Giovedì 19 Giugno
La giornata si apre con il solito freddo africano. Sole a picco e temperatura adatta alla preparazione del tipico piatto senegalese. Il pinguino impanato alla sabbia. Di sabbia ce n’è,. Pinguini un po’ meno.
Eccoci, la fine missione si avvicina a passi lunghi, oggi è previsto un po’di turismo per i nostri esploratori infaticabili. Così Albatros, Girandolina, Svampita e Furia partono alla volta del Lago Rosa. Il viaggio prevede due ore di auto escursione al lago e alle bancarelle e ritorno…
Spazio per il lago Rosa.
Intanto il buon Geppo resta a casa per riorganizzare il materiale burocratico.
Finalmente dopo vari tentativi infruttuosi riusciamo ad inviare le condivisioni. Ci vuole più di un’ora fra connessine carente elettricità latente e computer ( che in francese si dice ordinateur ma per ironia della sorte è disordinatissimo qui in Senegal) . Il destino e la fortuna sono dalla nostra parte questa volta perché due minuti due dopo l’invio della mail la luce va via di nuovo e non torna per diverse ore. Poi il vecchio Geppo va alla spiaggia per fare il bagnetto in solitaria nel mare agitato giocando a “un due tre stella” con dei granchietti velocissimi che corrono sulla sabbia e si nascondono in piccoli buchi che a volte creano in pochi secondi appena qualcosa o qualcuno gli si avvicina.
Infine rientrano i nostri eroi accaldatissimi, sembrano prodi eroi della legione straniera che abbiano appena raggiunto decimati il fortino. Veloce fase di rifocillamento prima e riordino dei bagagli e delle cose presenti nell’ufficio e poi nuovo giro al mare in attesa del tramonto. Non eravamo mai stati alla spiaggia nel pomeriggio tardo. C’è tutto un mondo che saluta chiede notizie e ha voglia di ridere e scherzare. Mentre Girandolina e Furia si dedicano ad un lungo bagno ristoratore Geppetto fa amicizia con un gruppo di ragazzi e soprattutto con Ocy un ghanese che lavora qui a Malika. Il tramonto infine si mostra in tutta la sua assenza. Nel senso che il caldo dell’aria ed il freddo dell’oceano creano una foschia all’orizzonte che fa annegare il sole verso la sera senza che ci sia un vero e proprio tramonto. Mancano le ciminiere e sembrerebbe Marghera. Voilà si va verso casa con visita alla stanza abitata dal ragazzo ghanese, piccola bollente e arredata riccamente con ben due soli materassi a terra per lui e un altro suo amico con cui condivide l’affitto.
I bimbi a casa ci attendono per la cena. Qualche momento insieme e poi per loro è giunto il momento della nanna.
Per noi di fare l’ultima condivisione e di tirare insieme le somme di questa missione pre-missione.
E poi a nanna.
Sogni in tramontabili da
Albatros, Furia, Girandolina, Svampita e il buon vecchio Geppetto (che la doccia ce lo conservi a secco).
Venerdì 20 Giugno
La sveglia suona sul solito caldo africano.
Ma oggi fa più caldo del solito. C’è più sole del solito. Più sabbia del solito. E i bambini quando si svegliano sono più bambini del solito. Ci tocca partire. Lo sappiamo dal momento in cui apriamo le palpebre. Lo sappiamo dal momento in cui siamo partiti. Solo che la realtà che ti immagini non è mai quello che accade nella realtà.
Prepariamo la colazione. Girandolina mette più cioccolata nel solito nei panini e vorremmo che il pane fosse il più croccante possibile. Questo è il momento che ognuno affronta da solo anche se cerchiamo di organizzare tutto in modo che ci siano sorprese sia per i bambini e le persone che restano, sia per i clown che arrivano.
Svampita ancora un po’ febbricitante. Andiamo anche a comprare le ultime cose che servono per partire insieme a quelle che servono per chi arriva al posto nostro.
