fa collaborava con le suore dell’Obra. Questa scuola si trova in aperta campagna ed è particolare vedere il paesaggio che questi bimbi possono ammirare ogni giorno dalle finestre delle loro aule.

La persona che più si diverte è proprio questa maestra, Marta. Mette in piedi una sorpresa per tutti gli alunni facendo creder loro che fosse arrivata l’ispettrice e facendoci poi piombare nel refettorio spaventando tutti quanti. Ci aspettiamo di entrare in un mega stanzone e invece…ci aspetta un’aula di 2 metri per 3 e di conseguenza…i bambini sono circa 10!

Dopo il pranzo che ci viene offerto, facciamo il nostro spettacolo. Hermana Lourdes che ci ha accompagnato partecipa più dei bambini. Addirittura nella gag degli uccelli che vengono uccisi (che vi abbiamo già descritto!) urla: “no, non ucciderli!!!”.

Lo spettacolo viene realizzato nel cortile della scuola, proprio quando tira un gran vento e pertanto i palloncini utilizzati nelle gag volano via mettendoci a dura prova.

Anche qui due balli per salutarci e poi di fretta verso un’altra scuola. Veniamo a sapere però che ci aspettano contemporaneamente in due luoghi diversi e pertanto il gruppo deve dividersi: in una scuola Pel, Gingi, Sonri e Smak e nell’altra Shion, Bronzy, Deli, Pepi e Ceciola, i quali ne approfittano poi per fare un giro in città.

Anche se in numero minore, tutti e due i gruppi riescono a metter su due spettacoli degni di questo nome e a lasciare il loro messaggio.

Il primo gruppo, terminato lo spettacolo, si reca al salone della Reneira per portare avanti il murales. Ci ritroviamo poi tutti a casa per condividere i momenti vissuti separatamente nel pomeriggio.

La sera, il momento più duro: viene a trovarci Lucy, che come vi abbiamo già raccontato è una ragazza che l’anno scorso ha condiviso con noi ogni momento della missione e che purtroppo quest’anno non è stata molto presente. Il momento dei saluti con lei è particolarmente difficile perché abbiamo tutti quanti la consapevolezza che quasi sicuramente questo sarà l’ultimo anno di missione e pertanto questo legame così forte dovrà essere mantenuto a distanza.

L’emozione predominante è il dispiacere unito all’imbarazzo per questa situazione: non ci viene da scherzare e al momento stesso non sappiamo cosa dire. Il silenzio sembra vincere su tutto.

Un abbraccio cuore a cuore e via si va a nanna.

13 AGOSTO

Oggi ci si sveglia facendo gli auguri a Bronzy: anche lei, come Delizia, diventa maggiorenne in questa missione!

Il capomissione ci ha dato il permesso di mettere la sveglia un pochino più tardi perché oggi abbiamo meno impegni: 5 minuti dopo!

Con calma ci incamminiamo verso la Reneira per ultimare il murales e lungo la strada ci fermiamo ad acquistare il materiale che ci manca. Pel e Deli si fermano per circa mezzora a comprare i fazzoletti: risultato un solo pacchetto perché erano terminati. 7 persone su 9 con il raffreddore: non ci basteranno mai!

Arrivati al salone della Reneira ci rimbocchiamo le maniche e in un’oretta il murales è quasi concluso. Ci vengono a chiamare però, dicendo di correre a pranzo perché alle 2 ci aspettano in un barrio lì vicino.

Dopo mangiato, i soliti problemi organizzati ci fanno tardare al barrio Sonia. Questo è una zona periferica della città dove opera Mirta, un’educatrice a cui siamo particolarmente affezionati e che lavora anche con l’Obra stessa. Qui è stata realizzata un centro dove i bambini possono riunirsi e giocare ed è proprio in questa struttura che veniamo accolti e dove proponiamo il nostro spettacolo.

Si va poi ad ultimare il murales alla Reneira e si torna a casa un pochino stanchi.

Descritte così le giornate sembrano tutte uguali, ma in realtà ogni situazione, ogni persona incontrata ci trasmettono emozioni diverse ed è sempre toccante ricevere gli abbracci dei bimbi così bisognosi di affetto e di attenzioni.

SCENE DI VITA VISSUTA:

- Shion chiede ad Hermana Hangela di comprargli l’erba per il mate che qui è una bevanda molto diffusa; alla domanda di Hangela circa quale tipo preferisca, Shion risponde: “Hangela, comprami dell’erba buona!”….no comment!

- Durante una nuova gag, quella della mosca, proposta oggi nello spettacolo, Pepi manca Delizia, la mosca, e colpisce con un giornale una povera maestra che sta nel pubblico…vi lasciamo immaginare le risate generali!

14 AGOSTO

E’ l’ultimo giorno qui a Rivera…non è facile, ma per fortuna, anche se è domenica ci aspettano due servizi importanti e questo ci permette di non pensare all’ormai imminente partenza.

Alle 9 c’è già il pulmino pronto per portarci fuori città dove c’è il carcere maschile. Oggi è la festa del nino e pertanto in carcere oltre ai detenuti ci sono anche i loro familiari. Questa è un’altra ottima occasione per mettere in scena il nostro spettacolo e portare il nostro messaggio di positività. Nel pomeriggio invece ci aspettano al femminile.

Molti di noi avevano già vissuto un servizio in carcere in Italia, ma non tutti. Il gruppo si stringe introno a chi ha un po’ più di preoccupazioni…addirittura c’è chi ha detto a Pel che sarebbe partita solo se la missione non avesse previsto servizio in carcere e oggi invece ne ha vissuti ben due: complimenti!

Poter andare in carcere non è stato fin da subito programmato nella nostra missione in quanto spesso chi deve entrare deve sottoporsi a mille perquisizioni e Hermana Hangela non vuole farci vivere questo stress. L’anno scorso infatti non era stato possibile andare. Mentre i primi anni, i missionari sono rimasti addirittura in mutande durante la perquisizione.

L’impatto con il carcere maschile non è stato così duro in quanto dislocato in aperta campagna e di nuova costruzione. L’edificio è addirittura colorato e non veniamo accolti in luogo chiuso da 4 alti muri, ma in un ampio cortile che si affaccia sulla campagna circostante.

Di certo se si alza lo sguardo, si notano i militari armati sulle torrette a cui cerchiamo di strappare un sorriso, ma per fortuna l’attenzione è attirata dai bimbi.

E’ bello essere accolti all’ingresso dal personale del carcere che ci illustra come vengano programmate attività e iniziative di vario tipo per i detenuti, dovendo purtroppo far sempre i conti con il poco denaro a disposizione. Il nostro servizio è pertanto visto di buon occhio!

Passata una veloce perquisizione all’ingresso delle nostre valige, in particolare vi raccontiamo il tentativo di un agente di smontare una pompetta dei palloncini per vedere se contenesse qualcosa!

Passiamo attraverso un salone enorme dove ci sono varie famiglie sedute ai tavoli a chiacchierare e arriviamo nel cortile. La prima gag è sempre quella del montaggio del telone e in questo caso l’agente ci chiede se per favore possiamo evitare di attaccarlo alla rete in quanto dalla torretta non riesce a controllare il cortile J

Decidiamo allora di non appenderlo e di iniziare con la prima gag ufficiale del nostro spettacolo. Fatichiamo un po’ ad entrare nell’atmosfera allegra e spensierata che in genere ci caratterizza…è più nostro l’imbarazzo che non il loro. Ci basta comunque poco per riavere l’energia a palla e per continuare le gag alla grande. Il tutto si conclude con un ballo e con i bimbi che saltano la corda e si divertono come i matti.

Si torna a casa per pranzo, dove le suore super moderne hanno chiamato il “pronto-pollo”….chiama e riceverai al volo un vassoio di pollo arrosto caldo e croccante contornato da crocchette di patate! Divertiti da questa situazione ci ricarichiamo per il servizio pomeridiano.

E’ adesso la volta del carcere femminile: adesso l’impatto è un po’ più duro in quanto l’edificio è più vecchio e sporco, ma per fortuna il personale sembra accogliente e disponibile nei nostri confronti. Questa volta però non ci aspetta un immenso cortile, ma bensì un piccolo spazio all’aperto contornato da delle mura grigie.

Le donne vengono fatte uscire dalle loro celle e fatte accomodare nel piccolo spazio dove ci siamo noi. All’inizio preferiscono chiacchierare tra di loro e con i parenti che sono venuti a trovarle, ma dopo il coinvolgimento dei più piccoli fa sì che anche loro si lascino contagiare. La nostra attenzione viene attirata da una bimba che riconosciamo dalla mattina: ovviamente il nostro pensiero va subito a quella che può essere la sua vita al di là di questa giornata. Ci viene da pensare che la mattina sia andata a trovare il papà e il pomeriggio la mamma o nella migliore delle ipotesi un fratello o un altro familiare, se migliore si può definire.

Riusciamo anche qua a realizzare spettacolo, giochi e balli e andiamo via avvolti da un sincero applauso da parte delle detenute.

Si torna a casa con la consapevolezza che se Hangela non ne inventa una delle sue, questo era l’ultimo servizio della missione. Valigie, docce e ci attende una serata tra di noi di condivisione e coccole.

Domani mattina ci si sveglierà presto per partire per Montevideo. Notte lì e poi nella mattinata di martedì volo verso casa. Non riusciremo a comunicare questi ultimi due giorni che però sono solo di viaggio.

Alla prossima missione, col cuore

Pel, Pepi, Delizia, Ceciola, Bronzetta, Sonrisa, Gingillo, Shion, Smak

CONDIVISIONE SONRISA

Eccomi qua anch’io a condividere.. siamo quasi a fine missione.. ma sto ancora disperatemente cercando di viverla intensamente, di vivermela all’oggi anche se l’odore dei saluti inizio a sentirlo, con la consapevolezza che l’anno prossimo non si tornerà diventano anche piu difficili da affrontare!! un po di tristezza c’e’..e soprattutto il pensiero va al futuro di tutte queste persone.. Mi sento ancora dentro.. dentro questi luoghi e dentro questa terra ed è per questo che non ho ancora maturato un pensiero d’insieme.. Ma ora forse è giunto il tempo di riordinare un po’ le mille sensazioni vissute a palla.. il ridere di gusto.. il divertirsi.. riunire tutto questo per capire quello che questa missione ha significato per me..
mi sento un po’ confusa.. sicuramente le emozioni in questa missione non sono mancate..tante le immagini che mi porto in valigia: “richy” alla areneira che corre scalzo sul fango, le fogne e l’immondizia, qui è pieno di rifiuti o ai lati della strada.. la nina con tutte le ossa belle in vista.. un bimbo che aspetta la sorellina per tornare a casa, quando in Italia non faresti tornare da solo nemmeno il più grande dei due (che in effetti avrà 5-6 anni)..
Rivedere alcuni ragazzi con cui l’anno scorso si aveva un bel rapporto fa però un effetto strano… tu e’ un anno che non vedi l’ora di riabbracciarli e loro ti salutano a stento… pian pian il rapporto si ricrea.. ma si sente che non e’ lo stesso… soprattutto perche non ci si vede mai… e questo e’ un po’ un dispiacere che mi porto dentro, perche avrei preferito approfondire questi rapporti anzichè lsciarli cosi un po’ in sospeso.. l’affetto c’e’ lo vedi nei gesti di entrambi ma i rarissimi momenti di incontro sembrano come scivolare via.. per di piu alcuni ragazzi non ci sono.. sono a Montevideo.. sono a lavorare..
Ci sono anche rapporti che si sono rafforzati che si sono continuati a costruire e a crescere.

I progetti con cui siam partiti, forti delle esperienze dell’anno passato, erano molto alti.. un laboratorio superfigo con il nostro fantastico gruppo di adolescenti.. e una serie di laboratori alla areneira con i bimbi.. ma le cose non vanno sempre come pensiamo.. queste aspettative sono scoppiate come bolle di sapone.. ma gli spazi vuoti sono stati riempiti da altre attività riadattete, inaspettate,ma soprattutto da altri spettacoli.. questo e’ stato positivo per me come persona e per noi come gruppo! mi è molto piaciuto vedere come si è fatto un cammino insieme con gli altri compagni claun e tutti ne siamo usciti un po’ più cresciuti, con meno timori e più voglia di provare e di buttarsi sulla scena... nello spettaccolo non si riesce più di tanto a creare un rapporto diretto: persona a persona, faccia a faccia.. e questo aspetto è quello che mi manca un po’. Ma si creano comunque rapporti umani ad esempio con degli incontri inaspettati all’orfanotrofio, con i bambini e i ragazzi di qua..
L’orfanotrofio.. grazie Deli che hai avuto l’idea di tornare.. ma il pensiero e’ ancora li e tutti questi bimbi che ti avranno visto in tutto 2 ore.. E la mente come un po’ inizia a pensare a ripensare cerca inventa soluzioni.. che chissa non si possana attuare???
Marcela che ogni volta che ti vede, fa con quella vocina implorante di affetto: “uppa uppa” alzando le braccia e lo sguardo per essere tirata su continuamente e anche i suoi pianti a dirotto mi lasciano in pensiero.. il bimbetto biondo biondo di 3 anni che qualsiasi cosa fa continua a guardare il nulla,senza spicciacare una parola, ma se provi ad avvicinarti troppo muove il suo braccino lentamente come per farti mantenere le distanza, ma in tutto questo continua a guardare il nulla.. lucas che viene quasi travolto dai salti degli altri e sbatte la faccina a terra.. l’”educatrice e’ a due metri da lui e non fa nulla.. il bimbo che continua a voler essere preso in braccio, che non smette mai di voler attirare la tua attenzione, che continua a tirare il tuo naso rosso e a cercarti, mentre guarda spaventato gli “educatori”.. però è anche bello vedere che le due sorelline che tenevano il muso, con una tristezza densa sui loro visetti.. pian piano hanno iniziato ad aprirsi e a ridere di gusto.. così come altri bambini che saltano e si nascondono, si divertono a non farsi prendere entrando e uscendo dalle finestre della loro casetta, l’unica cosa che c’è nel giardino, quando entro anch’io riaffiorano gli odori dell’anno scorso.. è proprio bello vederli correre e ridere pieni di energia come tutti i bimbi del mondo.. e la stanchezza come puo esserci?e allora si continua a rincorrerli e sono sempre di piu.. tutti sorridenti!! è una bella immagine che mi porto nel cuore!
E di nuovo le loro stanzette anonime mi danno l’idea della loro spersonalizzazione, come tanti oggetti tanti prodotti di una fabbrica..tutti uguali senza segni di distinzione.. ma anche peggio perche in una fabbrica sebbene non ci sia cuore almeno c’e decenza.. qua nemmeno questo.. perche nessuno si cura di loro..girano sporchi e scalzi, con i vestiti stracciati.. si vede proprio che hanno sete di affetto di attenzione mi chiedo di nuovo come e’ possibile che sia cosi.. sento la fragilità dei bimbi che non sanno come proteggersi e con i loro occhi imploranti e sguardi profondi arrivano dritti dritti al cuore come tante freccette che ti colpiscono punto a punto.. come puo crescere un bambino senza l’affetto di nessuno? PERCHE tutto questo?? una domanda che come tante altre lasciano nella mente solo un grande punto interrogativo.. pero servono per far nascere delle convinzioni..
E poi mi chiedo.. come si sopravvive li dentro se non essendo aggressivi? E allora si spiega perche si tirano le sedie tra loro.. e gli sguardi duri che si lanciano..nonostante questo anche qui si trova molta protezione da parte dei bimbi maggiori che prendono in braccio, consolano e giocano coi piu piccini.. si qui a Rivera c’e’ un gran senso di “accudimento” da parte dei piu grandi verso i piu piccoli..ed e’ bello vedere ragazzi adolescenti che si sbaciucchiano i piccini..una scena che mi riempe e mi regala tanta tenerezza..

I bambini dell’obra.. ogni volta che si torna a casa si sente davvero di essere a CASA: loro ci accolgono riempendoci di affetto, baci, attenzioni, abbracci, amore, giochi e chi piu ne ha piu ne metta.. sono sempre li pronti a salutarci, tutti sorridenti quando arriviamo.. e sentire per strada o in qualche scuola che c’e’ quacuno di loro che urla “sorrsa sorrisa”.. fa un effetto un po strano.. fa proprio uooooo! e’ bello quando abbiamo tempo e c’è il sole (che non e’ molto frequente) giocare liberamente davanti a casa con loro.. non si ha niente,ma ci si diverte davvero.. i sorrisi nostri e dei ninos sempre a 360 gradi ne danno la conferma.. quando si hanno dei bimbi cosi con cui giocare la stanchezza proprio non esiste!!! Si corre ci si rincorre si prendono in braccio ci si rotola.. si gioca.. e allora anch’ io sono una bambina come loro (non faccio troppa difficoltà in questo.. proprio no.. J )
Vedere le loro baracche di legno, vederli vestiti con niente mentre soprattutto i primi giorni fa davvero freddo.. pensare alla pioggia che sicuramente passera attraverso i loro tetti e dentro le loro “case”.. questo fa diventare il freddo (che nonostante i mille strati di vestiti che abbiamo indosso si fa sentire) ancora piu pungente e allora ti entra dalla pelle e si infiltra nelle ossa, ancora piu gelido e si sparge dentro andandosi ad aggrappare e a stringere il cuore...Perchè?
Le persone che passano la loro giornata a non fare niente.. non si studia e non si lavora.. mentre le loro case cadono a pezzi.. mi chiedo ancora Perchè?
La mia mente vola, i miei pensieri viaggiano.. cos’ha portato il naso rosso in questo grigiore?o meglio in questa terra rossa? si perche’ non è grigio nebbia, ci sono i colori della semplicita’ dei rapporti umani che ci sono qua..
dell’accoglienza anche se non si ha nulla.. dell’aiuto degli altri.. della cooperazione e della solidarieta che esiste fra tutti a partire dai bimbi.. dell’accudimento sentito dei maggiori verso i piu piccoli!
Mi viene in mente una scena: quando giocavamo coi bimbi piccini che avranno avuto 3 anni..uno si è messo a piangere e tutti gli sono andati incontro e si sono preoccupati per lui.. e come questa tante altre.. delle scene cosi semplici cosi spontanee che sprigionano un’ emozione e un calore unici.. che ti trasmettono umanita e non possono che farti sorridere dentro..
.. le magie che fan loro con i loro sguardi e i loro gesti quando gli moltiplichi le palline nelle loro manine piccine.. si sono quelle le vere magie che lasciano te senza fiato con la bocca aperta e gli occhi spalancati ad ammirarli!
Questa missione sicuramente mi ha arricchito dentro.. le espressioni dei bimbi divertite e stupiti durante lo spettacolo che sono piene e totalmente vere, l’affetto di cui ti riempiono i ninos, dall’accoglienza che c’è anche nella povertà, la gioia che ogni mattina e ogni momento della giornata ti comunicano e ti trasmettono tutte le persone che si fermano per strada per baciarti e dire “hola! que tal?”.. tutta la voglia di dare e di donarsi!

CONDIVISIONE CECIOLA

Uruguay… “Solo te potevi arrivare fin là per fare volontariato!” mi han ripetuto gli amici fino al giorno della partenza. Lo dicono quasi punzecchiandomi, perché negli anni mi han sempre vista full immersion in qualche struttura, nelle animazioni, nel lavoro con i “miei ragazzi” e ormai sanno che parte di me vive di queste cose. Sono abituati ai miei colpi di testa e alla notizia della missione giurerei di aver visto qualcuno di loro fare spallucce! O_O

Da un po’ di tempo sentivo il desiderio di partire, dall’anno scorso, quando ho visto tornare i miei compagni di associazione con una luce diversa negli occhi, ma ho inviato il form quasi convinta che sarei stata scartata… Quando ho letto il mio nome nell’elenco dei claun in partenza ho gridato ininterrottamente per 10 minuti buoni (ho testimoni che possono confermare questo imbarazzante momento), ma il mio solito carattere disfattista ha iniziato subito ad insinuarsi… “Ma dove vai? Non sai fare niente.” E la paura ha preso piede.

14 agosto… Ultimo giorno in questa terra. Mi ritrovo davanti questo schermo a tradurre il tumulto che ho in testa.

Ringrazio Dio o chi per lui ha permesso quest’ esperienza … Questo Dio, quasi servito in tutte le salse dalle Hermane dell’Obra Social in queste due settimane.

Giorno dopo giorno ho cercato di imprimermi dentro questo posto… Dai finestrini del coche ho rubato queste case, così sgangherate ma così colorate, ho preso in prestito gli odori, i suoni, la voce di queste persone, così buffa e allo stesso tempo dolce per me, gli sguardi dei bambini adoranti, curiosi, che non hanno nulla ma che son sempre pronti a darti…

In meno di un mese ho fatto così tante esperienze che per una persona “normale” avanzerebbero… Io, che non mi sono mai reputata tale, avrei una voglia matta di restare per farne ancora, per crescere ancora un pochino con questi grandi compagni di avventura.

Uruguay per me sarà crescita, colore, allegria, freddo, povertà…

Più di tutto sarà Orfanotrofio… Quel posto tanto temuto da tutti, in cui gli operatori hanno una freddezza quasi glaciale e in cui i bambini sono avidi di sguardi e di parole. Con quei loro occhioni disperati, le loro pancine gonfie, sono tutti dentro di me, dalla bimba inconsolabile al bambino che mi prende da parte, mi sfila il naso rosso, lo appoggia sul suo nasino e lo riposiziona sul mio. Ripete questo rito un paio di volte, come se con quella piccola pallina di gomma rossa possa trasferirsi anche un po’ di serenità. Sorride… E il cuore mi diventa piccolo piccolo.

Sento già malinconia per un posto che nemmeno conosco così bene, che forse mai più rivedrò, ma che in poco tempo mi ha dato così tanto… E’ possibile?

Ceciola

CONDIVISIONE SHION

Bene, dopo un anno eccomi di nuovo qua..il viaggio è talmente lungo che se all’arrivo mi dicessero che siamo su un altro pianeta ci crederei . E’ uno strano piacere quello che avvolge fin da subito una strana sensazione di cordialità e benessere. Appena finito di sistemare la valigia nella mia vecchia stanza decido di fare due passi all’aria aperta per cercare di smaltire un po’ il fuso, già dopo pochi minuti i posti gli odori e le voci dei bambini che ci chiamano in lontananza mi fanno sentire come se avessi fatto tanti chilometri per ritornare a casa.

Nei giorni seguenti aguzzo la vista e affino il più possibile le orecchie e approfitto di ogni minuto di pausa per cercare i vecchi amici. I bambini riesco facilmente a rintracciarli quasi tutti, anche perché frequentano la scuola delle suore che ci ospitano, mentre per i ragazzi più grandi la ricerca si fa un po’ più complicata. Molti sono andati a lavorare fuori città altri nei pareggi e altri … non si sa.

I giorni passano veloci: il nostro capo missione, Pel… ha riempito i nostri giorni il più possibile, da spettacoli nelle scuole dei bambini, agli orfanotrofi, dai centri dei disabili, a carceri e ospedali, fino ai laboratori…e sicuramente ho lasciato qualche cosa …

Potrei scrivere di tante cose e tutte sarebbero interessanti e significative, ma sono sicuro che ne hanno già i miei compagni di missione. Quest’anno voglio soffermarmi su quello che mi ha colpito maggiormente …

Il fatto che questo posto mi mancherà e parecchio, è assurdo dirlo quanto pensarlo, da qua se ne vogliono andare tutti , non c’è nulla, c’è solo fame e miseria e questa terra rossa che domina ogni paesaggio.

Sarò io non saprei dirlo ma quando sono a casa mia in Italia e sono Marco la mia vita è comandata da una agendina malefica sempre fitta d’impegni e gli amici e i parenti sono nella mia stessa situazione. Qua invece il tempo sembra fermo, la gente sembra con meno pensieri e quello che mi stupisce che riesce a dare a ogni cosa il proprio peso.

Non posso fare a meno di fare paragoni dalla mia infanzia alla realtà che passano i bambini qua. Li vedo ogni giorno e in ogni istante passare sporchi con i vestiti rotti e a volte non si sa perché bambini di 5 anni portano in braccio o in giro i loro fratellini molto più piccoli completamente soli in giro per il barrio.

Questo è l’ultimo anno che verrò in Uruguay? Ma chi può dirlo? Certamente lascio una grande parte di me qua. Mi sono messo in gioco nella speranza di trasmettere i valori in cui credo: fiducia e lealtà, ai bambini e adolescenti che ho incontrato … spero che qualcosa possa restare e che possa aiutare questa gente a vivere meglio in questa parte del mondo difficile.

A presto.

Shion

CONDIVIDE PEL DI CAROTA

Cinque anni che sono qua…

E quest’anno e’ stato forse pìu difficile deglñi altri 4... ho passato un anno a sentirmi un ghiacciolo, a non sbloccarmi...pero’ com’e’ che si dice? “più che te ne convinci peggio sarà e se arriverà il momento in cui questo ghiacciolo si potrebbe sciogliere tu non lo vorrai sentire.”

Forse la mia e’ solo paura,paura di sentire, di emozionarmi, di percepire, perche’ so benissimo che nel momento in cui questo avverra’ sara’ come un treno ad alta velocita’ che mi attraversera’ il cuore lasciando macerie.
ho vissuto qua 5 anni, ho vissuto emozioni forti, belle, vere…e voi, compagni di missione sapete cosa lasciano vivendole in prima persona! La vera ricchezza e’ quella d’animo..e quella della gente qua e’ fatta di piccole ma immense e meravigliose cose. Abbiamo dato tanto e ricevuto tanto… alla fine basta pensare che ci sono persone che vivono aspettando il mese di agosto per sognare e volare!

Non sarei così adesso se non avessi vissuto la missione... con tutti i mie compagni, passati per queste terre… DONJI, NANO, FURIA,BRETELLA, IRBAS,NEVA, ETOILE,BLURP, GIBBONE,MAPO,SPAGNOLETTA,PLIN PLIN, PUNTO E A CAPO, FARBY, GIOGI,BUBU, SPANK, FILETTO,CIB,SONRISA, GINGILLO, SMAK,BRONZETTA, SHIION,DELIZIA, PEPI, CECIOLA…

Giunti alla fine, non sembra…ma 5 anni sono tanti…e forse è il momento di fermarsi…

Con me porterò sempre momenti nitidi e lucidi come se fosse ieri, due ore fa...

Ricordero’ le lacrime perhcè non sapevo come esternare le mie emozioni, ricorderò la terra delle strade, il fango dopo la piopggia e le mucche con il celophan...mi ricorderò Angela e la prima sensazione entrata dentro casa, con il camino acceso… mi ricorderò i giochi con i bimbi… queste ed altre mille sensazioni…

grazie famiglia, grazie Uruguay, grazie a tutte l persone incontrate…

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