Così la mattinata fila liscia. Ma sappiamo tutti dove corrono i nostri pensieri.
Chi ha famiglia, chi ha radici, chi ha persone cui vuole bene. Bi sogna e vogliamo ritornare. Come vorremmo e bisognerebbe restare e continuare. E’ questo che fa male. In fondo la nostra impotenza di fronte al mondo. Siamo piccoli e con la nostra piccola forza vorremo fare cose che sono al di sopra di noi. Almeno chi di noi crede che quello che facciamo vada al di là di noi stessi e che abbia un senso forte nel mondo che ci circonda.
Però anche questa volta il nostro piccolo seme l’abbiamo piantato. Non sappiamo se diventerà un Baobab o morirà, se sarà un fiore stupendo, o un rovo contorto sotto il sole.
Non abbiamo la certezza che il gruppo che Alì sta cercando di creare attorno a se riesca a diventare qualcosa di certo. Non sappiamo se riusciremo a supportare in qualche modo i ragazzi del centro d’incontro per handicap. Ma nulla avviene per caso e se abbiamo incontrato queste realtà significa che sono un prova per tutti noi. Poi quello che accadrà sfugge ovviamente alla nostra vista e al nostro volere.
I bambini tornano e si mangia tutti insieme. Noi abbiamo organizzato di riempire le stanze dei bimbi con palloncini a forma di cuore e di fare un lenzuolo con le loro e nostre mani impresse sopra.
Così quando tornano le nostre mani blu si uniscono alle loro ed anche a tutte quelle di chi è della casa.
Poi accade la danza.
La danza della partenza.
Tutti si muovono ma spesso non c’è senso in quei movimenti. Quando l’emozione sembra soffocarti improvvisamente ricordi che c’è una cosa da mettere a posto o da controllare. E poi gli abbracci i baci, i disegni dei bimbi per noi e tante tante altre cose che le parole scritte non possono rendere.
E c’è alla fine un taxi che ci porta via. Corre sulle impossibili strade e gli impossibili autisti del Senegal verso una sera che si accende di bancarelle e mercatini, gente che cammina, musiche ed odori che resteranno nei nostri cuori.
Non ci sono tante parole, non ne abbiamo voglia, e la riservatezza di Helen è si quella tradizionale dei senegalesi, ma è anche ascolto di quanto i nostro occhi urlano dal finestrino dell’auto.
Anche all’aeroporto il contatto con la realtà è flebile, legato soprattutto alle cose tecniche strettamente necessarie.
Aspettiamo i clowns dall’Italia. Dobbiamo scortarli verso Micheline Helen e Alì che li aspettano oltre le transenne di sicurezza. Sappiamo che li stiamo consegnando ad un’esperienza unica. Spariscono nella notte fra molti visi e voci. Anche noi veniamo inghiottiti dall’aria condizionata dell’aeroporto e poi da aerei che ci sballotteranno in una notte troppo breve piena di sonni spezzati e pensieri favoriti dalla sensazione di volare.
A Madrid Albatros ci saluta. Lo accompagniamo al suo volo per Parigi solo dopo una colazione che gustiamo molto ma in fondo viviamo come un tradimento del rito di scambio che a Malika aveva assunto questo momento.
Ed infine scavalcando i Pirenei e la alpi coperte di neve ( i senegalesi non hanno mai visto la neve e non è stato semplice spiegare come è fatta) eccoci riconsegnati ai nostri affetti. Girandolina ha ancora una penisola intera da percorrere ma oramai è casa. Salvo che ora c’è anche un’atra casa che ci aspetta. In Africa.
Sogni aerei da
Albatros, Furia, Girandolina, Svampita e il buon vecchio Geppetto (che la malinconia ce lo conservi lacrimevole).
mercoledì 25 giugno 2008
Senegal - 1° Gruppo - Diario 19-20 giugno 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento